Alberto Bradanini - La tragedia palestinese e l'apparato della Grande Menzogna

Alberto Bradanini - La tragedia palestinese e l'apparato della Grande Menzogna

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di Alberto Bradanini*

La tragedia che si va dipanando mentre scriviamo queste righe sarà documentata dagli storici futuri come uno dei peggiori massacri preannunciati mai avvenuti[1]. Per di più, internet non dimentica. Le guerre generano orrori su ogni fronte, soldati, civili, donne e bambini, nascondendo nell’alterazione mediatica quel poco di verità che gli umani tentano di intravedere nella nebbia che li circonda.

Al lettore distratto (lasciando da parte gli iscritti al libro paga della Grande Menzogna) viene quotidianamente dipinta come inestricabile la vicenda storica che contrappone i palestinesi agli israeliani, non agli ebrei sia chiaro (qui la religione non c’entra e poi persino alcuni di essi sono antisionisti; il termine sionismo identifica l’ideologia politica centrata sul diritto del popolo ebraico all’autodeterminazione, e poi finito a indicare una forma di colonialismo). Che poi, in plateale contraddizione, Israele (vale a dire lo stato sorto da quegli sviluppi) sia divenuto alieno a riconoscere al popolo palestinese un analogo diritto è un dettaglio che si è perso nel tempo. Secondo la de-formazione propagandistica, tale scenario sarebbe difficilmente decifrabile, ma soprattutto politicamente irrisolvibile.

In realtà, la scena è tutt’altro che complicata, anzi persino banale se il termine non apparisse irriverente alla luce delle tragedie in corso, e sospettiamo che la sola ragione che induce l’opinione pubblica prevalente a ritenere che non lo sia è perché altrimenti i media lo avrebbero detto.

Il palcoscenico del dramma cui assistiamo è visibile come il sole a mezzogiorno, ed è costituito dall’esistenza di un regime di apartheidcome certificato da anni da una miriade di organizzazioni non governative (Amnesty International[2], Human Rights Watch[3] e persino da una ONG israeliana attiva sui diritti umani, B’Tselem[4], oltre a numerose altre). Le classi di governo occidentali non osano affermarlo, asservite come sono all’alleato-padrone americano, grande sponsor di Israele, anche perché impregnate del complesso universale di colpa olocaustico per le sofferenze inflitte al popolo ebraico dagli europei (nei secoli passati) e dai tedeschi-nazisti (nel XX secolo).

È poi appena il caso di ripetere anche qui che la soluzione al dramma in questione è proprio quella, la nascita di uno stato palestinese indipendente, nel quale quel popolo possa vivere e prosperare, con la sua storia, la sua religione e i suoi costumi. E la genesi della tragedia è l’oppressione decennale da parte di un gruppo etnico che dispone della forza su un altro gruppo che non ne dispone, e che vede le sue condizioni di vita quotidianamente degradate.

Il conflitto Israele-Palestina è uno dei conflitti al mondo più facilmente intellegibile; quelli in Ucraina e in Siria, ad esempio, sono più complicati. L’oppressione esercitata da Israele è di una evidenza imbarazzante, e assomiglia da vicino, come milioni di osservatori hanno rilevato, a un regime di apartheid.

Ora, sganciare da un aereo bombe etiche o vendicative su migliaia di civili uccidendoli dopo averli fatto soffrire, per soffocamento, ustioni o traumi di varia natura non è certamente meno disumano che uccidere altri essere umani con armi da fuoco. Il terrorismo dell’indignazione a senso unico è una tecnica collaudata di cui si serve la Macchina della Menzogna per distrarre l’osservatore sprovveduto dalla percezione della realtà.

Quel che sta avvenendo, è una facile previsione, si ritorcerà contro Israele, che non troverà pace, se non mettendo in campo una strategia di graduale pacificazione ideologica, religiosa e politica con il mondo arabo-mussulmano, una strategia che dovrà essere basata sul principio di convivenza pacifica. Prima lo capirà, meglio sarà per tutti, fatta forse eccezione per chi trama nell’ombra imperiale.

Affinché la cosiddetta opinione pubblica non abbia a scandalizzarsi troppo (non si sa mai), la propaganda mediatica tenta poi di stendere il classico velo pietoso davanti alle atrocità che ci aspettano, inoculando indignazione unita a dosi quotidiane di sedazione.

Sempre Caitlin Johnstone[5] rileva che togliere l’elettricità a Gaza, oltre a costituire un danno profondo alla vita quotidiana di due milioni di povera gente, ostacola la possibilità di vedere cosa accade in quel territorio (persino i cellulari ne hanno bisogno per riprendere e caricare i video su Internet). Israele potrà così intralciare la conoscenza dei suoi abusi, i quali non diventano giustificati solo perché pareggerebbero quelli di Hamas (privi per ora di prove documentate[6], rileva sempre la Johnstone, quanto a decapitazione di bimbi israeliani e stupri di massa[7], secondo una collaudata tecnica di propaganda[8]). Del resto, i critici più incisivi di Israele sono talora gli stessi ebrei[9].

La contraddizione assiologica dell’Occidente Unificato (Usa-Nato-Israele e satelliti sparsi nel pianeta) vuole che l’Ucraina abbia il diritto di difendersi dall’invasione di un esercito straniero, mentre il popolo palestinese non avrebbe il medesimo diritto contro l’esercito di Israele, presumibilmente perché questo ne occupa le terre da qualche decennio, acquisendo così il diritto di rimanerci in ragione del tempo che passa.

Mentre sostiene un governo impregnato di ideologia neonazista (che odia gli ebrei), l’Occidente Unificato si oppone a un popolo che sostiene ragioni simili in altra parte del mondo. Non si tratta di ipocrisia, beninteso, ma di perfida coerenza, una strategia a protezione dei noti interessi imperiali, con l’elargizione di qualche beneficio ai paesi satelliti più direttamente coinvolti. Il terrorismo non è un fenomeno di criminalità comune, ma di natura politica, e dunque per debellarlo occorre una strategia politica.

L’interesse Usa (imposto anche ai suoi ciechi alleati nel mondo) è quello di destabilizzare, dividere amici e nemici, attuare la teoria del caos, che arricchisce le solite tasche già piene dei venditori di morte, fa salire il corso del dollaro e quello del petrolio, a perenne vantaggio delle corporazioni che siedono in cima alla piramide. Non è un caso che invece di avanzare una proposta di possibile compromesso, Washington invii una portaerei (la più grande e magnificente del mondo!), come se per debellare un esercito di poveri disperati non fosse sufficiente il quarto esercito più potente del pianeta.

Afferrato il potere, occorre difenderne i privilegi, esaltando le atrocità dei terroristi odierni (anche quelle sinora presunte, ripete la Johnstone), dimenticando le infinite atrocità commesse dal Regno del Bene, tre milioni di morti in una guerra insensata come quella del Vietnam, due milioni o giù di lì nelle due guerre altrettanto insensate in Iraq e Siria, quelle in Libia, Yemen e nel resto del mondo, cui vanno aggiunti milioni e milioni di profughi (taluni a vita), con correlate infinite sofferenze. In buona sostanza, è sempre la stessa musica, i ricchi e i potenti contro i poveri e gli indifesi. Questi ultimi, tuttavia, si vanno destando a nuova vita, e nemmeno l’analfabetismo sociale e assiologico che prospera in Occidente potrà impedire che si scuotano dalla loro atavica servitù. E presto faranno sentire la loro voce, una voce che gli esseri umani dotati di sentimento di valori, giustizia e sensibilità aspettano da tanto tempo.


[1] https://www.caitlinjohnst.one/p/this-is-exactly-what-it-looks-like?utm_source=post-email-title&publication_id=82124&post_id=137854657&utm_campaign=email-post-title&isFreemail=true&r=13lc4d&utm_medium=email

[2] https://apnews.com/article/middle-east-jerusalem-israel-race-and-ethnicity-racial-injustice-83b44a2f6b2b3581d857f57fb6960115?utm_source=substack&utm_medium=email

[3] https://apnews.com/article/middle-east-jerusalem-israel-race-and-ethnicity-racial-injustice-83b44a2f6b2b3581d857f57fb6960115?utm_source=substack&utm_medium=email

[4] https://www.btselem.org/

[5] https://www.caitlinjohnst.one/p/this-is-exactly-what-it-looks-like?utm_source=post-email-title&publication_id=82124&post_id=137854657&utm_campaign=email-post-title&isFreemail=true&r=13lc4d&utm_medium=email

[6] https://www.caitlinjohnst.one/p/israel-narrative-management-is-getting

[7] https://twitter.com/KeithWoodsYT/status/1711853721330516163?utm_source=substack&utm_medium=email

[8] https://en.wikipedia.org/wiki/Atrocity_propaganda?utm_source=substack&utm_medium=email

[9] https://twitter.com/CensoredMen/status/1711482078666043868?utm_source=substack&utm_medium=email


*Articolo è stato pubblicato anche su La Fionda con il titolo: "Riflessioni sparse sulle tragedie in corso"

Alberto Bradanini

Alberto Bradanini

Alberto Bradanini è un ex-diplomatico. Tra i molti incarichi ricoperti, è stato anche Ambasciatore d’Italia a Teheran (2008-2012) e a Pechino (2013-2015). È attualmente Presidente del Centro Studi sulla Cina Contemporanea.

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