Alberto Negri - Siamo nelle mani dei Pasdaran e di Draghi

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di Alberto Negri - Il Quotidiano del Sud

Con un torrenziale comizio a Orlando, in Florida, stato decisivo per le presidenziali, Donald Trump ha annunciato che si candiderà nel 2020 per un secondo mandato alla Casa Bianca. Il discorso è stato una summa della retorica trumpiana nel quale il presidente ha affermato: “Solo George Washington è stato più amato di me”. E già questo ci dovrebbe preoccupare, anche sotto il profilo medico. Ma non basta. Via twitter Trump ha accusato il presidente della Banca centrale Mario Draghi di fare concorrenza sleale promettendo tassi bassi nell’eurozona. Draghi fa quello che un tecnico responsabile deve fare: sostenere in un momento di potenziale rallentamento l’eurozona. Trump cerca soltanto un capro espiatorio. Ha attaccato mediaticamente Draghi per scaricare su di lui la responsabilità di eventuali mancanze e fallimenti dell’amministrazione americana.

Come se non bastasse Trump ha inviato nuove truppe nel Golfo e di fatto minaccia di attaccare l’Iran accusato di avere sabotato delle petroliere, senza per altro portare alcuna prova concreta e affidabile.

Che cosa vuole da Teheran e da noi questa amministrazione americana? Strangolare l’Iran, su richiesta dei suo maggiori alleati, Israele e l’Arabia Saudita, spingendo anche noi a farlo. L’anno scorso Trump è uscito dall’accordo sul nucleare del 2015 firmato da Obama. Parliamo di un trattato internazionale che finora gli iraniani non avevano mai violato, garantito dal Consiglio di sicurezza Onu, da Russia, Cina e da tutte le potenze europee. Ancora prima di stracciarle l’accordo, gli Usa avevano già imposto sanzioni secondarie a banche e imprese che facevano affari con Teheran. L’Italia per le sanzioni Usa ci ha rimesso qualche cosa come 30 miliardi di dollari di mancate commesse. Poi gli americani hanno deciso anche di bloccare l’export di petrolio iraniano, una mossa che in pratica strangola l’economia del Paese.

Ora sei voi foste un iraniano comune cosa dovreste pensare? Gli Stati Uniti ci sbattono con le spalle al muro e vogliono soffocarci con una morte lenta. Già questa prospettiva è allarmante. 

Ma c’è dell’altro. Agli Usa e ai loro alleati mediorientali questo non basta: il vero obiettivo è cambiare regime a Teheran, come hanno già fatto in Iraq nel 2003 e poi in Libia nel 2011. A questo punto non sono allarmati soltanto gli iraniani ma anche noi. Questo Trump sarà pure bravo come George Washington ma gli americani vivono a migliaia di chilometri di distanza mentre noi qui, in mezzo al Mediterraneo e confinanti con il Medio Oriente, sicuramente subiremmo i contraccolpi di un conflitto contro l’Iran, come è già accaduto per l’Iraq, la Siria, la Libia. Senza contare i danni economici a breve e lungo termine sulle rotte del petrolio.

Cosa sta facendo l’Europa per evitare questo scenario? Nulla. Dovrebbe invece sostenere l’Iran per aggirare le sanzioni Usa e non spingere Teheran sull’orlo del baratro e della disperazione. In realtà la Gran Bretagna si è già schierata con Trump, la Francia prima o poi potrebbe fare lo stesso, la Germania, come dimostra il recente passato, sulle guerre non conta nulla, e l’Italia di Salvini è già pronta a dare le basi agli Stati Uniti in caso di conflitto.
A questo punto non ci resta che contare sui Pasdaran, le guardie iraniane della Rivoluzione, che già hanno fermato l’Isis in Iraq combattendo con le milizie sciite e i curdi al posto di un esercito iracheno che nel 2014 si era liquefatto.

Insomma la forza di deterrenza dell’Iran potrebbe trattenere gli Usa e i loro alleati da un attacco. Ecco in che mani siamo.

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