Basta ipocrisie. Pedro Sanchez non può essere un modello di progressismo per l'Europa

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Basta ipocrisie. Pedro Sanchez non può essere un modello di progressismo per l'Europa


di Federico La Mattina*


Secondo Poroshenko, il neopremier socialista spagnolo avrebbe dato "absolutely clear support to the sovereignty, territorial integrity and independence of Ukraine, to the maintenance of the sanctions against Russia and to Ukraine’s Euro-Atlantic ambitions".

In questo caso non si tratta di ambigue posizioni 'realpolitiche' (come quelle dell'attuale governo italiano che, consapevole della propria sovranità limitata, cerca di mediare tra le parti) ma di una manifesta russofobia che è tratto distintivo della gran parte dei partiti socialisti europei (fa eccezione il Labour britannico guidato da Corbyn). 

Per quanto mi riguarda, non basta professarsi 'europeisti' o manifestare un ostentato umanitarismo selettivo per avere la patente di "progressismo". Peraltro Pedro Sanchez è anche notoriamente ostile nei confronti del governo venezuelano (da un socialista, per quanto atlantico, mi aspetterei quantomeno una dignitosa posizione neutrale "né, né") e l'unica dichiarazione positiva in politica estera è stata quella di solidarietà con Lula: ma questa d'altra parte è stata una posizione comune tra i socialisti europei (persino D'Alema), che di certo non possono rinunciare totalmente alla loro patina scolorita di internazionalismo.

Chi mi conosce - o meglio, chi legge ciò che scrivo - già sa cosa penso delle relazioni tra Europa e Russia ed ho intenzione di affrontare questo tema, appena avrò il tempo necessario, in modo molto approfondito (in una prospettiva storica). Al di là delle posizioni personali, le relazioni euro-russe non sono una questione secondaria ma determinano qual è l'idea di Europa che portiamo avanti. Alla sinistra europea manca una visione equilibrata e realista di ciò che rappresenta la Russia nel ventunesimo secolo e l'enfatizzazione della minaccia russa davvero rende impossibile la comprensione delle enormi sfide (geo)politiche in campo. La sinistra euro-atlantica dell'attuale Pd in Italia così come quella spagnola (non basta autodefinirsi ancora "socialisti" per avere la mia stima politica) hanno le idee chiare su come affrontare le relazioni euro-russe: espansione euro-atlantica, sostegno ai paesi lungo la linea "Intermarium" antirussa e totale indisponibilità ad ascoltare le ragioni dell'altra parte. L'indisponibilità ad ascoltare le ragioni altrui rende di fatto impossibile un accordo di ampio respiro, che qualsiasi pacifista dovrebbe auspicare: le ostilità Nato-Russia sono potenzialmente pericolosissime. 

Detto ciò, comprendo le ragioni di politica interna che hanno spinto Podemos in Spagna e la sinistra portoghese a sostenere i rispettivi governi 'socialisti'. 

Però, di grazia, non presentiamoli come modelli di 'progressismo europeista' da contrapporre a presunte 'barbarie'. Mi considero politicamente agli antipodi di chi assume queste posizioni.

*Pubblichiamo su segnalazione di Mauro Gemma, direttore di Marx 21

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