Chi sarà a cadere per primo nella Terza guerra mondiale ibrida?

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Chi sarà a cadere per primo nella Terza guerra mondiale ibrida?


di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico

 

Droni à gogo, si sarebbe detto un tempo. Chi più ne ha, più ne metta. Sembra la moda del momento e solamente i più indolenti si lasciano sfuggire l'occasione di “avvistamenti”, “sconfinamenti” e, alla fin fine, “abbattimenti”... Ieri è stata la volta di Danimarca e Norvegia, in una spinta “verso ovest” che non lascia dubbi sulla matrice di tale pericolosa escalation provocata da quella che è oggi la capitale più ostinata del cosiddetto “asse del male”.

Così pochi dubbi, che La Repubblica non perde nemmeno tempo a dire qualcosa che non siano le solite veline di Bruxelles e scrive direttamente che «Secondo il presidente ucraino Zelensky, la matrice è chiaramente russa: “Se non ci sarà una risposta decisa da parte degli alleati - sia Stati che istituzioni - alle provocazioni, la Russia continuerà a perpetrare tali violazioni”», salvo comunque, bontà sua, aggiungere che «Al momento comunque non ci sono conferme ufficiali su un effettivo coinvolgimento di Mosca, né che gli episodi di Oslo e Copenaghen siano collegati».

Ma intanto il vate di Kiev ha oracolato e, di rinforzo, si cita la premier danese Mette Frederiksen, secondo la quale «Non escludiamo alcuna ipotesi riguardo a chi ci sia dietro. E' chiaro che questo è in linea con gli sviluppi che abbiamo potuto osservare di recente con altri attacchi con droni, violazioni dello spazio aereo e attacchi hacker agli aeroporti europei». Chiaro, no?

E se non lo fosse abbastanza, ecco che, sullo stesso giornale, il signor Gianluca di Feo parla di un «Rubicone sul confine orientale e quei Paesi dell’Est pronti ad abbattere i droni di Mosca»: i droni, in ogni caso, devono per forza essere russi e allora ecco che «Dopo l’incidente nei cieli estoni, cresce il fronte dei Paesi che spingono per le provocazioni russe nello spazio aereo europeo... C’è un fronte dell’Est che vuole rispondere alle provocazioni russe con le armi. E chiede senza mezzi termini di abbattere non solo i droni di Mosca, ma anche i velivoli con equipaggio che violano lo spazio aereo europeo».

C'è insomma una corsa al “tiro al piattello umano”, che vede in gara il polacco Tusk, il ceco Pavel, la lituana Šakaliene (il cognome è tutto un programma), l'estone Mihkelson: tutti con in testa «la lezione della Storia, che hanno vissuto durante quasi mezzo secolo di occupazione sovietica: l’unico linguaggio che il Cremlino comprende – sostengono - è la forza». Certo: ancora una volta, come si può mancare di riempirsi la bocca con la famigerata “occupazione sovietica”; ne andrebbe dei tanti manuali liberal-crociati della “storiografia” anglo-americana che, in fatto di ricostruzioni favolistiche sulle regioni est-europee alle propaggini occidentali e sud-occidentali della Russia e dell'Unione Sovietica, passano direttamente dall'epoca del Kaiser Wilhelm von Hohenzollern, ai cosiddetti Fronti popolari nei paesi del Baltico nel 1991, pieni zeppi di vecchie cianfrusaglie del collaborazionismo filo-nazista della Seconda guerra mondiale e dei loro attuali eredi, come del resto non mancano di mostrarsi tutt'oggi, loro stessi, agghindati nelle uniformi della Wehrmacht, a rievocare i propri “martiri” caduti contro “l'occupazione sovietica”. Di ciò basti.

E se la «debolezza nella risposta» della NATO, «non farà altro che aumentare l’aggressività di Putin», ecco che l’ex presidente estone Toomas Hendrik Ilves lamenta che «Per essere cinico, credo che sarà necessario un gran numero di morti prima che i membri dell’Alleanza siano obbligati a prendere la situazione seriamente».

E allora, alle estreme propaggini occidentali dell'Alleanza di guerra, si unisce al coro la Segretaria agli esteri britannica Yvette Cooper e spara: «Mi appello a Putin: le vostre azioni sconsiderate rischiano di provocare un conflitto armato diretto tra NATO e Russia. La nostra alleanza è in grado di difendersi. Non fatevi illusioni; stiamo già adottando tutte le misure necessarie. Siamo tutti vigili e determinati. E se dovremo combattere gli aerei che attraversano il nostro spazio aereo, li abbatteremo». Il suo collega svedese, scrive La Repubblica, «Pal Jonson ha detto al giornale Aftonbladet che "lo spazio aereo sarà difeso, se necessario useremo la forza. Lo faremo con o senza preavviso": non ha escluso quindi l'eventualità di sparare senza neppure un avvertimento preventivo».

Insomma: vogliono la guerra; vogliono che siano altri a combatterla, ma non esitano a fare la voce grossa, come fossero davvero convinti (chissà: forse lo sono davvero) di poter agire da bulli, senza aspettarsi che venga loro appioppata una salutare risposta.

In questo quadro, osserva Kirill Strel'nikov su RIA Novosti, le dichiarazioni rilasciate da Vladimir Putin al Consiglio di Sicurezza russo possono rappresentare un'ultima possibilità di impedire la discesa verso un'escalation incontrollabile e una guerra su vasta scala. Le dichiarazioni principali di Putin sono state due: la prima è relativa alla proposta di estendere il rispetto delle limitazioni del Trattato sulle Armi Strategiche Offensive (START), ormai di fatto defunto. I passi distruttivi dell'Occidente, ha detto Putin, hanno «minato significativamente le fondamenta del dialogo tra i Paesi dotati di armi nucleari», ma Mosca intende comunque attenersi alla situazione stabilitasi proprio grazie allo START. La scadenza definitiva del trattato, nel 2026, significherebbe la scomparsa dell'ultimo accordo sulle limitazioni dirette del potenziale missilistico; ecco dunque la proposta: Mosca è pronta a mantenere le limitazioni centrali del trattato per un anno, dopo il 5 febbraio 2026, a condizione che gli Stati Uniti adottino misure analoghe. Tale proposta, si dice insomma dal Cremlino, mina la narrazione occidentale secondo cui la Russia sarebbe la principale fonte di minaccia nucleare mondiale.

La seconda dichiarazione, è ancora più importante, più concreta e attualissima. Putin ha dichiarato che la Russia è pronta a «rispondere a qualsiasi minaccia strategica, non solo a parole, ma con misure tecnico-militari». Mosca avverte tutti coloro che oseranno tanto, che essa stessa non esiterà a ricorrere alla forza militare qualora azioni ostili costituiscano un attacco diretto a truppe o infrastrutture russe. Di rilievo che tale avvertimento sia giunto in vista di un vertice NATO, di una riunione d'emergenza del Consiglio di Sicurezza, promossa dall'Estonia, nonché dell'Assemblea Generale ONU, allorché il cosiddetto Occidente collettivo, dice Strel'nikov, intende discutere le «provocazioni perpetrate da Kiev e dal nucleo russofobo dei paesi europei, che accusano Mosca di aver attaccato il territorio polacco con droni privi di armamento, e di aver quindi violato lo spazio aereo estone con aerei da guerra».

Tutte provocazioni, come si scrive da giorni anche su questo giornale, che mirano a dipingere la Russia quale aggressore diretto dell'Occidente, allo scopo di ottenere basi quasi-legali e quasi-morali per uno scontro militare diretto con la Russia, con il pretesto della «necessità di difendersi da una minaccia esistenziale».

Chiaro che, comunque, quando quei paesi europei sproloquiano da bulli, parlino con le “spalle coperte” da oltreoceano. In un recente intervento per Bloomberg, l'ammiraglio a riposo yankee James Stavridis, ex Comandante in Capo Supremo Alleato delle Forze NATO in Europa, ha fornito agli europei un'eccellente sintesi: «Le sfacciate incursioni dei droni russi nello spazio aereo polacco e rumeno richiedono una risposta della NATO nei cieli... Garantire la sicurezza dei velivoli con equipaggio dell'Alleanza potrebbe richiedere la neutralizzazione degli avanzati sistemi di difesa aerea S-400 russi, in Russia e Bielorussia. Ciò richiederà probabilmente regole di ingaggio che consentano ai caccia NATO di abbattere non solo droni e missili russi, ma anche bombardieri e caccia con equipaggio del Cremlino».

In coppia con Stavridis, l'inviato speciale di Trump per l'Ucraina, generale Kellogg, intervenendo il 15 settembre scorso alla conferenza sulla sicurezza europea a Kiev, «ha esortato i partner occidentali ad “aumentare il livello di rischio” nei rapporti con Putin... a non credere alle affermazioni di Putin sulla forza dell'esercito russo... a non temere ritorsioni russe contro gli Stati Uniti». Kellogg ha ribadito gli stessi punti in un'intervista al Telegraph del 19 settembre, affermando che la questione dei droni russi in Polonia non era casuale: «è un test, una verifica della risposta dell'Occidente. E dobbiamo affrontarlo come un esame... una lotta tra il bene e il male. Putin è il male... L'unica cosa che può contrastarlo è la forza, la potenza, la determinazione. Dobbiamo fermarlo ora».

È significativo, conclude Strel'nikov, che un membro di spicco dell'amministrazione Trump stia, di fatto, invocando un conflitto militare diretto tra NATO e Russia, il che solleva molti legittimi interrogativi. Non c'è dubbio che le più influenti potenze europee stiano ora puntando a convincere Trump a impegnarsi nella "diplomazia di potenza", dato che la loro finestra di opportunità si sta rapidamente esaurendo.

In effetti, questo è ciò a cui puntano: destabilizzare la situazione socio-politica in Russia, prolungando il più possibile il conflitto in Ucraina. È questo il giudizio del colonnello russo a riposo Konstantin Sivkov, secondo il quale, tale obiettivo viene perseguito con l'aiuto di una quinta colonna attiva in Russia, per rafforzare la quale si impongono sanzioni, che mirano principalmente a violare i diritti dei grandi capitali, quelli che, tra l'altro, detengono ingenti risorse in Europa e che, stretti appunto dalle sanzioni, «potrebbero destabilizzare la situazione in Russia. E spesso ci riescono».

In ogni caso, afferma Sivkov, se qualcuno pensa che la vittoria russa in questa competizione sarà rappresentata da «una bandiera che sventola sul Reichstag, ciò non accadrà. Proprio come la vittoria nella Prima guerra mondiale non è stata ottenuta da nessuno che abbia sventolato una bandiera su qualcun altro. La vittoria in questa Terza guerra mondiale ibrida sarà determinata da chi cadrà per primo».

E non è proprio detto che tocchi alla Russia.


Fonti:

https://politnavigator.news/flaga-nad-rejjkhstagom-ne-budet-no-poka-my-pobezhdaem-sivkov.html

 https://ria.ru/20250923/putin-2043601335.html

 

 

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