Cibo, salute e privacy in cambio di automobili: il pessimo affare della Commissione UE con Trump

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di Monica Di Sisto
 

Lui si chiama Chuck Grassley: è un imprenditore agroalimentare dell'Iowa e un senatore Usa nel cuore del presidente americano del presidente Trump. A lui il presidente si affida per rinsaldare l'alleanza con gli Stati dei "colli rossi": quella base elettorale che da anni subisce la crisi indotta dalla concentrazione agricola statunitense in poche mani voraci, e che affidava a Trump la propria salvezza ma alle recenti elezioni di medio termine gli ha tolto il voto. Per questo l'85enne capo della commissione Finanze del Congresso sta suggerendo a Trump di usare la minaccia dell'imposizione di un dazio del 25% sulle importazioni di auto e ricambi per costringere Bruxelles ad aprire ulteriormente il mercato europeo ai prodotti agricoli americani. 

Mercoledì, come riporta il Financial Times, in un briefing con i giornalisti Grassley ha detto che l'Europa ha "molta paura" dei dazi statunitensi sulle auto e  e che questo potrebbe essere "lo strumento che porta l'Europa a negoziare" sull'agricoltura. "Penso che non sarebbe necessariamente la cosa migliore da fare, ma penso che il presidente sia incline a farlo", ha detto Grassley, l'85enne repubblicano dello Iowa, presidente della commissione finanziaria del Senato, in riferimento alla macchina tariffe. E il Congresso intanto ha concesso a Trump il "fast track" nei negoziati commerciali affidandogli, tra l'altro, proprio il compito di fare pressioni perché l'UE faccia cadere la sua resistenza all'inclusione dell'agricoltura nei negoziati commerciali che sono stati avviati dopo il vertice dello scorso luglio tra il presidente Trump e Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea.

Grassley ha detto di essere stato molto chiaro anche con la commissaria Ue al commercio Cecilia Malmstrom, nel corso di quell'incontro: "Il mio commento con  Malmstrom è stato: qual è il senso del negoziare se non includi l'agricoltura?". Ora la palla passa alla Commissione che ha chiesto già ai Governi europei un nuovo mandato che le consenta di portare a termine questo che è, a tutti gli effetti, un TTIP redivivo sotto mentite spoglie. Un accordo tossico, che aprirebbe un dialogo di armonizzazione delle regole tra Stati Uniti e Europa con le ragioni del commercio sempre al primo posto rispetto a quelle della qualità, della salute e dell'ambiente.

La Commissario Malmstrom, dal canto suo, ha assicurato a più riprese che il Consiglio UE non è intenzionato a aprire un capitolo agricolo nel negoziato, soprattutto, pensiamo, a poche settimane dalla verifica elettorale. A quanto si apprende, però, lo scambio "cibo per auto" sarebbe caldeggiato con forza dalla Germania e dai suoi alleati di filiera meccanica in Est Europa, nonché dalla Commissione stessa, che chiederebbe più libertà di manovra possibile nel tavolo del ri-TTIP per portarlo a casa prima che un cambiamento negli equilibri parlamentari, e il successivo cambio di Commissione, possano impedirlo. D'altrende già dopo il dialogo informale di luglio tra Junker e Trump c'è stato, come concordato tra i presidenti, un forte aumento delle importazioni di soia Ogm dagli Usa negli ultimi mesi, nonostante le normative europee di autodeterminazione degli Stati membri in materia non siano state in alcun modo revocate. Le pressioni per un ulteriore alargamento sono fortissime: in una recente audizione a Washington, le principali associazioni dei produttori di alimenti e bevande americane hanno chiarito, accompagnati dal solito Grassley, che non appoggeranno alcun accordo che non includa i temi di loro interesse.

Obiettivo strategico degli Usa è anche quello di ottenere dall'Europa l’esenzione da tasse e restrizioni legate alla protezione e monetizzazione dei nostri dati personali e alla localizzazione per i download digitali di software, film, musica e altri prodotti statunitensi. E le pressioni dietro a queste richieste hanno la firma di Fb, Amazon, Netflix e Google.

A questo punto sono i Governi europei a dover chiarire le proprie posizioni una volta per tutte: daranno a Malmstrom il mandato di resuscitare il TTIP costi quel che costi, ignorando i milioni di firme e le migliaia di proteste moltiplicatesi in tutta Europa negli ultimi anni e che hanno danneggiato irrimediabilmente agli occhi di gran parte dei cittadini europei la credibilità di parlamento e Commissione Ue? 

Per il Governo italiano, a un passo dalle Elezioni europee, è il momento giusto per dimostrare le proprie vere intenzioni. La attuale maggioranza, infatti, si è sempre schierata esplicitamente contro il TTIP, considerato il modello di trattato da contrastare per non svendere i propri diritti, può negare il mandato alla Commissione. Un segnale ancora più chiaro in direzione di Bruxelles può arrivare con la tanto attesa la bocciatura nel Parlamento nazionale del trattato-fotocopia del TTIP: l'accordo di liberalizzazione degli scambi con il Canada CETA, che la campagna StopTTIP/CETA Italia chiede avvenga il prima possibile. Bisogna passare in fretta dalle parole ai fatti, mantenendo gli impegni assunti con i cittadini negli ultimi sei anni, ora che si hanno tutte le responsabilità e gli strumenti politici e legislativi per poterlo fare.

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