Cina, Stati Uniti e i "negazionisti" della realtà

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Cina, Stati Uniti e i "negazionisti" della realtà

di Pierluigi Fagan

NEGAZIONISMO. La negazione è un meccanismo psichico di difesa quando si deve mantenere a tutti i costi intatta la consueta struttura o ordine psichico, al costo di negare la realtà. E' il meccanismo più insidioso per il necessario sforzo adattivo. Questo, infatti, presuppone l'esame obiettivo della realtà per poi porre in essere i necessari cambiamenti adattivi. Più o meno, siamo tutti affetti da una qualche forma di negazionismo. In forme blande, è la semplice difesa da un continuo ed estenuante esame auto-critico sulle nostre mancanze di adeguazione quotidiana. Ma ci sono casi e ci sono momenti in cui tale meccanismo diventa una vera e propria psicosi.

Questa cartina gira su Internet. Mi arriva tramite Ignacio Ramonet che è fonte affidabile (Le Monde Diplomatique) e che riporta come fonte prima il the Economist. Per ogni Paese specifica il primo partner commerciale tra 2000 e 2020, non specifica se "partener commerciale" lo si intende per l'import o l'export o una media di entrambi. Ad occhio però, penso fotografi bene il cambiamento di stato economico del mondo degli ultimi venti anni, sapendo che i prossimi trenta saranno anche più severi con l'egemonia americana ed occidentale dominante nel XIX e XX secolo. 


Stante questa informazione che sembra inequivocabilmente provenire dalla realtà dei fatti, vien da domandarsi perché molti geopolitici occidentali continuano pensosi a proporre il dilemma del se e quanto il prossimo secolo sarà ancora americano ed il come "isolare la Cina"? Se non sembra esserci alcun dilemma perché i fatti dicono che il XXI secolo certo non sarà americano e pare improbabile isolare una potenza economica in crescita a base 1,4 mld di persone che ti ha accerchiato, perché continuano a proporre questo item? 
E qui interviene la negazione. Pur di non rivedere la struttura intellettiva delle loro credenze, continuano a ragionare come se la realtà fosse quella che hanno in testa loro e non quella che è fuori di loro. Pur di non render esplicito ai loro interlocutori lo stato della realtà, continuano come se questa fosse trascurabile ed al suo posto regnasse l'immaginazione. 

Ma il problema non riguarda solo i geopolitici. E' più in generale occidentale questa negazione al servizio di una mentalità novecentesca o spesso addirittura ottocentesca, che non si vuol portare in cantiere per seri lavori di profonda ristrutturazione. La mentalità ma ovviamente anche la forma sociale a cui corrisponde.

Dopo aver storicamente impostato le nostre strategie adattive sulla potenza dell'ordinatore economico a base di mercato che trascinava il politico, il militare e il culturale, se prendessimo atto che il primato commerciale e produttivo, oggi e per i prossimi decenni appartiene ed apparterà ad altri, dovremmo concluderne che saremo subordinati ad altre leadership come la nostra ha a lungo subordinato gli altri. Il puro orrore. 

Quello che non si vuol ammettere è che se continuiamo a tenere intatta la struttura delle nostre forme di vita associata quali ereditiamo dalla storia recente e meno recente, il nostro adattamento al mondo nuovo sarà ben problematico. Noi vogliamo invece mantenere quella forma in cui l'economico domina ogni altra funzione anche se è un gioco in cui non siamo e non saremo più leader indiscussi. Ma qualcuno pagherà un prezzo per questa negazione.
Il prezzo sarà ulteriore disoccupazione e sottoccupazione, diseguaglianze ulteriori, disordine e depressione sociale, conflitto interno ed esterno, decadenza culturale poiché anche gli intellettuali sono chiamati a fornire ragioni di negazione invece che promuovere una nuova stagione creativa di diversa ri-progettazione delle nostre società.  

Così, cosa fa un potere quando sta perdendo potenza? Quale il suo mantra? "Negare, negare sempre anche davanti all'evidenza". Una volta sdoganata questa alienazione nevrotica dalla realtà, il negazionismo si riprodurrà a cascata in mille ed una occasioni poiché se il gioco sociale è barare, allora vinca chi bara meglio e di più. Se la convenzione sociale rimuove la realtà, allora perché credere esistano davvero problemi ambientali-ecologici e climatici? O problemi di convivenza con altre culture? O problemi di convivenza con virus molto diffusi? 
Il mondo sta profondamente cambiando ma quando ci domanderanno perché non ce ne siamo accorti, dove eravamo, perché non abbiamo fatto nulla, diremo "Credevamo non fosse vero".  

Passeremo alla storia come la generazione che credeva che la realtà fosse una fake news.

> Via, via, via, disse l'uccello: il genere umano non può sopportare troppa realtà.
[Thomas S. Eliot (1888-1965). Quattro quartetti: Burt Norton, I, vv. 44-45)]

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