Cosa sta accadendo a Jenin? L'ANP e il “Piano Venzel”

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Cosa sta accadendo a Jenin? L'ANP e il “Piano Venzel”


Unione democratica araba-palestinese (UDAP)*



Cosa sta accadendo a Jenin?

 
 
 
 
 
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Da 25 giorni prosegue la campagna dell'ANP contro la resistenza palestinese

L’operazione militare contro Jenin

Dal 5 dicembre, le forze di sicurezza della cosiddetta “autorità palestinese” hanno sferrato una campagna militare contro la resistenza palestinese a Jenin. L’operazione è iniziata con un assedio del campo profughi, togliendo elettricità e acqua, arrivando all’incursione in cui sono state utilizzate armi leggere e, di recente, anche missili anticarro.


Le pretestuose motivazioni dell’ANP

Secondo le dichiarazioni ufficiali, la campagna di Jenin è una risposta alla crescente presenza armata dei gruppi di resistenza nei campi profughi della Cisgiordania, che sarebbe la causa delle incursioni israeliane. L’ANP sostiene che la presenza della resistenza metta a rischio non solo la “sicurezza dei cittadini”, ma anche la stabilità del territorio, giustificando così l'intervento. La vera preoccupazione, tuttavia, è la crescente minaccia alla sua stessa esistenza: il rafforzarsi della resistenza rischia di minare il controllo dell’ANP e la sua collaborazione con Israele.


I reali timori dell’ANP

Il timore che la resistenza in Cisgiordania si evolva come quella di Gaza è palpabile tra i funzionari dell’ANP; questi temono che l'intensificarsi delle azioni resistenti possa portare alla perdita di ogni frma di loro controllo, come come già accaduto a Gaza. Il controllo israeliano sulle operazioni dell’ANP e la sua influenza nelle sue decisioni si fanno sempre più palesi.


Il ruolo degli Stati Uniti

Gli eventi di Jenin non sono solo una questione interna palestinese. L’agenzia Axios ha rivelato che l'operazione è stata pianificata per rassicurare gli Stati Uniti e a Israele: l’ANP è un partner affidabile nella “lotta al terrorismo”. I funzionari palestinesi avrebbero informato in anticipo le amministrazioni di Biden e Trump, mentre il coordinatore per la sicurezza USA, Michael R. Venzel, ha supervisionato la pianificazione, incontrando i responsabili dei servizi di sicurezza dell’ANP prima dell'operazione.


La strategia USA e il “Piano Venzel”


Nel febbraio 2023, gli Stati Uniti avevano proposto un piano di sicurezza, conosciuto come “Piano Venzel”, per colpire la resistenza armata in Cisgiordania e rafforzare la posizione dell’ANP. Il piano, fortemente voluto dagli Stati Uniti, mira a garantire che l’ANP diventi più efficace nella lotta contro i resistenti, con l'obiettivo di imporre una pacificazione forzata con l’occupante in Cisgiordania.
In sintesi, la dirigenza dell’ANP ubbidisce a questo piano per il timore di non riuscire più ad assolvere al ruolo per cui la stessa è nata con il favore di Israele, ossia quello di garantire la sicurezza nei territori occupati. Per contrastare il rischio di essere spazzata via e sostituita da altre forme di controllo, in questi ultimi eventi sta dando la più alta prova di fedeltà all’occupazione.


La reazione delle fazioni palestinesi e la crescente resistenza

La risposta alla campagna di Jenin è stata forte e unitaria da tutte le fazioni della resistenza. I gruppi armati e i residenti del campo hanno accusato l’ANP di collaborare con l'occupazione israeliana, facilitando le operazioni militari contro la resistenza. Le proteste popolari si sono intensificate, con manifestazioni e scioperi a Jenin. Le fazioni palestinesi hanno ritenuto che l'operazione dell'Autorità non fosse solo una repressione dei militanti locali, ma un atto di sottomissione agli interessi israeliani e un tentativo di delegittimare la resistenza, accusando i militanti di essere “terroristi”.


Le preoccupazioni israeliane per la Cisgiordania

Israele considera la campagna di Jenin come un passo importante per contenere la crescente minaccia della resistenza in Cisgiordania. Il rischio di dover affrontare un nuovo fronte mentre è già impegnato a Gaza ha allarmato l'esercito israeliano, preoccupato del rischio di un nuovo campo di battaglia. Si rammenta come a fine agosto l'esercito israeliano aveva lanciato senza successo l'operazione "Campi estivi" per indebolire la resistenza a Jenin. Israele si ritirò dopo un accordo con l'ANP, che impegnava 500 soldati palestinesi nella repressione della resistenza per la sicurezza israeliana nel nord della Cisgiordania.


Il conto dei morti per mano dell’ANP va avanti

L’ultima è stata la giornalista Shatha al-Sabbagh, uccisa a sangue freddo da un soldato dell’ANP in modalità che ricordano l’uccisione a Jenin della giornalista Shireen Abu Akleh; il fratello di Shatha era stato a sua volta assassinato dall’esercito israeliano. Sono molti i palestinesi uccisi in Cisgiordania dall’ANP dall’inizio del genocidio:


Nel corso dell’attuale operazione contro Jenin:

Ribhi al-Shalabi: giovane abitante di Jenin, giustiziato a sangue freddo dai soldati dell’ANP
Mohammad al-Amer: bambino, ucciso durante l’operazione
Yazid Ja’aisa: ricercato da 7 anni da Israele, ucciso dall’ANP
Majd Zidan: adolescente ucciso durante l’attuale operazione
Mohammad Abu Lebdeh: ucciso dall’ANP, lasciato agonizzare e impediti i soccorsi
Shatha al-Sabbagh: giornalista palestinese, uccisa con un colpo in testa da un cecchino dell’ANP


Uccisi nel corso di manifestazioni:


Razan Turkman: bambina, uccisa a Jenin quando l’ANP ha aperto il fuoco contro una manifestazione in solidarietà con Gaza
Firas Turkman: giovani, uccisa a Jenin quando l’ANP ha aperto il fuoco contro una manifestazione in solidarietà con Gaza
Mohammad Ersan: adolescente, ucciso a Jenin quando l’ANP ha aperto il fuoco contro i partecipanti a un funerale
Mohammad Sawafta: 19 anni, ucciso a Tubas quando l’ANP ha aperto il fuoco contro una manifestazione in solidarietà con Gaza
Mahmoud Abu Laban: investito volontariamente da un mezzo dell’ANP a Ramallah durante la repressione di una manifestazione per Gaza
Abdel Qader Zaqdah: ucciso a Tulkarem durante una protesta contro le operazioni militari dell’ANP
Ahmad al-Bali: lavoratore, ucciso mentre faceva consegne nei pressi dell’ospedale di Jenin che stava venendo assediato dai soldati dell’ANP


Combattenti della resistenza giustiziati:

Mohammad al-Khatib: resistente, l’ANP a Tulkarem ha sparato alla macchina e impedito i soccorsi, facendolo morire agonizzante
Ahmad Abu al-Ful: resistente ucciso dall’ANP a Tulkarem
Motasem al-Aref: resistente ucciso nell’aggressione dell’ANP al campo Nur Shams a Tulkarem
Ahmad Obaidi: resistente, ucciso a Burqin durante un’operazione dell’ANP contro la resistenza

 
 

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