Cripto-truffa da 250 milioni: le prove che inchiodano Milei e il doppio standard del suo governo

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Cripto-truffa da 250 milioni: le prove che inchiodano Milei e il doppio standard del suo governo

Mentre Javier Milei, il presidente argentino ultraliberista ossessionato dai dogmi del mercato selvaggio, vola negli Stati Uniti in cerca di approvazione da parte dei potenti di Wall Street e di Donald Trump, la realtà lo raggiunge con il peso delle sue contraddizioni. Lo stesso uomo che si erge a paladino della "libertà economica" e del "capitalismo puro" è ora accusato di essere il volto di una delle truffe cripto più scandalose degli ultimi tempi: il caso della fittizia $LIBRA, che avrebbe fruttato milioni a pochi eletti mentre mandava in fumo i risparmi di migliaia di piccoli investitori.

Milei ha pompato la cripto e poi abbandonato i risparmaiatori

Il 14 febbraio, Milei – anziché occuparsi della crisi economica che sta devastando l’Argentina – ha trovato il tempo per promuovere su X una criptovaluta sospetta, $LIBRA, presentandola come un’opportunità rivoluzionaria. Peccato che, pochi minuti prima del suo tweet, alcuni wallet anonimi avessero già acquistato il token a prezzi stracciati. Dopo l’endorsement presidenziale, il prezzo è schizzato alle stelle, attirando migliaia di ingenui che hanno investito, salvo poi ritrovarsi con un asset crollato del 90% in poche ore. Classico schema pump-and-dump, ma con la complicità (volontaria o meno) del capo di Stato.

E come reagisce Milei? Cancella il tweet, fa spallucce e dice di "non essere informato". Ma allora perché l’ha pubblicato? Perché, da buon fanatico neoliberista, crede che qualsiasi cosa tocchi il mercato sia automaticamente virtuosa, anche se puzza di truffa a chilometri di distanza? O forse perché, in fondo, anche per lui il libero mercato è solo libertà di fregare il prossimo?

Denunce negli USA

Mentre il presidente argentino cerca disperatamente l’abbraccio di Trump e dei falchi del FMI, l’ex procuratore federale Timothy Treanor gli prepara una class action per frode e manipolazione di mercato, da presentare a New York. La domanda è semplice: un presidente può usare la sua influenza per pompare uno schema truffaldino e poi lavarsene le mani?

A questa si aggiunge un’altra mega-denuncia, firmata da 200 vittime, che punta il dito contro i veri artefici della truffa (gli imprenditori Hayden Davis e soci) ma sottolinea come Milei sia stato strumentalizzato per dare credibilità all’operazione. Il testo accusa: "Grazie al sostegno di una figura ad alto profilo come il presidente argentino, i truffatori hanno creato una falsa apparenza di legittimità, spingendo migliaia di persone a investire in un progetto fasullo."

Insomma, Milei – che si riempie la bocca di "Stato parassita" e "libertà individuale" – è finito nel ruolo del testimonial inconsapevole (o complice?) di una truffa da 250 milioni di dollari.

Indagini in Argentina

Mentre la giustizia nordamericana avanza, in Argentina il procuratore Eduardo Taiano e la giudice Sandra Arroyo Salgado stanno indagando sull’evoluzione patrimoniale di Milei e dei suoi stretti collaboratori. L’obiettivo è chiaro: scoprire se ci sono soldi sporchi legati a $LIBRA.

Un libertario al servizio dei potenti

Javier Milei è la perfetta caricatura del libertario da salotto: urla contro lo Stato quando serve a tagliare welfare e diritti, ma non ha problemi a usare la sua carica per promuovere schemi truffaldini. Mentre l’Argentina affonda nella recessione, lui vola a Miami a farsi fotografare con Trump, sperando che nessuno noti il suo ruolo in una delle truffe cripto più vergognose dell’anno.

Se c’è una cosa che questo scandalo dimostra, è che il suo fanatismo neoliberista non è affatto "libertà", ma solo l’ennesimo pretesto per arricchire i soliti noti e lasciare il popolo affogare nei problemi. E mentre i risparmiatori piangono i loro soldi persi, lui probabilmente sta già twittando qualche nuova follia, pronto a distrarre i suoi fan con la prossima battaglia ideologica.

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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