Darío Salinas Figueredo: "Il multipolarismo è una grande opportunità per il Cile"

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Darío Salinas Figueredo: "Il multipolarismo è una grande opportunità per il Cile"

di Yunus Soner

Il Cile si avvia al secondo turno delle elezioni presidenziali il 19 di dicembre. I due candidati rimasti, Jose Antonio Kast della destra e Gabriel Boric della sinistra, hanno chiuso la prima tornata rispettivamente come primo e secondo. Kast ha ricevuto il 28% e Boric il 26% per cento dei voti.

Ma sullo sfondo delle elezioni, si svolge un altro processo che il think tank statunitense Stratfor chiama “Rivoluzione politica”: il lavoro della Convenzione costituzionale per scrivere una nuova Costituzione per il Paese.

Nell'ottobre 2020, quasi l'80% ha votato in un referendum per sostituire l'attuale costituzione, risalente ai tempi di Augusto Pinochet.

A maggio si è tenuto un secondo referendum per scegliere i 155 membri della Convenzione, vinta a stragrande maggioranza dalle frazioni di centrosinistra e di sinistra.

La Convenzione costituzionale dovrebbe consegnare una bozza nel 2022, che poi sarà sottoposta a un altro referendum definitivo.

Ho intervistato sulle elezioni e il lavoro della convenzione costituzionale il Dr. Darío Salinas Figueredo, professore cileno di scienze politiche che attualmente insegna all'Universidad Iberoamericana di Città del Messico.

Quali sono le sue aspettative per le elezioni?

Le elezioni sono di straordinaria importanza, perché viene affrontato un governo di destra guidato da Sebastian Pinera. È la seconda volta che le forze principali, che sostengono il modello neoliberista classico, governano. Ma sono molto indebolite in termini di voti, e la coalizione che le affronta su base democratica e progressista ha la possibilità di vincere la battaglia elettorale.

Un importante progetto della coalizione progressista a cui fa riferimento è la definizione di una nuova Costituzione. Da dove viene la necessità di una nuova Costituzione?

La nuova Costituzione che si discute oggi in Cile è il risultato di un'insurrezione popolare. Questa rivolta ha posto nell'agenda del Paese l’adozione di una nuova Costituzione, che superi il sistema istituzionale e giudiziario ereditato dall'era Pinochet.

Qual è il cambiamento più importante che si aspetta da questa nuova Costituzione?

Innanzitutto il cambiamento più importante è già in atto, con le sentenze Pinochet viene giudicato giuridicamente. In secondo luogo, sono 6 le commissioni che lavorano per introdurre un nuovo contenuto nella Costituzione. Non è un compito facile, perché all'interno della Convenzione ci sono visioni diverse.

C'è un settore che vuole preservare il modello attuale, seppur in forma modificata. E poi c'è un altro settore, che vuole nuove fondamenta per una Costituzione basata sull'autodeterminazione e sulla sovranità.

Ma quelli che saranno i risultati di questa convenzione costituzionale, andranno a beneficio del Paese.

In America Latina si discute molto di integrazione regionale e della cosiddetta Patria Grande. Il lavoro della Convenzione costituzionale ha qualche aspetto legato a questo dibattito?

Il lavoro sulla costituzione è profondamente connesso a questo dibattito, perché tutte le forme di relazioni di politica estera del Cile negli ultimi anni, 17 anni di dittatura e più di 30 anni di transizione, sono avvenute fondamentalmente nel campo del commercio. In sostanza, le politiche di libero scambio e di deregolamentazione figuravano all'ordine del giorno.

Adesso, nel dibattito sulla Costituzione, viene proposto che il Cile si apra a tutte le direzioni e non abbia solo rapporti con gli Stati Uniti. Il nostro paese dovrebbe stabilire relazioni con l'Asia, con l'Africa e, naturalmente, approfondire le connessioni con l'America Latina.

Questo significa che la nuova Costituzione riflette il riconoscimento di un mondo multipolare?

Nel dibattito si ipotizza che il mondo unipolare sia in crisi e che attualmente stiamo assistendo al passaggio a un mondo di centri multipli, invece di un sistema egemonico guidato dagli Stati Uniti.

Gli stessi Stati Uniti sono in una profonda crisi. Non è che non abbiano la capacità di guidare, hanno già perso la loro leadership a livello internazionale e latinoamericano.

Avevano creato il Gruppo di Lima, ma quel gruppo è oggi un cadavere. Ciò non significa che non possano più causare danni. Possono ancora. E Biden, per quanto possa aver voluto prendere le distanze da Trump, segue la stessa linea strategica soprattutto verso l'America Latina. Segue la stessa linea dell'interventismo, del regime change, delle sanzioni e dei blocchi. 

Cosa significa multipolarismo per il Cile?

Una grande occasione di sviluppo. Sviluppare relazioni profonde con Iran, Russia, Cina, India. Possiamo mantenere le nostre relazioni con gli Stati Uniti. Ma non ci limiteremo a loro.

 

Intervista pubblicata in inglese su United World International

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