Dazi: chi ci guadagna dall’accordo che non c’è?

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Dazi: chi ci guadagna dall’accordo che non c’è?

 

di Federico Giusti ed Emiliano Gentili

L’accordo sui dazi tra Ue e Usa è accompagnato da due testi riepilogativi differenti, che messi a confronto evidenziano innumerevoli contraddizioni.

C’è chi canta vittoria per la riduzione dei tassi dal 30 al 15%; gran parte delle analisi – favorevoli o contrarie alla intesa – sorvolano su alcuni aspetti invece dirimenti.

La Ue ha accettato di sostenere al posto degli Usa e per conto della Nato l’incremento delle spese militari: si caricano sulle fragili spalle del Vecchio Continente un aumento di spesa con cui faranno i conti le classi sociali meno abbienti e alcuni settori economici rimarranno indeboliti per via del vantaggio oggettivo che acquisiranno i prodotti Usa tramite i dazi. Questi ridurranno il deficit statunitense e, complice un dollaro debole, agevoleranno le esportazioni dei prodotti Usa

Del resto, il fatto che manchi un testo condiviso fra le due parti la dice lunga sull’efficacia duratura dell’accordo e, soprattutto, sul sistema di relazioni diplomatiche. Ma forse la presenza di due documenti contrastanti è utile tanto agli Usa quanto alla Ue a fini interni, magari per rivendicare sul piano elettorale il buon risultato ottenuto.

Il dazio di base al 15% sarà pari al triplo della media dei dazi (4,8%) in vigore prima di Trump e serviranno innanzitutto ad allentare la pressione europea sulle multinazionali Usa, specie sui prodotti hi-tech.

L’Unione Europea, infine, acquisterà gas liquefatto dagli Usa a un costo superiore di 4 o 5 volte a quello del gas russo prima della guerra in Ucraina.

Fondamentalmente sono questi gli elementi da prendere in esame per una ragionata riflessione sui dazi. Dal punto di vista italiano vi è una grande esposizione del capitale commerciale agli Stati Uniti: se l’export è cresciuto (+10,3% rispetto al giugno 2024; +7,8% nei primi sei mesi dell’anno), le importazioni sono aumentate in misura maggiore. Di conseguenza l’aumento dei dazi potrebbe danneggiare pesantemente l’economia nazionale.

Donald Trump ha quindi vinto, avendo strappato impegni “politici” su energia, armi e microchip, sulle fonti energetiche. I costi dei dazi ricadranno sulle aziende importatrici e, a ricasco, sui consumatori americani e in misura ben più contenuta sugli esportatori, mentre Trump otterrà maggiori entrate erariali con cui pagare il deficit federale (che già a giugno era sceso a 86 miliardi).

“Meglio una tempesta di uno tsunami”, è stato il commento del cancelliere tedesco Friedrich Merz, che forse dimenticava come questo accordo penalizzi il settore delle auto e le esportazioni tedesche negli Usa. I paesi europei maggiormente colpiti sono Germania, Francia, Spagna e anche l’Italia, nonostante il plauso all’accordo della Meloni.

Dal punto di vista strategico è assai probabile che gli Stati europei rinuncino alla digital tax, oltre a sottoscrivere l’impegno a rifornirsi direttamente dalle aziende Usa per quei semiconduttori ormai indispensabili per l’industria.

Ma proviamo a guardare i due testi e partiamo proprio da quello statunitense, che parla di un ritrovato equilibrio nei rapporti economici e commerciali che nascerebbe permettendo alle merci Usa di accedere ad un mercato fino ad oggi chiuso. Leggiamo testualmente:

L'accordo rafforza l'economia e le capacità produttive degli Stati Uniti. L'UE acquisterà 750 miliardi di dollari in energia statunitense e realizzerà nuovi investimenti per 600 miliardi di dollari negli Stati Uniti, il tutto entro il 2028. Grazie a una leadership decisa e a un impegno incrollabile nei confronti dei lavoratori americani, il presidente Trump ha raggiunto un altro accordo che posiziona gli Stati Uniti come la destinazione principale al mondo per investimenti, innovazione e produzione avanzata. L'accordo del Presidente Trump con l'Unione Europea realizza riforme strutturali e impegni strategici storici che andranno a beneficio dell'industria americana, dei lavoratori e della sicurezza nazionale per generazioni (…). Questo colossale accordo consentirà ad agricoltori, allevatori, pescatori e produttori statunitensi di incrementare le esportazioni statunitensi, ampliare le opportunità commerciali e contribuire a ridurre il deficit commerciale con l'Unione Europea. L'UE eliminerà dazi doganali significativi, tra cui tutti i dazi UE sui prodotti industriali statunitensi esportati nell'UE, creando enormi opportunità per i prodotti realizzati e coltivati negli Stati Uniti di competere e affermarsi in Europa. Questo nuovo accesso al mercato stimolerà la crescita dell'economia americana, alimentando le esportazioni, espandendo la produzione e consentendo alle aziende americane di ogni dimensione di raggiungere milioni di nuovi clienti oltreoceano. Nell'ambito della strategia del Presidente Trump per un commercio equilibrato, l'Unione Europea pagherà agli Stati Uniti un'aliquota tariffaria del 15%, che includerà anche auto e ricambi, prodotti farmaceutici e semiconduttori. Tuttavia, i dazi settoriali su acciaio, alluminio e rame rimarranno invariati: l'UE continuerà a pagare il 50% e le parti discuteranno sulla sicurezza delle catene di approvvigionamento per questi prodotti. Questo nuovo regime tariffario genererà decine di miliardi di dollari di entrate all'anno e contribuirà a colmare il persistente squilibrio commerciale tra Stati Uniti ed Europa, incoraggiando l'approvvigionamento locale, riportando la produzione in patria e garantendo che i produttori stranieri contribuiscano equamente all'economia americana.

Da quanto abbiamo letto i vantaggi sarebbero quasi interamente a vantaggio degli Usa, che otterrebbero investimenti della Ue, 750 miliardi di dollari in energia statunitense entro il 2028 e l’impegno a rimuovere barriere tariffarie di natura burocratica che ostacolano le esportazioni verso i paesi della UE, fino alla cancellazione di tariffe e dazi legate al commercio digitale, ossia ai prodotti Usa.

Contrariamente a quanto riportato da gran parte dei media, gli aspetti militari rappresentano un punto saliente dell’intesa. Leggiamo, tra esaltazioni dell’operato di Trump e parole di ostilità verso le “pratiche commerciali sleali” intraprese dal Vecchio Continente, che

l'Unione Europea ha accettato di acquistare ingenti quantità di equipaggiamento militare statunitense[1].

Se andiamo a leggere invece il comunicato ufficiale della Ue sembra che a essere sottoscritto sia stato un accordo completamente diverso:

Il partenariato transatlantico è un'arteria fondamentale del commercio globale ed è la più significativa relazione commerciale e di investimento bilaterale al mondo. (…) Questo accordo politico ripristina la stabilità e la prevedibilità per i cittadini e le imprese su entrambe le sponde dell'Atlantico. L'accordo garantisce un accesso continuo alle esportazioni dell'UE verso il mercato statunitense, preservando catene del valore profondamente integrate, molte delle quali dipendono dalle PMI, e salvaguardando efficacemente i posti di lavoro. Fornisce inoltre la base per una collaborazione continua tra l'UE e gli Stati Uniti.

La nota Ue si sofferma sugli impegni reciprocamente assunti, esaltando Il massimale del 15% che si applica a quasi tutte le esportazioni dell'UE attualmente soggette a tariffe reciproche (ad eccezione dei casi in cui la tariffa NPF statunitense supera il 15%, nel qual caso si applica solo la tariffa NPF senza ulteriori tariffe).

La nota Ue, al contrario di quella Usa, parla anche di un dazio al 15% sulle auto, in luogo dell’odierno 25%. Stando quindi alle dichiarazioni della Ue il vecchio continente avrebbe strappato un accordo favorevole su tutto e avrebbe limitato i dazi al 15% su semiconduttori, farmaceutica e meccanica, pur ammettendo che gli Usa potrebbero imporre tariffe aggiuntive su alcuni prodotti. Quali certezze abbia la Commissione Europea sul fatto che gli Usa non vogliano aggiungere ulteriori dazi non è dato saperlo, visto che nei testi riportati non vi è alcuna garanzia effettiva per l’immediato futuro: Insieme, l'UE e gli Stati Uniti stabiliranno contingenti tariffari per le esportazioni dell'UE a livelli storici, riducendo le attuali tariffe del 50 % e garantendo nel contempo una concorrenza globale leale.

E nel testo della Commissione si capisce che l’ottimismo di Trump è motivato da sostanziali aperture – o veri e propri cedimenti – della Ue sul commercio di prodotti Usa, laddove ad esempio si parla della Liberalizzazione di alcuni scambi commerciali di reciproco interesse tra gli Stati Uniti e l'UE, del fatto che l'UE eliminerà ora i rimanenti dazi di basso livello sui beni industriali provenienti dagli Stati Uniti, nonché del Migliore accesso al mercato per alcune esportazioni agricole statunitensi non sensibili per un valore di 7,5 miliardi di euro.

I prossimi mesi diranno se questo accordo è destinato a durare oppure se verrà archiviato da ulteriori decisioni. Di certo i risultati ottenuti da Trump ci sembrano assai maggiori di quelli del partner europeo, che dal canto proprio esulta per la cooperazione in materia di approvvigionamento energetico, di metalli rari e di risorse del sotto-suolo in generale, senza mai menzionare chiaramente i costi aggiuntivi che graveranno sulla economia del Vecchio Continente (anzi, traspare un’autentica e innaturale soddisfazione per l’acquisto di prodotti tecnologici e chip dagli Usa).

Merita infine una riflessione – che lasceremo ai lettori – la parte finale del comunicato:

L'accordo politico raggiunto tra la presidente von der Leyen e il presidente Trump serve gli interessi economici fondamentali dell'UE in relazioni commerciali e di investimento stabili e prevedibili tra l'UE e gli Stati Uniti. Allo stesso tempo, rispetta pienamente la sovranità normativa dell'UE e protegge settori sensibili dell'agricoltura dell'UE, come le carni bovine o il pollame.

L'accordo politico del 27 luglio 2025 non è giuridicamente vincolante. Oltre a intraprendere le azioni immediate impegnate, l'UE e gli Stati Uniti negozieranno ulteriormente, in linea con le rispettive procedure interne pertinenti, per attuare pienamente l'accordo politico[2].

[1] https://www.whitehouse.gov/fact-sheets/2025/07/fact-sheet-the-united-states-and-european-union-reach-massive-trade-deal/

[2] https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/it/qanda_25_1930.

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