Evo Morales: "La Bolivia deve dichiarare Israele uno Stato terrorista"

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Evo Morales: "La Bolivia deve dichiarare Israele uno Stato terrorista"

Alla luce delle atrocità e dei crimini commessi da Israele nella Striscia di Gaza, la Bolivia ha deciso di rompere le relazioni diplomatiche con Tel Aviv. 

L’ex presidente Evo Morales, che da tempo chiedeva al governo Arce di procedere in tal senso, attraverso un messaggio diffuso sul social network X ha affermato che la decisione del governo boliviano arriva "dopo tre anni di potere e dopo che il regime israeliano ha assassinato più di 8500 persone, quasi la metà delle quali bambini".

Il leader del Movimento per il Socialismo (MAS) ha dichiarato che questa misura non è sufficiente e ha sottolineato che la Bolivia dovrebbe dichiarare Israele un'entità terroristica e "presentare una denuncia alla Corte Penale Internazionale".

Morales ha aggiunto che i boliviani sono sempre dalla parte dei palestinesi e l'amministrazione boliviana "ha il dovere di compiere questi passi".

Il 23 ottobre, in un messaggio pubblicato sul suo account X, Evo Morales aveva esortato il governo Arce a "condannare con chiarezza ed enfasi i massacri e il genocidio contro il popolo palestinese. Chi non rifiuta il genocidio è un complice. Questo genocidio in Palestina è inaccettabile".

La turbolenta storia diplomatica tra Israele e Bolivia

Le relazioni diplomatiche tra Israele e Bolivia sono definibili come turbolente, per usare un eufemismo. 

Questo martedì si è aperto un nuovo capitolo dopo che il governo boliviano ha deciso di interrompere le relazioni con il Paese del Primo Ministro Benjamin Netanyahu.

La decisione è stata presa in "ripudio e condanna dell'aggressiva e sproporzionata offensiva militare israeliana in corso nella Striscia di Gaza", come dichiarato dal vice ministro degli Esteri, Freddy Mamani.

Le autorità boliviane hanno accusato Israele di non rispettare il diritto internazionale e hanno chiesto la fine degli attacchi israeliani nella Striscia di Gaza.

La Bolivia è quindi diventata il primo Paese latinoamericano a interrompere le relazioni con Israele sulla scia del conflitto in corso a Gaza.

Ma non è la prima volta che questo accade.

La Striscia di Gaza ha una lunga storia di assedi e occupazioni.

Nella storia recente, uno degli attacchi più pesanti si è verificato tra la fine del 2008 e l'inizio del 2009, quando Israele ha condotto la cosiddetta "Operazione Piombo Fuso", che secondo quando affermato all’epoca da Tel Aviv mirava a impedire ad Hamas - che controlla Gaza dal 2007 - di lanciare razzi nel suo territorio.

L'offensiva durò 22 giorni e provocò la morte di oltre 1.400 palestinesi.

Per protestare contro gli attacchi israeliani, la Bolivia decise di interrompere per la prima volta le relazioni diplomatiche con Israele, un'azione a cui si unì anche il Venezuela di Hugo Chavez.

All'epoca, il Paese andino era guidato da Evo Morales, che aveva avvertito la comunità internazionale che se non avesse fatto nulla, sarebbe stata "complice di un genocidio".

Il presidente boliviano dichiarava che l'aggressione di Israele minacciava "la pace nel mondo" e che avrebbe chiesto alla Corte Penale Internazionale (CPI) di presentare un'accusa di genocidio contro alti funzionari israeliani.

Cinque anni dopo - e anche con le relazioni diplomatiche interrotte - la Bolivia intensifica il suo allontanamento da Israele.

Nel 2014, Evo Morales decise di porre fine a un accordo trentennale che consentiva agli israeliani di visitare la Bolivia senza visto.

La decisione giunse nel bel mezzo di una nuova operazione israeliana nella Striscia di Gaza, costata la vita a oltre 2.300 palestinesi.

Il conflitto - noto anche come Operazione Protective Edge - ebbe inizio il 7 luglio 2014 ed andò avanti fino al 26 agosto 2014.

Il presidente boliviano definiva Israele uno "Stato terrorista" e affermava che il Paese non rispetta la Carta delle Nazioni Unite o la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

Israele passava così dal gruppo 1 al gruppo 3 nella classificazione dei visti d'ingresso in Bolivia.

"Passare alla lista 3 significa che stiamo dichiarando uno Stato terrorista", affermava Morales all'epoca.

Poi ci fu la triste parentesi della golpista Jeanine Áñez giunta al potere grazie a un golpe appoggiato dall’esercito per impedire a Evo Morales di iniziare il suo terzo mandato alla presidenza dopo aver trionfato alle elezioni. 

Áñez, una golpista asservita agli interessi di Washington, decise di ristabilire le relazioni diplomatiche con Israele, in quanto stretto alleato degli Stati Uniti in Medio Oriente. 

Nel novembre 2020, però, la politica estera boliviana subisce una nuova svolta con l'arrivo al potere di Luis Arce, considerato l'erede di Evo Morales che riporta il MAS alla presidenza stravincendo le elezioni. 

Le relazioni con Israele tornano tese dopo che il presidente boliviano decide di ripristinare l'obbligo di visto per i cittadini statunitensi e israeliani.

Secondo l'amministrazione di Arce, il precedente decreto di Áñez aveva "favorito unilateralmente i cittadini israeliani e statunitensi, senza che i loro Paesi concedessero analoghi benefici, nel quadro del principio di reciprocità, ai cittadini boliviani".

Contestualmente  Arce torna a riavvicinarsi con l'Iran. Secondo l'agenzia statale iraniana IRNA nel luglio di quest'anno i governi dei due Paesi hanno firmato un memorandum d'intesa per espandere la cooperazione bilaterale nei settori della sicurezza e della difesa. 

Il resto è poi storia recente con la Bolivia che rompe nuovamente le relazioni diplomatiche con Israele e sostiene nuovamente con forza la lotta del popolo palestinese. 

La decisione boliviana viene accolta con favore da Hamas. Il Movimento di Resistenza Islamica Palestinese (HAMAS), in un comunicato, apprende con favore la decisione della Bolivia di rompere i legami con il regime sionista, secondo quanto rende noto l’agenzia di stampa palestinese Shahab.

Hamas ha inoltre invitato i Paesi arabi e islamici a interrompere completamente i loro legami con il regime sionista.

 

Fabrizio Verde

Fabrizio Verde

Direttore de l'AntiDiplomatico. Napoletano classe '80

Giornalista di stretta osservanza maradoniana

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