Francesco Dall'Aglio - Scontro alla Casa Bianca: cause e conseguenze per il conflitto in Ucraina
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di Francesco Dall'Aglio*
Ora che la polvere si è posata, cerchiamo di ragionare su quello che effettivamente è successo alla Casa Bianca e soprattutto sulle cause e le conseguenze, che poi sono quelle che ci interessano di più perché ci riguardano direttamente.
L'idea che Trump abbia chiamato Zelensky a Washington per umiliarlo e fargli fare brutta figura non regge molto. Certo, c'era la volontà abbastanza evidente di rimarcare la posizione dell'Ucraina che secondo l'amministrazione Trump è di sudditanza, un po' come quella del mondo intero. Però fargli fare una figuraccia (oltre al fatto che si può discutere se l'abbia fatta o meno) e mandarlo a casa non aiuta la posizione statunitense, che è chiara ed è stata espressa più volte in maniera molto esplicita: ottenere una serie di contratti lucrosi sulle risorse minerarie ed energetiche ucraine (sintetizzate nelle "terre rare", che sono una parte marginale dell'accordo) come "compensazione" dell'aiuto prestato dall'amministrazione Biden, e sganciarsi dal conflitto rifiutando di dare le "garanzie di sicurezza" che l'Ucraina richiede lasciando che sia l'Europa a fornirle, così come a fornire ulteriori finanziamenti e armi, soprattutto perché queste verrebbero fornite in larga parte dalle aziende belliche statunitensi con ulteriore vantaggio economico per gli USA (o sarebbero state, ora bisogna vedere). Il tutto però prevede, appunto, la firma di questo accordo con l'Ucraina, firma che non è avvenuta e che quindi lascia gli USA, da questo punto di vista, al palo e li espone a un problema ulteriore, ovvero che la Russia riesca a conquistare altre parti di territorio ucraino dove sono presenti le risorse sulle quali gli USA hanno messo gli occhi.
Zelensky, col sostegno di Francia e Gran Bretagna (a questo servivano in sintesi le visite precipitose di Macron e Starmer a Washington, che da politici molto più consumati del nostro hanno messo in conto, e sostanzialmente neutralizzato, la possibilità di essere messi alle strette davanti alle telecamere) ha invece rilanciato, chiedendo garanzie di sicurezza, chiedendo che gli USA continuassero a sostenere l'Ucraina, chiedendo l'invio di ulteriori armamenti eccetera: quello che per gli USA era un accordo fatto, alle condizioni che volevano loro, si è rivelato invece un accordo in cui la controparte alza all'improvviso il prezzo e lo fa, tra l'altro, a casa tua, dicendoti inoltre che sei un mezzo fesso a fidarti della Russia che non ha tenuto fede agli accordi anche quando tu eri presidente in passato, e ripetendolo pure come se il primo accenno, e la prima reazione molto innervosita, non fosse sufficiente. Attenzione: non sto dicendo che "è colpa" di Zelensky, o che ha "sbagliato". Dal suo punto di vista ha fatto benissimo. Non ci avrebbe guadagnato niente dal punto di vista militare o finanziario, per cui perché firmare? Così invece gli USA, se si sganciano, lo fanno senza avere niente in cambio, contraddicendo quindi l'idea che Trump ha portato avanti finora, ovvero che Biden era un incompetente che ha regalato soldi e che lui invece avrebbe rimesso le cose a posto. Certo è possibile che la cosa sia andata molto oltre l'obiettivo ucraino-europeo, perché Zelensky si è comunque fatto trascinare in una escalation verbale che non avrebbe potuto vincere, e bisogna vedere bene cosa succederà adesso sia nei rapporti USA con l'Ucraina che con l'Europa.
Possiamo dire quindi che entrambe le parti non ci hanno guadagnato granché, né nella forma né nella sostanza: l'Ucraina non cede le risorse ma non ottiene garanzie e impegno USA, gli USA non offrono garanzie o impegno ma non ottengono una contropartita economica. La palla, come si suol dire, passa ora all'Europa, un'Europa a trazione inglese (così come a trazione inglese è stata buona parte della sua partecipazione al conflitto in corso, al di là del contributo personale dato da Johnson e affini). Zelensky ha già incassato ieri (foto) un prestito di 2.60 miliardi di sterline, e ora sta per iniziare un vertice a Londra, propedeutico a quello del 6 marzo, con rappresentanti di 15 paesi NATO, Turchia inclusa, più gli immancabili Rutte, von der Leyen e Costa, che deve provare a organizzare una linea comune sia diplomatica che militare di sostegno all'Ucraina.
Riusciranno a ottenere qualcosa senza la partecipazione statunitense? Di sicuro otterranno il prolungamento del conflitto, specie se le mirabolanti promesse di assistenza finanziaria dovessero essere mantenute, conflitto che la leadership ucraina non ha comunque nessuna intenzione di terminare. Le garanzie di sicurezza europee sono di certo minori di quelle statunitensi ma sempre qualcosa sono, anche se nessuno è così matto da ipotizzare uno scontro diretto con la Russia (tranne forse i baltici, che non a caso a Londra oggi non sono stati invitati). L'idea che la Russia sia felice di quello che è successo a Washington, parole di Medvedev a parte, è un'idea piuttosto sciocca. Non è felice per niente, perché se gli USA si sfilano e subentra in pieno l'Europa, il disgelo con Washington servirà a ben poco e il conflitto si trascinerà ancora a lungo.
*Post Facebook del 2 marzo 2025
*Post Facebook del 2 marzo 2025