Gli obiettivi della visita di Shoigu in Afghanistan

La Russia e la cooperazione euroasiatica.

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Gli obiettivi della visita di Shoigu in Afghanistan



La Federazione Russa, “isolata” dai regimi occidentali, continua a portare avanti una vasta opera diplomatica rivolta ai paesi del Sud del mondo, quelli che più di tutti possono comprendere i danni dell’egemonismo di Washington. La cooperazione eurasiatica è diventata la principale direttrice d’azione della Russia, e l’Afghanistan, dopo aver cacciato l’occupazione statunitense e iniziato un percorso di costruzione di uno Stato stabile e capace di modernizzare il paese, si sta mostrando sempre di più un importante interlocutore. La partecipazione di delegazioni del governo talebano a forum economici ed esposizioni militari hanno già segnalato da mesi l’avvicinamento tra Mosca e Kabul, come anche l’interesse con il quale l’Emirato guarda a organizzazioni internazionali come i BRICS. La stessa Federazione Russa ha più volte ribadito che sarebbe imminente la rimozione ufficiale dei Talebani dalla lista delle organizzazioni terroristiche.

Dopo decenni di guerra e devastazioni, l'Afghanistan, paese poverissimo ma dalle ottime potenzialità economiche, è desideroso di costruire legami con quei paesi che si rendano disponibili a portare avanti politiche non predatorie e basate sul vantaggio reciproco. E’ naturale che la scelta sia ricaduta sulla Federazione Russa e sulla Repubblica Popolare Cinese. Questo lunedì si è compiuto un nuovo importante passo nel cammino della normalizzazione internazionale dell’Emirato, con la visita a Kabul di una delegazione russa guidata da Sergey Shoigu.

L’attuale segretario del Consiglio di Sicurezza, accompagnato dal vice primo ministro Zamir Kabulov e da numerosi funzionari, si è incontrato con numerosi esponenti del governo talebano, tra i quali il vice primo ministro afghano per gli affari economici, Mullah Abdul Ghani Baradar,  Nooruddin Azizi, ministro dell'Industria e del Commercio e il ministro dell'Economia Qari Din Mohammad Hanif. Al centro della conversazioni vi è stato il potenziamento delle attività commerciali e degli investimenti russi nel paese, ma ampio spazio è stato dato anche ai temi della sicurezza, della lotta al terrorismo e al narcotraffico oltre che il raggiungimento di una pacificazione nazionale in Afghanistan.La TASS riporta dichiarazioni di Shoigu in merito: “Intendiamo sviluppare la cooperazione bilaterale tra Russia e Afghanistan in molti settori. Confermo la nostra disponibilità a stabilire un dialogo politico costruttivo tra i nostri Paesi, anche allo scopo di dare impulso al processo di composizione intra-afghana. Questo passo consentirà non solo di stabilire un dialogo efficace sui problemi di contrasto alle sfide e alle minacce alla sicurezza, come il terrorismo e il traffico di droga, ma anche di intensificare la cooperazione commerciale ed economica[1].

L’ex ministro della difesa ha avuto modo di notare come gli Stati Uniti siano i principali responsabili dello stato critico in cui versa l'Afghanistan, e che, conseguentemente, dovrebbero essere inviato a loro il conto della ricostruzione del paese. L’arroganza di Washington anche nel caso dell’Afghanistan ha portato persino al furto delle già scarse risorse finanziarie del paese, che dovrebbero essere riconsegnate alle legittime autorità di Kabul: “Stiamo parlando di restituire beni, fondi che appartengono agli afghani e che, a quanto pare, non stanno per restituire, come in molti altri Paesi, come la Libia e la Siria. A mio avviso, gli Stati Uniti dovrebbero essere la principale entità a investire nella ricostruzione dell'Afghanistan”.[2]

La presenza di Shoigu a capo della delegazione non è casuale: grazie alla regia del regime di Kiev, il 22 marzo scorso alcuni terroristi dell’ISIS-K hanno potuto uccidere 145 persone a Mosca al Crocus City Hall. La stessa organizzazione terroristica ha compiuto numerosi attentati in Afghanistan, prendendo di mira delegazioni straniere, membri delle forze di sicurezza dell’Emirato e semplici cittadini. In questa prospettiva la stabilizzazione regionale non è solo necessaria per la promozione di un’Eurasia maggiormente connessa e capace di promuovere uno sviluppo condiviso, ma anche più sicura e al riparo dai tentativi di destabilizzazione occidentali.

 

[1] https://tass.com/politics/1877405

[2] https://www.reuters.com/world/russia-pledges-broader-afghanistan-ties-says-us-should-help-rebuild-2024-11-26/

Leonardo Sinigaglia

Leonardo Sinigaglia

Nato a Genova il 24 maggio 1999, si è laureato in Storia all'università della stessa città nel 2022. Militante politico, ha partecipato e collaborato a numerose iniziative sia a livello cittadino che nazionale.

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