"Hai le mani sporche di sangue": attivista contesta Almagro e lo definisce "assassino" durante il Vertice delle Americhe
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Il Segretario Generale dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), l’uruguaiano Luis Almagro, è stato sicuramente un protagonista, in negativo, negli ultimi turbolenti anni in America Latina. Anni segnati da numerosi attacchi guidati dagli Stati Uniti contro paesi nella regione non allineati come Bolivia, Cuba, Nicaragua, Venezuela. In tutte queste occasioni Almagro si è sempre allineato senza alcun tentennamento alla strategia golpista decisa a Washington.
Comprensibile quindi che il personaggio in questione scateni grosse polemiche. Un attivista, il cui nome è attualmente sconosciuto, nella giornata di martedì ha fatto irruzione in un evento sulla libertà di stampa nell'ambito della IX Cumbre de las Américas che si svolge a Los Angeles, negli Stati Uniti, e ha contestato direttamente il segretario generale dell'Organizzazione degli Stati Americani (OAS), Luis Almagro, definendolo un "assassino" e un bugiardo, per per aver sostenuto i colpi di stato in Bolivia e Venezuela.
L'uomo - che durante l'evento è stato trattenuto da diversi agenti di polizia e personale di sicurezza - ha lanciato per poco più di tre minuti diverse accuse contro Almagro, in cui ha affermato che il segretario dell'OSA sarebbe responsabile del colpo di Stato del 2019 contro Evo Morales in Bolivia, per "distruggere" la democrazia dell paese andino e dell'instaurazione della "dittatura" di Jeanine Áñez.
"Luis Almagro, hai le mani sporche di sangue, a causa delle tue bugie c'è stato un golpe in Bolivia, un colpo di Stato contro un governo democraticamente eletto, e quella dittatura che hai aiutato a dare inizio ha massacrato 36 persone, 36 innocenti che stavano protestando per la restaurazione della democrazia, per il ripristino dell'indipendenza del loro Paese", ha affermato l'attivista, militante del partito statunitense Socialismo e Liberazione. Organizzazione che ha rivendicato l’atto di protesta.
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Il contestatore di Almagro ha evidenziato che tra le vittime dei massacri di Sacaba e Senkata, perpetrati durante il regime di fatto di Áñez, c'erano indigeni, lavoratori, donne, studenti. Ha poi aggiunto che una delle persone uccise dalla "dittatura" era l'argentino Sebastián Moro, "un giornalista che ha svelato le bugie che hai detto e mostrato la verità sul golpe che hai orchestrato; e lo hanno picchiato a morte nel suo appartamento".
"E quindi vieni qui e osi fare una lezione sulla libertà dei media, sulla democrazia, sui diritti umani? Non hai vergogna, sei un assassino e sei un burattino degli Stati Uniti", ha detto l'uomo, che ha inoltre accusato Almagro di aver sostenuto il golpe contro Evo Morales perché "le corporazioni di Wall Street e negli Stati Uniti volevano depredare le risorse della Bolivia".
Non solo il ruolo di Almagro in Bolivia è stato contestato al dirigente uruguaiano: l’attivista ha ‘ricordato’ ad Almagro il sostegno al golpista venezuelano Juan Guaidó come autoproclamato "presidente" e di aver incoraggiato le sanzioni economiche che da anni vengono imposte al Paese sudamericano.
"Nel colpo di Stato in Venezuela lei ha avuto il coraggio di sostenere, il tentato golpe scandalosamente ridicolo di Juan Guaidó, che ha cercato di dichiararsi presidente del Venezuela. Che bugia, la maggior parte delle persone in Venezuela non aveva mai sentito parlare di Juan Guaidó e tuttavia lei ha detto che è il presidente e penso che continui a dire, ridicolmente, che Juan Guaidó è il presidente del Venezuela".
L'attivista ha aggiunto che riconoscere Guaidó "è uno scandaloso insulto alla democrazia e alla sovranità del popolo venezuelano" e ha incolpato Almagro per le morti causate dalle sanzioni unilaterali imposte da Stati Uniti, Unione Europea e altri governi contro il paese della Rivoluzione Bolivariana.
"Come puoi fare questo?", ha chiesto retoricamente, e poi ha aggiunto: "Sostieni le sanzioni in Venezuela, le sanzioni che hanno ucciso 40.000 persone per le tue bugie, per il tentativo di colpo di Stato di cui hai fatto parte. Non sei niente, niente più che un assassino e non hai vergogna".
La IX Cumbre de las Américas, ha suscitato polemiche nei confronti del paese ospitante perché gli Stati Uniti hanno voluto escludere Cuba, Nicaragua e Venezuela dall'evento. La decisione si è però trasformata in un vero e proprio boomerang diplomatico, con i governi di vari paesi che hanno deciso di non partecipare al vertice in segno di protesta.
La Cumbre de las Américas è "una debacle", ha affermato il presidente del Council on Foreign Relations degli Stati Uniti ed ex capo dell'Office of Policy Planning del Dipartimento di Stato USA, Richard Haass.
"Il Vertice delle Americhe sembra essere una debacle, un autogol diplomatico. Gli Stati Uniti non hanno una proposta commerciale, una politica sull'immigrazione o un pacchetto infrastrutturale. Al contrario, il focus è su chi parteciperà all'evento e chi no. Non è chiaro il motivo per cui insistiamo a tenere l'evento", ha scritto Haass sul suo account Twitter.
Ogni tre anni, l'evento riunisce i governi di tutto il continente e il paese ospitante di questa edizione sono gli Stati Uniti.Il Dipartimento di Stato sottolinea che la Cumbre de las Américas a Los Angeles mostra alla regione e al mondo "il meglio della società" nel Paese nordamericano, e che promuoverà "un vertice più inclusivo".
Tuttavia, Washington, come abbiamo visto, ha rifiutato di invitare i governi di Venezuela, Nicaragua e Cuba. Per protesta contro questa esclusione, i presidenti di Messico, Bolivia, Honduras e Guatemala hanno deciso di non partecipare all'evento.
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