I testi di Radio Gaza: “Flotilla? La situazione qui è difficile. Ci sono delle priorità e oggi stiamo affrontando un altro sfollamento”
di Michelangelo Severgnini
E’ disponibile la sesta puntata di Radio Gaza, pubblicata giovedì 2 ottobre alle 18 sul canale YouTube dell’AntiDiplomatico.
Guarda la puntata 06:
Radio Gaza è un programma a cura di Michelangelo Severgnini e Rabi Bouallegue.
La campagna “Apocalisse Gaza” è giunta oggi al suo 105° giorno. Abbiamo raccolto fin qui 98.196 ricevuti da 1.332 donazioni. 97.534 di questi, già inviati a Gaza.
Proponiamo qui di seguito i testi della puntata.
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<<Che la pace sia su di te Rabi. Vorremo far pervenire un messaggio da parte di alcuni abitanti di Gaza che vedono nella Flottiglia una sorta di parata mediatica che non cambierà nulla della loro situazione quotidiana. In passato si erano ripetute queste iniziative ma nella maggior parte dei casi venivano bloccate oppure finivano per non portare aiuti concreti, secondo loro (i Gazawi) le flottiglie provocano solamente un clamore mediatico temporaneo destinato a scomparire e nel mentre le sofferenze continuano, quello di cui hanno bisogno sono soluzioni durature e l'apertura di valichi in maniera organizzata, e non di flotte simboliche che finiscono per essere bloccate e confiscate senza alcun impatto concreto sul territorio.
Quando una flottiglia si avvicina a Gaza, per impedirlo, Israele mette in pratica una serie di operazioni militari: 1. prima che le navi entreranno nelle acque che Israele considera ''zona di sicurezza'' la marina israeliana invia degli avvisi radio ordinando alle navi di cambiare rotta verso un altro porto, di solito nel porto di Arish, in Egitto. 2. se le navi non si conformano agli ordini, le navi da guerra inizieranno l'accerchiamento. Le forze speciali Shayetet 13 abbordano le navi e ne prendono il controllo con la forza senza l'utilizzo di armi da fuoco, salvo se l'equipaggio non opponga resistenza. 3.Una volta preso il controlo delle navi verrano condotte nel porto di Ashdod il carico verrà ispezionato e confiscato, gli attivisti verranno temporaneamente imprigionati per poi essere rimpatriati. 4. Israele giustifica queste azioni in quanto fanno parte del blocco navale imposto a Gaza per vietare l'ingresso di forniture militari ad Hamas>>.
Messaggio trasmesso durante la terza puntata di radio Gaza, l’11 settembre 2025.
Radio Gaza - cronache dalla Resistenza
Un programma di Michelangelo Severgnini e Rabi Bouallegue
In contatto diretto con il popolo di Gaza che resiste e che ha qualcosa da dire al mondo…
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Puntata numero 6 del 2 ottobre 2025
Mentre registriamo la sesta puntata di Radio Gaza, molte cose stanno succedendo simultaneamente nel mondo che in qualche modo riguardano questo programma. Non siamo in grado di seguire minuto per minuto la cronaca. Questo è un programma settimanale. Tuttavia l’avanzata dell’IDF all’interno della Striscia prosegue lentamente. Con violenza brutale, ma lentamente. Così lentamente che Trump ha deciso di intervenire con un piano, suddiviso in 20 punti, per vincere la partita ancor prima di averla portata a termine. Non si sa mai che dovesse finire come non era previsto.
La nostra lettura del piano di Trump per Gaza si è fermata al primo punto: “Gaza sarà una zona deradicalizzata e libera dal terrorismo che non costituirà una minaccia per i paesi confinanti”. Già non c‘è bisogno di leggere oltre.
Trump vuole scrivere la Storia ancora prima di aver vinto la guerra. Pretende di rendere il potere decisionale dei cittadini della Striscia di Gaza, in larga parte a favore di Hamas, un elemento accessorio, di cui fare a meno quando non gradito. Hamas non è un problema. Hamas è la risposta ad un problema (giusta o sbagliata, questo lo decidono i Palestinesi). Puoi eliminare la risposta, ma la domanda resta.
E la domanda è: cosa ci fa Israele sulla terra di Palestina?
Crediamo che la questione vada inquadrata in questi termini.
La prossima storia è suddivisa in 2 messaggi distinti. Uno dei nostri giovani contatti a Gaza, nel frattempo sfollato al Sud, alcuni giorni fa ci ha informati di una signora di sua conoscenza, rimasta intrappolata con i figli a Gaza città, al Nord, nel bel mezzo dei combattimenti tra l’IDF e la Resistenza. Ci ha chiesto dei soldi per raggiungerla, prendere i ragazzini e portare tutti quanti al Sud. Abbiamo deciso di sostenerlo in questo suo gesto di eroismo, grazie alle generose donazioni ricevute in questi giorni. Di seguito il messaggio ricevuto prima dal ragazzo e poi dalla signora, una volta raggiunta a Gaza città. Nel frattempo tutti quanti sono potuti scendere al Sud e momentaneamente mettersi in salvo.
<<Che la pace sia su di voi. C'è una donna che vuole sfollare, ha dei bambini, fugge dalla morte. I bombardamenti si avvicinano e lei non possiede nulla. Voglio solamente far uscire questa signora e i suoi figli da questo inferno, ma lei non ha soldi per lo sfollamento. Avrei bisogno solamente di 1.000 euro per portare questa signora e i suoi bambini in un luogo sicuro. Chiunque potrà aiutarci, sappiate che state salvando la vita a dei bambini. Grazie mille>>.
<<Che la pace sia su di voi. Oggi, domenica 28 settembre, mi ritrovo circondata da bombardamenti, paura e morte, nel Nord della Striscia. Vorrei andarmene con i miei figli, ma non ho soldi. Mi auguro di ricevere qualche aiuto>>.
La campagna “Apocalisse Gaza” è giunta oggi al suo 105° giorno. Abbiamo raccolto fin qui 98.196 ricevuti da 1.332 donazioni. 97.534 di questi, già inviati a Gaza.
Possiamo anche mostrare l’estratto conto di ApocalisseGaza del mese di settembre. Dice 22.596 euro ricevuti. Beh, ad agosto erano stati 46.685. A settembre dunque abbiamo ricevuto meno della metà delle donazioni ricevute ad agosto. Eppure in queste settimane c’è un’operazione su larga scala dell’esercito israeliano in corso. Centinaia di migliaia di palestinesi a Gaza sono sfollati verso Sud e necessitano di sostegno, come abbiamo sentito.
Ci dicono che ora non è tempo per le azioni umanitarie: servono azioni politiche. Quali? Blocchiamo tutto? Perché no? Perché non si è fatto prima soprattutto.
Noi cominciamo nel considerare Gaza una fortezza ancora inespugnata, dopo quasi 2 anni di guerra. E non una spianata inerme che ha bisogno di salvatori. I palestinesi a Gaza rivendicano il protagonismo sulla loro azione e sono loro ad indicare come possiamo essere utili. E noi ci proviamo. Tra i ragazzi partigiani che in queste ore stanno reggendo il fronte nel Nord della Striscia infatti, ci sono i figli, i mariti e i padri delle famiglie che Apocalisse Gaza e 1.332 donazioni hanno fin qui sostenuto.
Tra le iniziative che vorremmo segnalare questa settimana, quella di Roberto Spanò che ha devoluto ad Apocalisse Gaza il ricavato del regalo di pensionamento ricevuto dai colleghi del Teatro La Fenice. Ma ci sono anche quattro appuntamenti dal vivo nei prossimi giorni: il primo il 3 ottobre alle 21 presso la Sala Civica del Comune di Albinea, Reggio Emilia. Poi il 4 ottobre alle ore 18 presso il circolo “La Palafitta” a Montale, Modena. Poi il 5 ottobre alle ore 16 presso il Pub Bastian Contrario a Parma. Infine a Roma, l’8 ottobre alle ore 20 presso “Il cuore ribelle” in via Cernaia 31.
Apocalisse Gaza sembra davvero la descrizione di quel che sta succedendo in questi giorni. Quel che il messaggio seguente ci racconta è niente meno che un’apocalisse.
<<Che la pace sia su di te, come stai caro Rabi? Un saluto a Michelangelo. La situazione a Gaza peggiora ogni giorno di più. La vita è diventata insostenibile. Viviamo nel centro (della Striscia) e buona parte degli abitanti del Nord sono stati sfollati qui da noi e le strade e i mercati sono invivibili. C'è un sovraffollamento impressionante, la gente non sa dove andare, molte persone sono state sfollate dal Nord e adesso sono in mezzo alla Strada e non riescono a trovare tende e neppure degli spazi dove stare. La situazione peggiora sempre di più, i bombardamenti aumentano d'intensità nel Nord stanno demolendo torri e palazzi sulla testa dei suoi residenti e oggi gli sfollati del Nord che stavano percorrendo l'autostrada costiera Al Rachid sono stati bombardati. Io oggi sono stata al mercato con mio figlio Yousif e pochi minuti mi hanno separato dalla Morte. Gli aerei dell'occupazione hanno bombardato il mercato e ho visto con i miei occhi martiri e feriti, il sangue. Ho avuto paura e il mio figlio minore è rimasto terrorizzato dalla scena. Scene che straziano il cuore, adesso non riesco nemmeno a stare in piedi per la scena che ho visto la nostra situazione a Gaza… Non sappiamo cosa dire, è indescrivibile. Non ci basta la mancanza di lavoro, di servizi, cure mediche. Non c'è nulla. La vita è diventata impossibile, mi auguro che chiunque ascolti la nostra voce possa continuare a sostenerci, ad inviarci donazioni. Noi a Gaza ne abbiamo molto bisogno. La nostra causa non è umanitaria, ma politica, (perché) noi vogliamo liberare la nostra Terra dall’occupazione, ma la nostra situazione umanitaria è … Non abbiamo nulla di cui poter usufruire, la vita è diventata insostenibile. Distruzione totale delle istituzioni, delle scuole, un’esistenza indescrivibile. Mi auguro che tutti ascoltino la nostra voce, che ascoltino i nostri appelli e ci aiutino. Michelangelo e Rabi ci hanno sempre fatto arrivare aiuti e il loro sostegno con cui compriamo da mangiare. Se non ci arrivano donazioni attraverso Rabi e Michelangelo non sapremo veramente come fare per vivere. Mi auguro che tutti ci aiutino ad ottenere tende, ne abbiamo tanto bisogno, come anche di cibo e acqua: abbiamo bisogno di tutto.
Speriamo, mi auguro, che tutti mi ascolteranno, in Italia o in qualunque altro paese e che continueranno ad inviare aiuti, perché a Gaza le nostre esistenze sono diventate insostenibili>>.
Un nostro contatto si è rassegnato a lasciare Gaza città al nord, per mettersi al riparo nel Sud della Striscia, sperano un giorno presto di poter tornare al Nord, a casa. E magari di ritrovarla in piedi la casa che ha lasciato. Una delle poche ancora in piedi.
Nel frattempo al Sud ha incontrato una realtà che nemmeno immaginava. Ci ha mandato una breve messaggio, in questi giorni ha certamente altro cui pensare: sistemare la famiglia, costruire e allestire la tenda, cercare da mangiare, da bere. Ma c’è tutta una serie di problematiche di non facile soluzione, che ci danno l’idea della situazione. Che ci danno l’idea, che nel Sud della Striscia ormai non sia rimasto un metro quadro libero.
<<Da due giorni non riesco ad andare in bagno, o meglio, non riesco a trovare un bagno.
Mi dispiace dirtelo, ma tu non sai cosa significa essere sfollati oppure cosa significa avere come casa la strada.
Di sicuro non sai cosa significa passare due o tre giorni alla ricerca di un bagno per espletare i propri bisogni fisiologici. Vai a casa della gente e in totale imbarazzo, bussi alla porta, e chissà se qualcuno ti permetterà di usare un bagno. Per poi rimanere sorpreso di come molti di loro non possiedono acqua corrente nelle loro case. E qui siamo di fronte a un altro problema legato allo sfollamento ed è la crisi idrica>>.
<<Una ragazza dei nostri contatti, la cui storia forse ricorderete, quella che faceva la volontaria nell’ospedale Al Shifa, nel Nord, è scesa a sua volta al Sud. Questa è la sua descrizione della situazione>>.
<<Che la pace sia su di voi, che Dio sia lodato. Io sto bene, la situazione è un po’ incasinata. Ho lasciato l'ospedale Al Shifa per andare verso Sud e sono rimasta sorpresa dalla zona in cui siamo stati sfollati a Khan Younis. Una situazione difficile. Sono comunque riuscita ad uscire dalla zona di Khan Younis verso la zona di Dar El Balah. Un altro sfollamento, in un posto nuovo. E la situazione è difficile, non c'è acqua, non c'è nulla siamo arrivati a una vera e propria fase critica. E per quanto riguardo la Flottilla… La situazione è molto difficile. Adesso la gente ha bisogno di tende, di pacchi alimentari. Ci sono delle priorità e oggi stiamo affrontando un altro sfollamento. Quindi ci aspettiamo che il mondo, i donatori e i sostenitori debbano prima di tutto risolvere queste priorità.
Non so che dirti, lo giuro. E’ la prima volta che mi sento così in angoscia. Ieri ho piantato la tenda a Dar El Balah. Purtroppo non ho avuto altra scelta. Nelle zone all'interno di Dar (Al Balah), le zone di Al Balad e di Al Haiawya, non ci sono piazzole. E se ci sono impongono prezzi (affitti) inimmaginabili. Sono stata costretta a scegliere una zona vicinissima alla posizione degli Ebrei. Purtroppo non abbiamo altre scelte e ci affidiamo a Dio. Adesso devo portare tutte le mie cose da Khan Younis a Dar Al Balah.