Il “cessate il fuoco” in Ucraina alla maniera euro-atlantica
di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico
C'è un gran via vai in questi giorni a Kiev di consoli e porporati euro-atlantici, impegnati a impartire le dovute raccomandazioni a Vladimir Zelenskij nella sua condotta verso Mosca, mascherata da proposta di “cessate il fuoco prolungato” che difficilmente, nella formulazione euromajdanista, il Cremlino potrà accettare.
Per primo, è stata la volta dell'arrivo a Kiev dell'ex rappresentante speciale del Dipartimento di stato USA per l'Ucraina, Kurt Volker.
Nonostante gli sforzi della squadra di Donald Trump, il blocco occidentale deve continuare a sostenere la guerra contro la Russia, ha dichiarato Volker in occasione del forum sulla sicurezza a Kiev: «La pace non è nell'agenda di Vladimir Putin. Per questo dobbiamo definire il quadro della deterrenza e delle minacce. Queste devono essere la nostra impostazione, la nostra percezione e le nostre azioni per dissuadere Putin da un attacco imminente. È un uomo del KGB, ha nostalgia del passato, dell'Unione Sovietica».
Basti ricordare che si tratta dello stesso Kurt Volker che nel 2019, all'immediata vigilia del turno elettorale tra Petro Porošenko e Vladimir Zelenskij che avrebbe dato la vittoria al secondo, aveva sfacciatamente ricordato la cruda realtà: chiunque vincesse, gli Stati Uniti sono arrivati in Ucraina seriamente e per rimanerci a lungo e Washington avrebbe continuato a «fornire tutta l'assistenza possibile» a Kiev, perché gli USA vogliono una «forte Ucraina, nei vecchi confini».
Passati sei anni, oggi Volker dichiara che ci si deve «rivolgere alla storia, se in futuro vogliamo fermare la Russia, affinché non continui l'aggressione. Ma l'amministrazione Trump non ne parla. Pensano che prima ci debba essere un cessate il fuoco, poi i negoziati e la pace» ha lamentato Volker, sottolineando che l'occidente dovrebbe continuare sulla propria linea, indipendentemente da ciò che vogliono Trump e la sua squadra.
Forse Steve Witkoff può trovare qualche tipo di accordo con la Russia, se vuole, ha detto ancora Volker e qualcuno può avere una propria «visione di questo problema. La realtà è la realtà, Putin è Putin. Non rinuncerà al suo obiettivo di distruggere l'Ucraina. Ma l'Ucraina non si arrenderà mai. Gli ucraini non rinunceranno mai alla difesa delle proprie case».
PolitNavigator ricorda come già tre anni prima dell'inizio del conflitto, nel 2019, il Ministero degli esteri russo avesse ripetutamente sottolineato che «Kurt Volker non sta cercando di stabilire un dialogo tra le parti contrapposte in Donbass, ma spinge Kiev verso una variante di forza». La sua posizione non è affatto cambiata
E, sulla scia della visita di Volker, il 10 maggio sono arrivati a Kiev Emmanuel Macron, Keir Starmer, Friedrich Merz e Donald Tusk; ad accoglierli alla stazione ferroviaria, una folta delegazione ucraina guidata dal capo dell'ufficio presidenziale Andrej Ermak e dal ministro degli Esteri Andrej Sibiga.
L'occasione è quella del vertice della cosiddetta “coalizione dei volenterosi”, per mettere a punto una proposta di cessate il fuoco di 30 giorni. Se Mosca rifiuterà l'iniziativa, nei suoi confronti potrebbero essere imposte nuove sanzioni. A quanto pare, si minacciano non solo sanzioni: in un'intervista al canale YouTube ucraino Notizie Pubbliche, il ministro degli esteri francese Jean-Noel Barrot ha dichiarato che la cosiddetta “coalizione dei volenterosi” intende arginare “l'aggressione russa” in cielo, mare e terra, pur evitando di rivelare il numero di soldati francesi che Parigi intenderebbe inviare sul terreno.
Già ieri, annunciando la visita, Macron aveva pubblicato una foto degli “euroquattro”, con la didascalia “Sulla strada verso Kiev. Per l'Ucraina, per l'Europa» in francese, inglese, tedesco e polacco. Soprattutto per l'Europa, è il caso di specificare; l'Europa dei monopoli, delle finanze e del complesso militare-industriale che incamera profitti giganteschi dal conflitto.
Come osserva la francese AFP, «l'arrivo simultaneo di quattro leader europei in Ucraina non ha precedenti»; anche se, per la verità, pare ormai divenuto un rituale quello di accompagnare gli ospiti altolocati in pellegrinaggio ai cimiteri delle città ucraine: era avvenuto il 9 maggio a L'vov e la scena si è ripetuta il 10 maggio a Kiev, nella cui majdan Nezaležnosti, teatro degli assassinii perpetrati dai nazisti nel 2014, è stato ora allestito un macabro “memoriale” in ricordo dei militari ucraini mandati al macello da Zelenskij e la sua banda.
Nello specifico del cosiddetto “cessate il fuoco” euro-ucraino, la Reuters cita una fonte diplomatica secondo cui USA e alleati europei starebbero ultimando una proposta da presentare a Mosca per un cessate il fuoco di 30 giorni e, in caso di rifiuto, la Russia dovrebbe attendersi nuove sanzioni da parte di UE e USA. La cosa sarebbe stata confermata, dopo i colloqui con Zelenskij, anche da Donald Trump, che ha nuovamente esortato Ucraina e Russia a «porre fine a questa stupida guerra».
Il politologo russo Sergej Markov, aveva d'altronde pronosticato che l'Occidente avrebbe annunciato un ultimatum alla Russia il 10 maggio, subito dopo la Giornata della Vittoria. L'essenza dell'ultimatum è di prolungare di un mese il cessate il fuoco di tre giorni proclamato da Mosca in occasione del 9 Maggio. «Tale ultimatum costituisce la pretesa rivolta a Mosca di accettare la proposta di Zelenskij di una tregua incondizionata di 30 giorni. Vale a dire che la Russia dovrebbe dimenticare le proprie condizioni per la tregua, tra cui quella di non fornire armi a Kiev e sospendere la mobilitazione in Ucraina. Se la Russia non accetterà il loro ultimatum, minacciano di rafforzare drasticamente le sanzioni e accrescere le forniture di armi all'Ucraina».
Finora, Mosca non ha ufficialmente dato una risposta precisa alle pretese occidentali, tanto più che le forniture occidentali non si sono affatto interrotte. Il portavoce presidenziale Dmitrij Peskov ha dichiarato che il Cremlino ha appoggiato l'iniziativa di un cessate il fuoco prolungato, quando è stata proposta per la prima volta da Donald Trump, ma «con la riserva che all'idea di un cessate il fuoco facciano da contorno un gran numero di sfumature, senza trovare risposte alle quali è molto difficile parlarne in modo concreto».
Stando a Bloomberg, ultimamente la posizione della Casa Bianca si sarebbe irrigidita e Putin sarebbe visto come un “serio ostacolo alla pace”: «la Russia sta avanzando richieste e chiedendo concessioni che noi consideriamo eccessive», ha detto il vicepresidente americano James Vance. Naturale, su questo sfondo, che Zelenskij abbia ripreso coraggio, affermando che l'Ucraina «sta conducendo un dialogo positivo e costruttivo» con gli Stati Uniti. D'altronde, ricorda l'agenzia, pur di ottenere l'appoggio di Trump, Zelenskij ha accettato di cedere agli Stati Uniti il controllo di una parte dei futuri proventi delle risorse naturali dell'Ucraina. E, di contro, sfuma anche la posizione iniziale di Washington che, in precedenza, aveva presentato iniziative per il congelamento del conflitto lungo l'attuale linea del fronte, lasciando una parte significativa dei territori sotto il controllo de facto della Russia, con Trump che era anche pronto a riconoscere la Crimea come russa.
Ora, scrive Bloomberg, l'Ucraina potrebbe ricevere rigorose garanzie di sicurezza, in cambio della rinuncia di adesione alla NATO e della parziale abolizione delle sanzioni contro Mosca. Inoltre, gli Stati Uniti chiedono che la Russia restituisca all'Ucraina la centrale nucleare di Zaporož'e, che potrebbe essere posta sotto gestione internazionale con la partecipazione USA, per fornire energia a entrambe le parti.
«Nelle prossime ore e nei prossimi giorni potrebbe essere annunciato un cessate il fuoco, per 30 giorni, oppure parziale e graduale; le varianti sono ancora in discussione», precisa alla Reuters una fonte diplomatica; si avvicina il momento «in cui non aspetteremo una risposta formale da Mosca alla proposta congiunta di cessate il fuoco».
Intanto, però, già nel corso della prima giornata del cessate il fuoco proclamato da Mosca in occasione delle celebrazioni per il 9 Maggio, altri droni ucraini hanno colpito la regione russa di Belgorod, reparti ucraini hanno tentato di condurre azioni offensive in diverse aree nelle vicinanze del confine con la regione di Kursk, portando anche piccole forze da sbarco sulla riva sinistra del Dnepr, nella regione di Kherson. Il “cessate il fuoco” alla maniera Volker-Zelenskij.
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