Il Piano Albania, le parole di La Russa e la sua "esportabilità"
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di Paolo Desogus*
Il presidente del Senato La Russa ha preso le difese del Piano Albania e ha affermato che verrà copiato anche all’estero. Temo che abbia ragione. È vero, i giudici italiani con i loro provvedimenti hanno messo in evidenza i contrasti con le normative europee sull’immigrazione. E tuttavia in Europa spira un vento di intolleranza che si somma alle difficoltà oggettive prodotte dal declino economico, la solitudine sociale prodotta dal neoliberalismo e dallo smarrimento in un mondo che cambia, senza che i singoli cittadini abbiamo gli strumenti per dominare i processi.
Nella nostra realtà postdemocratiche il migrante è percepito come uno dei principali agenti di questo cambiamento che si manifesta nel lavoro, nelle scuole e nella vita sociale in genere. È anche la figura che si pensa di poter governare meglio con i mezzi che offre la legge. Le destre, e non più solo loro, hanno dunque buon gioco a indicarli come la causa di tutti i mali e a usarli per nascondere altre questioni politiche.
Ci sono certo molte differenze fra i diversi paesi europei. L’Italia resta tra quelli più aperti e accoglienti, nonostante i vari Salvini o i Minniti. Paesi come la Francia e ora la Germania hanno adottato misure severissime, anche se con meno clamore e retorica di quanto si osserva dalle nostre parti. In ogni caso la china è quella che spinge i governi europei a prendere misure sempre più drastiche e disumane, con aperture e chiusure calibrate sulle esigenze del mercato del lavoro.
Ragioni dovute al cambiamento climatico, alle guerre e all’aumento delle diseguaglianze stanno incrementando i flussi. È dunque probabile che i governi, di qualunque colore, risponderanno all’aumento dell’immigrazione con misure sempre più repressive. Meloni da questo punto di vista ha fatto un bel favore a molti governanti. Ha creato un precedente che verrà imitato. Una volta che le polemiche si saranno placate e che il Piano Albania andrà a regime dopo i ritocchi normativi, molti altri paesi se ne serviranno.
Temo dunque che La Russa abbia ragione. Ma anche chi vede il Piano Albania come un qualcosa di tutto sommato accettabile dovrebbe riflettere sulle conseguenze politiche generali. Ci si può illudere che l’idea che gli esseri umani possano essere esportabili sia limitata solo ai migranti. In realtà quel genere di provvedimenti partecipa alla costruzione di una visione del mondo complessiva. Autorizzare gli stati a disprezzare la vita umana, a farne merce da esportazione significa creare strumenti giuridici e politici che possono essere poi usati per colpire chiunque.
*Post Facebook del 21 ottobre 2024