Il problema è l'euro, non il MES

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di Thomas Fazi
 

Tutto il dibattito sul MES è surreale. A voler dar retta ai due principali schieramenti - i proconsoli europei del PD da un lato e i sovran-confusi ed altreuropeisti di Lega-FdI dall'altro - il destino dell'Italia si giocherebbe intorno al MES: a seconda dei punti di vista, l'Italia sarebbe spacciata in caso di non approvazione (i primi) o di approvazione (i secondi) del trattato in questione.


Ora, sulla posizione del PD c'è poco da dire: da bravi proconsoli, si limitano a ripetere a pappagallo le direttive che arrivano da Bruxelles. Che altro dovrebbero fare? A volerla dire tutta, c'è anche un fondo di verità in quello che dicono: non è da escludere, infatti, che la mancata ratifica del MES possa creare turbolenze sui mercati finanziari.


Più ipocrita, invece, la posizione dei sovran-confusi della Lega e affini: se da un lato, infatti, è indubbio che l'approvazione del MES peggiorerebbe la situazione dell'Italia (aumentando il rischio di una ristrutturazione forzata del debito), è però altrettanto indubbio che la situazione dell'Italia rimarrebbe assolutamente critica anche se la riforma del MES venisse cestinata domani (cosa che comunque non accadrà).


Ciò che Lega e FdI non dicono, infatti, è che in caso di rischio di insolvenza sul debito pubblico - un'eventualità a sua volta resa possibile unicamente dall'assenza di un'esplicita e incondizionata garanzia del debito da parte della BCE - già oggi l'Italia sarebbe costretta a chiedere alla BCE l'attivazione di un cosiddetto programma OMT (Outright Monetary Transactions), che già oggi richiederebbe l'accettazione, da parte dell'Italia, di un programma di aggiustamento dei conti pubblici all'interno della cornice... del MES. Insomma, riforma o non riforma del MES, in caso di crisi l'Italia verrebbe comunque commissariata.


Cosa ci fa capire questo? Che il problema non è la riforma del MES ma l'architettura stessa dell'eurozona. E che, dunque, chi vorrebbe farci credere che il destino dell'Italia dipende dall'approvazione o meno della riforma sta continuando a prendere per i fondelli gli italiani.


Più in generale, la riforma del MES rappresenta la normale evoluzione dell'architettura dell'eurozona: pensare che l'Italia possa tirarsene fuori od ottenere chissà quali modifiche è semplicemente ridicolo. Questa è la direzione in cui va l'eurozona, l'unica direzione possibile: sarebbe anche il momento che l'Italia decidesse, una volta per tutte, cosa fare da grande, se stare dentro o fuori.


L'ultima cosa di cui ha bisogno questo martoriato paese sono dei sedicenti sovranisti che continuano a raccontare al carcerato che il problema è la grandezza delle finestre della sua cella, e non il fatto stesso di trovarsi in una cella senza motivo.

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