Il soldato russo Reznikov è libero!
di Eliseo Bertolasi
Il prigioniero di guerra russo Denis Sergeevich Reznikov, di Makeevka (sobborgo di Donetsk) che si trovava rinchiuso nelle carceri ucraine alla fine è stato scambiato.
Il calvario di Reznikov è finito! Il 14 agosto sono apparse le prime immagini della sua liberazione mentre chiama al telefono la figlia Liza (Elizaveta).
Elizaveta Reznikova, minorenne, dopo la cattura del padre da parte dell’esercito ucraino nel 2024 iniziò ad essere ricattata dai Servizi Ucraini (SBU). Nonostante il forte stress nervoso e il grave trauma psicologico, Elizaveta trovò sempre la forza di non cedere ai ricatti, rifiutando di collaborare con la SBU anche quando torturavano suo padre in diretta tramite video-chiamate.
Di questa vicenda si è occupata l’Associazione culturale “Speranza” e il suo presidente Irina Vikhoreva, che sin dall’inizio prese a cuore questa tragedia umana e familiare.
Il 3 maggio 2024 Irina Vikhoreva arrivò addirittura a organizzare un picchetto nei pressi dell’ambasciata ucraina a Roma. L’azione, certo, non aveva la pretesa di coinvolgere le autorità diplomate ucraine in Italia, ma, mostrando le foto e raccontando la vicenda a dir poco raccapricciante, almeno di sensibilizzare l’opinione pubblica italiana. Anche “L’Antidiplomatico” allora lanciò l’appello “Salviamo il soldato Reznikov!” https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-salviamo_il_soldato_reznikov/5496_54892/
Raggiunta telefonicamente, ecco il commento “a caldo” di Irina Vikhoreva:
“Appena ho saputo dalla figlia, con la quale sono sempre in contatto, della telefonata del padre, ho pianto di gioia per la liberazione di suo papà Denis. È una grande vittoria per la quale si sono impegnate più persone ciascuna in base alle proprie possibilità e competenze: avvocati, operatori dei mass medi, attivisti sociali.. Evviva!”.
Di fatto, per merito dell’Associazione culturale “Speranza”, che si rivolse ai legali dell’Associazione Liberamente Umani (ALU) la vicenda arrivò fino al CPT (Comitato europeo per la Prevenzione della Tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti) e alla CEDU (Corte Europea per i Diritti dell’Uomo), e furono probabilmente queste azioni a salvare Reznikov dalla morte.
Relativamente alla lieta conclusione del caso sul sito di ALU si legge:
“L’Associazione Liberamente Umani ALU ha appreso con gioia la liberazione di Denis Sergeevich Reznikov, da tempo detenuto nelle prigioni ucraine.
L’Associazione ALU in sinergia con l’Associazione Speranza avevano fin da subito seguito la vicenda e si sono spese in prima persona per la sua liberazione attraverso i propri avvocati, che hanno denunciato le gravi violazioni dei diritti umani da lui subite e presentato ricorso alla Corte Europea dei Diritti Umani. Inoltre, sono stati realizzati diversi interventi pubblici e interviste per sensibilizzare e mobilitare l’opinione pubblica sul tema.
Dopo la cattura di Reznikov, rappresentanti dei servizi ucraini, avevano incominciato a telefonare alla figlia mostrandole le torture subite dal padre, in modo che lei fornisse loro informazioni sulla dislocazione dei soldati russi a Donetsk. Al rifiuto da parte della bambina, i servizi ucraini avevano affermato che Reznikov sarebbe stato ucciso.
L’intervento di ALU è stato perciò fondamentale per salvare la vita dell’uomo”.
Anche l’avvocato Francesco Scifo di ALU che ha seguito con grande competenza tutta la vicenda, contattato telefonicamente, ha commentato:
“Siamo veramente contenti perché questo successo è testimonianza dell’importanza di lottare per i diritti umani, anche di fronte all’enormità delle violazioni che accadono nel mondo: a volte anche un semplice intervento scritto di un avvocato internazionale può aiutare a salvare una vita perché rende nota la sua situazione personale”.
Questa è la dimostrazione di come l’impegno anche di poche persone, ma determinate a raggiungere l’obiettivo prefissato, possa portare a grandi risultati sulla base della perseveranza e delle capacità professionali.