In Venezuela l'opposizione voleva attaccare una sinagoga per accusare l'Iran
Nel cuore di una Caracas sempre più proiettata sulla scena internazionale, il ministro degli Interni venezuelano Diosdado Cabello ha lanciato accuse pesanti contro l’opposizione. Secondo Cabello, María Corina Machado e il dissidente Iván Simonovis avrebbero ordito un attacco contro una sinagoga per accusare Iran e chavisti, con il supporto di Reza Pahlavi, figlio dello scià deposto. Il piano, sostiene, mirava a diffondere l’idea che l’Iran voglia usare il Venezuela come base per colpire gli Stati Uniti, minando il dialogo tra Caracas e Washington.
Cabello ha invece ribadito l’impegno del governo bolivariano per la pace e denunciato il sostegno della destra all’invasione e alla violenza. Il ministro degli Esteri Yván Gil, durante una marcia per la pace, ha sottolineato che i conflitti in Medio Oriente non sono religiosi, ma frutto di strategie geopolitiche per il controllo delle risorse. Ha definito il sionismo “una piattaforma di aggressione disumana” e rilanciato l’appello di Maduro per un Vertice globale dei Capi di Stato per la pace.
Jorge Rodríguez, presidente dell’Assemblea Nazionale, ha rincarato la dose, definendo l’entità sionista e l’imperialismo come le vere minacce alla stabilità mondiale. Ha espresso pieno sostegno a Iran e Palestina, sottolineando come il recente fallimento della “cupola di ferro” israeliana mostri le fragilità del potere militare di Tel Aviv.
Una visione chiara, che conferma Caracas come uno dei più importanti centri del fronte anti-imperialista globale.
Tratto dalla newsletter quotidiana de l'AntiDiplomatico dedicata ai nostri abbonati