Inchiesta CNN sull'attentato contro Maduro: gli USA erano a conoscenza dei piani per uccidere il presidente. Smentite le menzogne mainstream

Inchiesta CNN sull'attentato contro Maduro: gli USA erano a conoscenza dei piani per uccidere il presidente. Smentite le menzogne mainstream

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di Fabrizio Verde

Agosto 2018, Caracas, capitale del Venezuela. Il presidente Nicolás Maduro è impegnato in un discorso in occasione di una parata militare. Il leader venezuelano improvvisamente si ferma e guarda verso il cielo. In quel momento avvengono delle esplosioni. Maduro continua il suo discorso ma viene interrotto dalle forze di sicurezza venezuelane che lo schermano e portano in salvo. 

 

L’emittente televisiva statunitense CNN en Español riconosce adesso, in base a un’inchiesta, che il presidente venezuelano Nicolás Maduro fu vittima di un attacco terroristico lo scorso 4 di agosto sull'Avenida Bolivar a Caracas dove vennero utilizzati due droni caricati con potente esplosivo C-4, neutralizzati grazie dalle forze di sicurezza venezuelane con degli inibitori dei segnali telefonici. 

 

Le indagini condotte dalle forze di sicurezza venezuelane per individuare e catturare tutti gli autori materiali e i mandanti dell’attentato che aveva come obiettivo l'eliminazione fisica del presidente Nicolas Maduro insieme a tutti i principali dirigenti della Repubblica Bolivariana del Venezuela puntarono fin da subito verso la Colombia. I responsabili materiali dell’attentato organizzarono tutto nel paese confinante con il sostegno di alcuni portavoce dell’opposizione venezuelana come Julio Borges e Juan Requesens a fare la spola tra Venezuela e Colombia. 

 

La CNN ha raccolto le dichiarazioni una persona coinvolta nel fallito attentato. L’uomo conferma che l’attacco ha avuto organizzazione in una fattoria in Colombia e rivela di aver avuto ben tre incontri con funzionari del governo degli Stati Uniti in seguito all’attentato terroristico. Oltre alle ammissioni la CNN mostra video inediti, forniti dal terrorista intervistato, del suo addestramento riguardante il volo dei droni in una fattoria nelle pianure colombiane. Circostanza che coincide con le denunce del presidente Maduro.

 

Le conferme che giungono dal servizio realizzato dalla CNN, tutt’altro che tenera con il Venezuela e la Rivoluzione Bolivariana, pongono con le spalle al muro chi aveva tentato di mistificare la situazione parlando di un attentato farlocco organizzato e ideato dalla stessa dirigenza venezuelana per poter così procedere a reprimere l’opposizione. 



 

In Italia spiccano soliti fake media del mainstream come La Stampa, Il Foglio, Rainews, Il Post, Il Messaggero, insomma i soliti noti in servizio permanente per conto dei circoli guerrafondai di Washington contro la sovranità della Repubblica Bolivariana del Venezuela.

A tal proposito scriveva La Stampa, uno di quegli organi maggiormente impegnati nella sacra crociata contro la diffusione di fake news: «Il regime a Caracas fa quadrato intorno alla linea di Maduro, ma in assenza di prove concrete la verità è che la versione ufficiale fa acqua da tutte le parti. Nessuno dei giornalisti venezuelani presenti ha visto circolare dei droni, mentre un portavoce dei vigili del fuoco, poi messo a tacere dai suoi superiori, ha affermato che una causa possibile della detonazione sarebbe stata l’esplosione di una cucina a gas in un appartamento al terzo piano di un palazzo a pochi metri dal palco ufficiale. Un militare consultato in maniera anonima dall’agenzia americana Ap ha spiegato che è altamente improbabile che un drone possa essere colpito da terra e nei pressi della piazza non è stato trovato nessun resto dell’apparecchio».



Un classico esempio di disinformazione plateale. La post-verità in azione per ribaltare la realtà dei fatti. Così l'aggredito diventa il carnefice da dare in pasto all'opinione pubblica internazionale.

 

In ultima analisi, facciamo nostra la considerazione sulla vicenda di Juan Carlos Monedero: «Viene dimostrato che il tentativo di voler uccidere Nicolas Maduro era reale. Adesso tutti i media che dissero si trattava di una montatura dovrebbero chiedere scusa».  

 

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