Kampala 2025: il Movimento dei Non Allineati torna a farsi sentire nel mondo multipolare

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Kampala 2025: il Movimento dei Non Allineati torna a farsi sentire nel mondo multipolare

Il 19° incontro ministeriale del Movimento dei Paesi Non Allineati (NAM), svoltosi a Kampala sotto la presidenza ugandese, ha segnato un momento di rinnovata centralità per il Sud globale. In un contesto di conflitti irrisolti, crisi economiche e sfiducia verso le istituzioni multilaterali, l’organizzazione fondata sui principi di Bandung del 1955 riafferma il proprio ruolo come piattaforma politica per l’autonomia strategica e la cooperazione tra oltre 120 Stati. Il tema scelto — “Approfondire la cooperazione per una prosperità condivisa” — risuona come un manifesto per un mondo che cerca equilibrio oltre i blocchi tradizionali.

Per l’Iran, rappresentato dal ministro degli Esteri e fedele all’eredità anti-imperialista della Rivoluzione del 1979, il NAM rimane “baluardo della sovranità nazionale e della resistenza ai meccanismi egemonici”. Teheran punta a rilanciare il proprio ruolo nel dialogo Sud-Sud e nella difesa dei principi di non interferenza e autodeterminazione, ribadendo la condanna delle sanzioni occidentali definite “terrorismo economico”. Centrale nei dibattiti è stata la tragedia di Gaza. Il ministro cubano Bruno Rodríguez Parrilla ha denunciato con toni durissimi “il genocidio israeliano contro il popolo palestinese”, chiedendo che la comunità internazionale riconosca la Palestina come Stato membro a pieno titolo dell’ONU. Ha accusato gli Stati Uniti di garantire impunità a Israele attraverso l’abuso del veto al Consiglio di Sicurezza, trasformandosi “anch’essi in perpetratori di quel crimine”.

Cuba, nel solco della sua tradizione antimperialista, ha inoltre condannato l’embargo statunitense che da decenni strangola la sua economia, chiedendo ai membri del NAM di sostenere la risoluzione per la sua revoca all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Al di là della denuncia, Kampala ha mostrato un Sud globale più coeso e pragmatico. Le delegazioni hanno richiamato la necessità di un nuovo ordine economico internazionale, capace di superare l’asimmetria tra Nord e Sud, e di riformare il Consiglio di Sicurezza dell’ONU per renderlo più rappresentativo. Temi come la sicurezza alimentare, la transizione energetica e la resilienza climatica sono stati posti al centro di un’agenda che mira a rafforzare la voce collettiva del “maggioranza mondiale”.

Nella visione iraniana e cubana, l’emergere di blocchi come BRICS e l’intensificarsi della cooperazione Sud-Sud non rappresentano una fuga dal multilateralismo, ma la sua democratizzazione. Il NAM, sostengono, deve tornare a essere “la coscienza morale del mondo”, capace di offrire un’alternativa ai club esclusivi del Nord globale come il G7. Kampala 2025 segna dunque una tappa simbolica e strategica: non più solo un ricordo della Guerra Fredda, ma un laboratorio politico del mondo multipolare che sta prendendo forma. In un’epoca di nuove fratture e vecchie disuguaglianze, il Movimento dei Non Allineati prova a rispondere con la sua antica lezione: la solidarietà come forma di sovranità.

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