Kiev in un anno ha investito 13 miliardi in bond statunitensi
Sorpresa: l’Ucraina sta comprando debito americano. E lo sta facendo in forma massiccia. I dati ufficiali del Dipartimento del Tesoro a stelle e strisce sottolineano che a partire dal luglio 2022 è iniziata una corsa all’accaparramento di Treasury Bonds (T-Bonds) da parte del governo di Kiev: da 7,9 miliardi di dollari nel luglio 2022 l’Ucraina è salita a 21,4 miliardi nello stesso mese di quest’anno, una crescita del 173% in una fase anomala contraddistinta dal picco della spesa bellica per la guerra contro la Russia e dell’assistenza finanziaria occidentale.
I T-Bonds di Kiev
Insomma, l’Ucraina compra in un anno 13,5 miliardi di dollari di debito americano. Non abbiamo modo di sapere, dai dati del Dipartimento del Tesoro, se parliamo delle securities a breve, media o lunga scadenza, ma un dato è certo: una parte sostanziale dell’assistenza fornita da Washington a Kiev ritorna oltre Atlantico sotto forma di finanziamento al colossale deficit americano, alimentato in questa fase da spesa bellica, lotta all’inflazione e politiche industriali.
Molti Paesi come la Cina e l’Arabia Saudita disinvestono dal debito USA? Ecco che l’Ucraina concorre a colmare, in parte, il vuoto nell’ultimo anno. E se pensiamo che dall’invasione russa al 31 maggio Kiev ha ricevuto dagli Stati Uniti in assistenza finanziaria oltre 24 miliardi di dollari, è chiaro che più di metà del denaro in questione abbia ripreso le vie di oltre Atlantico.
Ancor più interessante è il fatto che l’Ucraina abbia accelerato gli acquisti dopo aver deciso, a luglio 2022, di fissare il cambio della sua moneta, la grivna, a quota 36,5686 per dollaro, svalutandola del 25% rispetto al precedente tasso di 29,25 fissato all’inizio dell’invasione russa.
Svalutare per investire in perdita
Lo stratega di questa manovra di accumulazione è l’ombroso ministro delle Finanze, Serhiy Marchenko, economista classe 1981, in rapporto con l’Occidente come co-presidente del Multi-Agency Donor Coordination Platform for Ukraine e già frequentatore della Harvard Kennedy Business School. Ottimo conoscitore delle dinamiche americane, ha messo in piedi una serie di manovre apparentemente articolate ma non prive di raziocinio.
Ricapitolando, abbiamo un Paese invaso, con un’economia a terra, profondamente ferito dal conflitto, che svaluta una moneta nazionale nei confronti del principale benefattore salvo poi iniziare ad acquistarne i titoli in dollari, proprio quando il biglietto verde diventa meno conveniente per le sue casse.
Tutto questo mentre Kiev patrimonializza e tesaurizza buona parte delle entrate di valuta estera ottenute dall’occidentale, che ad agosto 2023 hanno cominciato a calare dopo aver toccato un massimo storico il mese precedente.
L’Ucraina deve trovare garanzie all’estero
L’Ucraina ha in pancia 40,4 miliardi tra titoli denominati in valuta estera come i T-Bond occidentali, quote di dollari ed euro nelle sue casseforti, obbligazioni e via dicendo. Da USA, Regno Unito, Unione Europea, Giappone e Canada Kiev ha ricevuto da gennaio 2022 assistenza per 63 miliardi di euro. Circa un terzo di essa è andata nel rafforzare il tesoretto estero di Kiev, raddoppiato da inizio invasione.
A cosa serve questa strategia? In primo luogo, sicuramente nel breve periodo a garanzia delle fragili casse ucraine. Gli asset stranieri rendono in termini di dividendi, cedole e valuta pregiata, mantenendo le anemiche casse di Kiev anche a garanzia di un debito pubblico travolto nel 2022 dal crollo del Pil del 29% ma poi rafforzato dalla cavalleria occidentale.
Tant’è che oggi, nota il Financial Times, se da un lato “il debito ucraino continua a essere scambiato a livelli che implicano con certezza una ristrutturazione [del debito stesso] così che i creditori riceveranno una dura svalutazione del valore delle loro obbligazioni”, dall’altro “la valutazione del mercato su quanto gli investitori potrebbero recuperare è aumentata. Un’obbligazione denominata in dollari con scadenza a settembre 2025 è attualmente scambiata a 31 centesimi sul dollaro, rispetto ai 20 centesimi di inizio giugno. Altre obbligazioni in valuta estera hanno registrato guadagni simili”.
Strategia finanziaria per sostenere la guerra infinita
In secondo luogo, gli asset ucraini e quelli comprati da Kiev possono essere appetibili contropartite qualora gli investitori occidentali fossero restii a puntare sulla ricostruzione dell’Ucraina. Non dimentichiamo che il gigante mondiale del risparmio gestito, BlackRock, si è già accordato con l’amministrazione di Volodymyr Zelensky per essere perno dei futuri investimenti occidentali nel Paese.
Last but not least, Zelensky e il suo governo potrebbero pensare agli asset come a un’assicurazione sulla vita? Non dimentichiamo che da diversi mesi aumentano le divergenze tra governo ucraino e amministrazione USA sulla conduzione della guerra, la ricerca della pace e la sistematizzazione di un equilibrio militare, politico e diplomatico aumentano. E mentre a Washington i falchi devono fare i conti con un’imprevista resistenza interna, per l’Ucraina la leva degli asset aiutare a condizionare la continuità del supporto estero.
L’Ucraina ora è un discreto creditore degli USA e nel contesto della sua negoziazione con Washington, sotto banco, l’arma del default sugli asset acquistati potrebbe essere utilizzata come strumento di pressione. Veder l’Ucraina fallire vorrebbe dire far saltare in aria una quota di debito americano e, dunque, rendere doppiamente oneroso il peso dell’assistenza finanziaria al Paese (sempre che non si decida di abbandonarlo).
Dunque, investendo sul debito americano, Kiev investe, in parte, il suo obolo di ritorno sul proseguimento del sostegno nei suoi confronti. In un circolo vizioso che vede la moneta virtuale dei T-Bond intrecciarsi con la spada dei rifornimenti di armi per la “guerra senza fine” che insanguina l’Europa e contrappone l’Occidente alla Russia.