La bagarre su Salvini-Zakharova e la chiosa (anti)storica de la Stampa

777
La bagarre su Salvini-Zakharova e la chiosa (anti)storica de la Stampa

 

di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico

 

Non paghi delle divinazioni di Andrius-Merlino-Kubilius e delle starnazzate di Kaja-Fredegonda-Kallas, gli articolisti de La Stampa sono andati a chiedere vaticini all'ex oligarca Mikhail Khodorkovskij, il «più famoso oppositore» di Putin «ancora attivo sulla scena internazionale» e lui, dalla sua residenza londinese, non poteva che ribadire l'oracolo di una Russia che attaccherà l'Europa. Avessero evocato gli spiriti dei martiri della fede d'epoca sovietica, Sinjavskij e Daniel, non c'è da dubitare che avrebbero dato lo stesso responso e, scendendo ancora più giù nell'ade delle anime perse, avrebbero forse incontrato quella della vittima del dispotismo brežneviano, Aleksandr Solženitsyn che, dal suo esilio dorato in USA, esortava a usare l'atomica contro l'Unione Sovietica. Altra epoca, certo. Tanto più che sia Putin che Khodorkovskij sono creature dirette dell'abbattimento dell'URSS. Ma il portato della cosiddetta dissidenza, sia d'era sovietica che borghese, è in ogni caso quello della guerra a una Russia presentata comunque come il «pericolo maggiore per l'Europa», come vanno blaterando dalle cancellerie europee, che si tratti di primi ministri o capi di stato.

Dunque, «Al dittatore serve la guerra permanente. Dopo l’Ucraina attaccherà l’Europa»: la Pizia londinese conferma il vaticinio e all'intervistatore, Marco Varvello, sentenzia che si dovrà dichiarare il Donbass “zona smilitarizzata”. Come uscito fresco fresco dal vertice dei “volenterosi” di Berlino di due giorni prima, Khodorkovskij punta a «una presenza militare forte per garantirne la sicurezza ed evitare che i russi in futuro avanzino di nuovo». E magari, da lì, attacchino qualche altro paese europeo, “o forse più di uno”; perché, sibila il vate Khodorkovskij, «quando questa guerra finirà, anche il sistema di potere del Cremlino dovrà fare i conti con il riassetto economico e sociale. Putin sarà tentato ancora una volta di gridare all’emergenza del nemico alle porte. E ai confini della Russia ci siete voi Europei». Dunque, miseri, date ascolto a quanti, da Bruxelles, Parigi, Londra, ammoniscono ad adottare una «mentalità da tempo di guerra», secondo le smarronate di Mark Rutte, a esser pronti «a mandare i figli in guerra contro la Russia e a perderli», secondo le facce di bronzo dei capi stato maggiore britannico e francese, Richard Knighton e Fabien Mandon. Rinverdite, o meschini, la coscrizione obbligatoria, così che «davanti a una Europa forte e unita, anche militarmente, la Russia di Putin si fermerebbe».

Sì, perché chi l'ha detto che la Russia abbia sempre vinto le guerre, tranquillizza i lettori la signora Anna Zafesova, ancora su La Stampa, commentando le ormai note parole di Matteo Salvini e la chiosa alle stesse di Marija Zakharova, a proposito delle sconfitte in Russia di Napoleone e Hitler. La Russia è stata sconfitta in più di un'occasione, esulta l'articolista trapiantata in terra italica. E, ancora una volta, mescolando insieme epoca zarista e periodo sovietico, si parte ricordando la disfatta della flotta zarista nella battaglia di Tsushima che – ma questo guai a dirlo - dette il via alla rivoluzione del 1905, quella che il genio di Vladimir Lenin avrebbe poi definito come la «prova generale» della Rivoluzione d'Ottobre. Senza entrare nei particolari delle condizioni in cui erano costretti i marinai della flotta zarista (basti ricordare alcune scene de “La corazzata Potëmkin”, di Serghej Ejzenštejn) e delle cause che determinarono la frantumazione della flotta prima ancora dello scontro decisivo, è forse il caso di soffermarsi appena un po' di più sulla guerra russo-polacca del 1920, su cui la signora Zafesova mescola in maniera truffaldina un dato di fatto e proprie personali osservazioni, come se le parole di Maria Zakharova su Lenin che aveva creato «la Polonia indipendente» fossero solo una trovata della stessa portavoce ministeriale russa. Già agli inizi del 1918, la giovane Russia sovietica riconosceva il diritto della Polonia all'autodeterminazione, mentre nel dicembre precedente era stata concessa l'indipendenza alla Finlandia. Detto questo, è il caso di ricordare come fosse lo stesso Lenin a parlare di “eccessivo entusiasmo” con cui le forze di Mikhail Tukhacevskij, in quel 1920, erano andate all'attacco (non entriamo nelle più generali questioni relative al comando del fronte settentrionale, sotto la direzione di Lev Trotskij) quando i rapporti di classe in Polonia erano già divenuti sfavorevoli alla classe operaia, con gli strati urbani e contadini ormai presi dalla propaganda nazionalista, che consentì alle forze di Józef Pilsudski di operare quel cosiddetto “miracolo sulla Vistola” che fermò l'Esercito Rosso alle porte di Varsavia. Come sia andata poi la storia, con le decine di migliaia di prigionieri sovietici fatti morire di malattie e stenti nei lager polacchi e le condizioni della pace di Riga, che tennero sotto il giogo fascista di Varsavia, fino al 1939, Ucraina e Bielorussia occidentali, non rientra in queste brevissime note.

Permettendoci di sorvolare sulle controverse circostanze e sulle decisioni verticistiche che portarono al ritiro del contingente sovietico dall’Afghanistan nel 1989, che la signora Zafesova sembra far rientrare tra le sconfitte militari della Russia, ecco che invece la signora di cui sopra vi include la “guerra d'inverno” e dice e che la Russia, «soprattutto, è stata umiliata nella guerra che gli storici più spesso paragonano all’invasione dell’Ucraina: quella contro la Finlandia, che nonostante una sproporzione immensa in dimensioni e arsenale, riuscì nel 1940 a infliggere all’Armata Rossa perdite pesantissime e difese la propria indipendenza, a prezzo della perdita della Carelia».

Cerchiamo di riassumere,  per quanto l'argomento richiederebbe molto più spazio.

Come detto, la Finlandia aveva ottenuto l'indipendenza con uno dei primissimi decreti del potere sovietico, dopo di che si era alleata prima col Kaiser e, alla caduta di questo, con l'Intesa. Al pari della Polonia, che aveva pretese territoriali praticamente su tutti i vicini, anche la Finlandia mirava ad annettere Karelia, penisola di Kola, Arkhangelsk, fino agli Urali settentrionali e Siberia occidentale, per dar vita a una “Grande Finlandia”. Il generale Mannerheim mirava ad annettere tutta la Karelia orientale e le terre bagnate dal mar Bianco e trasformare Pietrogrado in “città libera”, sul modello di Danzica. Prima del 1941, allorché sostenne Hitler nell'aggressione all'URSS, la Finlandia aveva attaccato la Russia sovietica e l'URSS nel 1918 e 1921, in alleanza col generale bianco Nikolaj Judenic. Con la pace di Tartu dell'ottobre 1920, la Finlandia ottenne comunque il distretto di Pecenga, la parte occidentale della penisola di Rybacij e la maggior parte delle isole Srednij, a ovest della linea di confine nel mar di Barents.

Vedendo l'approssimarsi di una nuova guerra mondiale, Moskva cercò di proteggere i confini nord-occidentali, in particolare Leningrado, “seconda capitale” dell'URSS: le artiglierie a lunga gittata finlandesi potevano facilmente colpire la città, mentre le flotte dei potenziali nemici (Germania, Inghilterra e Francia, che puntavano sulla Finlandia quale una delle porte d'accesso per un possibile intervento in URSS; ricordiamo che Londra e Parigi avevano già approntato contingenti di centomila uomini da inviare in Finlandia contro l'URSS, mentre pianificavano bombardamenti sulla Russia: i piani franco-britannici furono accantonati solo con la fine della guerra nel 1940) potevano facilmente irrompere su Leningrado e Kronštadt, base della più forte flotta sovietica, quella del Baltico. Con l'Estonia, la questione fu risolta per via diplomatica: a settembre 1939 fu concluso un patto di mutua assistenza e l'URSS poté stabilire basi militari sulle isole di Saaremaa e Hiiumaa, a Paldiski e Haapsalu. Con la Finlandia, non fu possibile trovare un accordo. Moskva aveva proposto un accordo di mutua assistenza: difesa congiunta del Golfo di Finlandia, possibilità per l'URSS di una base sulla penisola di Hanko, vendita o affitto di varie isole nel Golfo di Finlandia. Per allontanare il confine da Leningrado, a titolo di risarcimento l'URSS offriva aree molto più estese nella Karelia orientale, prestiti agevolati, benefici economici, ecc. Ma, a quanto pare, Londra incoraggiava ogni rifiuto finlandese, finché Helsinki non avviò la mobilitazione generale e l'evacuazione dei civili dalle zone di confine. Il 28 novembre, Moskva denunciò il Trattato di non aggressione e il 30 diede il via alle operazioni militari, che si conclusero nel marzo del 1940. 

Intervenendo alla riunione del comando dell'Esercito Rosso del 17 aprile 1940, Stalin trasse alcune conclusioni dalla guerra. Constatò innanzitutto che lo scontro non poteva essere evitato, a causa del fallimento delle trattative sui confini. L'opportunità di dichiarare guerra in quel momento, disse Stalin, pur non essendo completamente preparati militarmente, era stata dettata dalla circostanza che, a ovest, Germania, Francia e Gran Bretagna erano impegnate a guerreggiare tra loro e non avevano tempo di intervenire a sostegno della Finlandia.

Sul tema degli iniziali insuccessi dell'Esercito Rosso, Stalin si chiedeva: «Cosa ha impedito alle nostre truppe di adattarsi alle condizioni della guerra in Finlandia?» e rispondeva che la relativa facilità con cui i soldati e i comandanti erano entrati in Polonia, nel settembre 1939, aveva avuto su di loro un «effetto psicologico deleterio... I nostri compagni si vantavano che il nostro esercito fosse invincibile»; ma «non esiste un tale esercito e mai ci sarà». Il nostro esercito, disse Stalin «non capì per tempo che la guerra in Polonia era stata una passeggiata militare e non una guerra». Bisogna far comprendere ai soldati che «in tutto il periodo del potere sovietico, non abbiamo ancora mai condotto una vera guerra moderna. Piccoli episodi in Manciuria, al lago Hassan, o in Mongolia, ma sono state sciocchezze, non una vera guerra... nemmeno la guerra civile era stata una vera guerra, perché si era condotta senza artiglieria, aviazione, carri armati, mortai». E invece, «la guerra moderna richiede l'impiego in massa di artiglierie... senza risparmio di proiettili e munizioni... e impiego in massa dell'aviazione, senza risparmio di bombe... quanti più proiettili e quante più bombe si impiegano, tanti più si risparmiano nostri soldati... e ancora impiego in massa di carri armati, di mortai... non risparmiate le mine, risparmiate gli uomini... Infine: Quartier generali temprati e competenti... e commissari politicamente fermi e competenti... Pensate che noi disponessimo di un esercito simile quando abbiamo iniziato la guerra con la Finlandia? No, non l'avevamo».

Ora, il capo della Lega può dire quello che gli pare e la signora Zafesova può rispondergli che la Russia può ben essere sconfitta, come accaduto nella storia. Ma le uscite guerrafondaie dei Rutte, Merz, Kublius, Kallas, dei Knighton e Mandon non lasciano presagire nulla di buono e c'è da dubitare che la Russia del 2025 potrebbe farsi sorprendere da novelli Napoleone e Hitler, lasciando loro spazio di arrivare fino alle porte di Moskva prima di portare la propria risposta.

Gaglioffi bellicisti dei giornali di regime.


FONTI:

https://www.lastampa.it/esteri/2025/12/17/news/khodorkovsky_guerra_russia_europa-15437321/?ref=LSHA-BH-P2-S1-T1

https://www.lastampa.it/esteri/2025/12/17/news/cremlino_salvini_guerra_russia-15437375/?ref=LSHA-BH-P5-S2-T1

Fabrizio Poggi

Fabrizio Poggi

Ha collaborato con “Novoe Vremja” (“Tempi nuovi”), Radio Mosca, “il manifesto”, “Avvenimenti”, “Liberazione”. Oggi scrive per L’Antidiplomatico, Contropiano e la rivista Nuova Unità.  Autore di "Falsi storici" (L.A.D Gruppo editoriale)

ATTENZIONE!

Abbiamo poco tempo per reagire alla dittatura degli algoritmi.
La censura imposta a l'AntiDiplomatico lede un tuo diritto fondamentale.
Rivendica una vera informazione pluralista.
Partecipa alla nostra Lunga Marcia.

oppure effettua una donazione

La mini NATO del Pacifico e la "prossima grande crisi internazionale" di Fabio Massimo Paernti La mini NATO del Pacifico e la "prossima grande crisi internazionale"

La mini NATO del Pacifico e la "prossima grande crisi internazionale"

"I nuovi mostri" - Virginia Raggi "I nuovi mostri" - Virginia Raggi

"I nuovi mostri" - Virginia Raggi

Loretta Napoleoni - Perché falliscono i negoziati per l'Ucraina di Loretta Napoleoni Loretta Napoleoni - Perché falliscono i negoziati per l'Ucraina

Loretta Napoleoni - Perché falliscono i negoziati per l'Ucraina

Dark Winds, il noir Navajo che ribalta lo sguardo sul West di Raffaella Milandri Dark Winds, il noir Navajo che ribalta lo sguardo sul West

Dark Winds, il noir Navajo che ribalta lo sguardo sul West

Halloween e il fascismo di Francesco Erspamer  Halloween e il fascismo

Halloween e il fascismo

Anche Caracciolo "filo russo"? di Paolo Desogus Anche Caracciolo "filo russo"?

Anche Caracciolo "filo russo"?

La Dottrina Monroe nell'era della pirateria di Geraldina Colotti La Dottrina Monroe nell'era della pirateria

La Dottrina Monroe nell'era della pirateria

Le Kessler, l’astensionismo e i cuochi di bordo di Alessandro Mariani Le Kessler, l’astensionismo e i cuochi di bordo

Le Kessler, l’astensionismo e i cuochi di bordo

Tecnodistopia di Giuseppe Giannini Tecnodistopia

Tecnodistopia

Il "welfare surrogato" del turismo di massa di Antonio Di Siena Il "welfare surrogato" del turismo di massa

Il "welfare surrogato" del turismo di massa

DELENDA EST di Gilberto Trombetta DELENDA EST

DELENDA EST

Paradossi della società italiana di Michele Blanco Paradossi della società italiana

Paradossi della società italiana

Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino di Paolo Pioppi Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino

Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino

Legge Fornero: la truffa del governo Meloni di Giorgio Cremaschi Legge Fornero: la truffa del governo Meloni

Legge Fornero: la truffa del governo Meloni

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti