La Cgil e il Venezuela....oggi e nel 2002

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In rapida successione, la Cgil ha pubblicato un tweet nel quale  parlava di un a mozione di condanna dell'auto-proclamazione a presidente di Juan Guaidó e delle ingerenze straniere verso la presidenza democraticamente eletta di Maduro. Troppo coraggio! Tanto che in seguito, altro tweet della Cgil (https://twitter.com/cgilnazionale/status/1088452690001031168?s=20)
nel quale si spiega che il tweet è stato un errore rispetto al documento integrale e "la Cgil rivolge un appello al governo del Venezuela a garanzia dei diritti e della libertà fondamentali dei suoi abitanti. Nessun sostegno a Maduro né alle ingerenze esterne". 


Nel testo della mozione (che comunque fa fede) si legge: "La CGIL condanna con estrema fermezza le ingerenze e le pressioni esterne, a partire dall’embargo imposto dagli USA su farmaci e sistema finanziario, che anziché aiutare il Venezuela ad uscire da questa crisi, ne hanno favorito la crescita, la profondità e la distanza tra le parti. Come condanna le immediate prese di posizione a favore dell’auto-proclamazione a capo dello stato del presidente del Parlamento, Juan Guaidò, quale risposta al risultato elettorale del maggio scorso che ha portato Nicolas Maduro per la seconda volta alla presidenza del paese". 



Andiamo indietro nel tempo, all'epoca del tentato colpo di Stato contro il presidente Hugo Chavez, aprile 2002. All'epoca, a guidare il tentato colpo di Stato, furono oltre all'organizzazione degli imprenditori, la Fedecamaras, anche il sindacato Ctv, che faceva parte della Icftu internazionale, come la triade sindacale italiana. La Icftu e la Cgil, dopo un penoso silenzio sul tentato golpe, il 16 aprile 2002 lanciarono una chiamata alla solidarietà in favore della Ctv. Solo in giugno, la Orit, braccio regionale interamericano dell'Icftu condannò il golpe, strattonata dalla richiesta del sindacato venezuelano della scuola Cte. 

E il maggiore sindacato italiano? A un certo punto Ada, una cittadina venezuelana che lavorava all'epoca in Italia (in seguito tornò nel Venezuela) e che era iscritta alla Cgil, si rivolse al manifesto per rendere pubblica la sua protesta. Ne venne fuori un articolo intitolato "Ma la Cgil non ha proprio niente da dire sul Venezuela?". Diversi iscritti al sindacato interpellarono la dirigenza. 

In seguito, ma dopo vari mesi, l'allora segretario Epifani in visita in Brasile cambiò posizione. 

Marinella Correggia

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