La lezione della Brexit per l'uscita

3632
La lezione della Brexit per l'uscita



A mezzanotte il Regno Unito ha festeggiato l’uscita ufficiale dall’Unione Europea. La bandiera inglese ha illuminato la facciata di Westminster. 

L'UKIP di Nigel Farage ci ha messo quasi 30 anni prima di riuscirci. Nonostante fosse un partito nato da una scissione e fosse quindi composto da politici di professione. 

Avesse dato retta a tutti quelli che lo deridevano dandogli dello zerovirgolista per i risultati elettorali dell'UKIP nei primi anni, a quest'ora il Regno Unito sarebbe ancora nell'Unione Europea.

E, attenzione, il popolo inglese ha potuto scegliere non certo per la clemenza della UE. Che anzi, come al suo solito, ha provato invece a ricattarlo per anni.

Ha potuto scegliere perché da decenni un partito lavora solo per l'uscita e non si è lasciato ricattare.

«Ma noi non siamo l'Inghilterra!». 
«Per noi sarebbe diverso». 
«Noi non possiamo». 
«O ci buttano fuori o crolla da sola. Non c'è alternativa». 

Non so se ce ne rendiamo conto, ma - con poche sfumature di differenza - si tratta delle stesse identiche argomentazioni dei liberali.

Come quando qualcuno propone di aumentare la spesa pubblica, per esempio. E loro, i liberali, «Ma noi non siamo il Giappone!». 

Sfumature a parte, però, quello che colpisce è il substrato comune. Quello cioè dell'interiorizzazione del TINA (There Is No Alternative) di Thatcheriana memoria.

Perché va detto con molta onestà: le prime catene che bisogna toglierci di dosso sono quelle mentali. 

Si deve uscire da questa convinzione - senza fondamenti e quindi surreale - che non abbiamo alternativa. 

Che ciò che per gli altri popoli e Paesi è normale, per noi sia invece impossibile.

Se non rompiamo prima le catene mentali che ci impediscono di immaginare un'alternativa, cioè una società e un Paese in cui valga davvero la pena vivere, non potremo neanche mai rompere quelle reali che ci assoggettano. 

E più  robuste, più numerose sono le catene, più ferocemente si deve lottare per la propria libertà. Non certo rassegnarsi e rinunciare a combattere.

A meno che, si diceva, la condizione di schiavitù non sia a tal punto stata interiorizzata da essere noi i primi a non immaginare la nostra vita se non in catene. 

A non riuscire a immaginarci liberi. Rinunciando così in partenza alla più importante e possibile delle battaglie.

Quella per la libertà e l'autodeterminazione. Quella per il sacrosanto diritto, sancito dalla Costituzione, a una vita dignitosa. Quindi a un lavoro ben  retribuito e a uno Stato che torni a fare lo Stato anziché lo strozzino conto terzi. 

E, una volta spezzate quelle catene mentali, non mettiamoci il vestito buono. Quello teniamolo per dopo. 

Per quando, una volta vinta la battaglia e spezzate finalmente anche le catene reali, festeggeremo insieme per strada e il tricolore illuminerà l'Altare della Patria.

Ma prima ci aspetta una lunga battaglia di liberazione, non una cena di gala.

Gilberto Trombetta
FSI - Fronte Sovranista Italiano
Riconquistare l'Italia

ATTENZIONE!

Abbiamo poco tempo per reagire alla dittatura degli algoritmi.
La censura imposta a l'AntiDiplomatico lede un tuo diritto fondamentale.
Rivendica una vera informazione pluralista.
Partecipa alla nostra Lunga Marcia.

oppure effettua una donazione

La resa (incondizionata) di Trump di Loretta Napoleoni La resa (incondizionata) di Trump

La resa (incondizionata) di Trump

Il Teatro delle Ombre arriva a Teheran (seconda parte) di Giuseppe Masala Il Teatro delle Ombre arriva a Teheran (seconda parte)

Il Teatro delle Ombre arriva a Teheran (seconda parte)

E’ cupo per l‘Italia il cielo sopra Bengasi di Michelangelo Severgnini E’ cupo per l‘Italia il cielo sopra Bengasi

E’ cupo per l‘Italia il cielo sopra Bengasi

Medio Oriente: scelta tra caos e riequilibrio internazionale   Una finestra aperta Medio Oriente: scelta tra caos e riequilibrio internazionale

Medio Oriente: scelta tra caos e riequilibrio internazionale

"Un semplice incidente" e le (solite) fake news contro l'Iran di Francesco Santoianni "Un semplice incidente" e le (solite) fake news contro l'Iran

"Un semplice incidente" e le (solite) fake news contro l'Iran

Trump 2025: Nativi Americani e Immigrati sotto Pressione di Raffaella Milandri Trump 2025: Nativi Americani e Immigrati sotto Pressione

Trump 2025: Nativi Americani e Immigrati sotto Pressione

L'intrinseca debolezza dell'Impero americano di Francesco Erspamer  L'intrinseca debolezza dell'Impero americano

L'intrinseca debolezza dell'Impero americano

La Gran Bretagna tornerà nell'Unione Europea? di Gao Jian La Gran Bretagna tornerà nell'Unione Europea?

La Gran Bretagna tornerà nell'Unione Europea?

Resistenza e Sobrietà di Alessandro Mariani Resistenza e Sobrietà

Resistenza e Sobrietà

La scuola sulla pelle dei precari di Marco Bonsanto La scuola sulla pelle dei precari

La scuola sulla pelle dei precari

Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente di Gilberto Trombetta Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente

Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente

Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino di Paolo Pioppi Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino

Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino

O si e' contro la Nato o si e' sua complice di Giorgio Cremaschi O si e' contro la Nato o si e' sua complice

O si e' contro la Nato o si e' sua complice

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti