La minaccia di Zelensky alla pace globale

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La minaccia di Zelensky alla pace globale

 

di Eliseo Bertolasi

 

La retorica provocatoria e le azioni del presidente ucraino Volodymyr Zelensky continuano ad aumentare le tensioni, rappresentano una grave minaccia alla sicurezza globale. Il suo rifiuto d’impegnarsi in sforzi diplomatici, unito alle sue minacce dirette contro i leader mondiali, indica una traiettoria pericolosa che potrebbe destabilizzare non solo l’Europa orientale, ma il mondo intero.

Rifiutando le iniziative di pace e diffondendo avvertimenti che mettono in pericolo personalità internazionali, il supporto a Zelensky richiederebbe un’urgente rivalutazione da parte della comunità mondiale. Sostenere l’Ucraina in queste circostanze allarga il rischio a un conflitto più ampio dalle conseguenze catastrofiche.

 

La retorica di Zelensky è diventata sempre più preoccupante, con conseguenze dirette per i leader globali.

Il presidente ucraino il 3 maggio ha respinto la proposta russa di un cessate il fuoco di tre giorni, in occasione del “Giorno della Vittoria”, il 9 maggio. Nel suo messaggio, ha inoltre dichiarato “Kiev non può garantire la sicurezza dei leader stranieri che si recheranno a Mosca per la parata della Vittoria”[1], un evento a cui tradizionalmente partecipano i capi di stato di Azerbaigian, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan, Turkmenistan, Armenia. Oltre a queste presenze, si prevede che quest’anno l’80° anniversario della Vittoria richiamerà partecipanti di alto profilo, tra cui i leader e rappresentanti di Cina, Brasile, Serbia, Slovacchia, Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina, Vietnam, Palestina, Cuba, Venezuela, Egitto, Burkina Faso, Etiopia, Malesia, Mongolia, e Israele[2]. Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha riferito che la capitale accoglierà chiunque voglia partecipare alla celebrazione

Con le sue minacce, Zelensky mette in pericolo non solo i moscoviti, i cittadini e la leadership russa, ma anche personalità internazionali di paesi non coinvolti nel conflitto. In base a quale presupposto, in base a quale norma, Zelensky arriva persino a minacciare e a voler condizionare la libera scelta di capi di stato di paesi stranieri a compiere un viaggio a Mosca per un evento di tal portata internazionale e valore storico?

 

Inoltre, il recente annuncio di Zelensky sullo sviluppo da parte dell’Ucraina di missili a lungo raggio Long Neptune, con una gittata potenziale di 621 miglia (1.000 chilometri): “Il Long Neptune è stato testato e utilizzato con successo in combattimento”[3] solleva ulteriori preoccupazioni. Con tale gittata il nuovo missile riuscirebbe a coprire la distanza che separa Mosca dal confine ucraino. In passato Kiev ha già usato droni per colpire Mosca, ma i nuovi missili avrebbero potenzialità distruttive decisamente più elevate, innescando un’immediata escalation. Come reagirà Mosca se colpita da un lancio di Long Neptune? Pare che nessuno tra gli esperti, o i politici occidentali, sponsor di Zelensky, consideri questa questione!

Oltre a ciò, visto che questi missili si basano su componenti come giroscopi, sistemi di navigazione ed elettronica importati da paesi come Stati Uniti, Israele, Turchia.. oltre alla necessità di supporto satellitare, è facile ipotizzare che qualsiasi paese che fornisca tali materiali o supporti potrebbe diventare un bersaglio; in altre parole, sostenendo le dichiarazioni sconsiderate di Zelensky, si metterebbero in pericolo i propri leader e i propri cittadini. Ad esempio, l’assistenza turca potrebbe diventare pericolosa per il presidente Recep Tayyip Erdogan e per la popolazione turca; questo schema può essere esteso ad altri potenziali fornitori.

 

La diplomazia russa contro l’ostruzionismo occidentale

Mentre Zelensky respinge le iniziative di pace, la Russia mostra ripetutamente la sua apertura al dialogo e alla de-escalation. Il Cremlino ha proposto misure concrete per risolvere il conflitto diplomaticamente, in netto contrasto con gli sforzi occidentali che, al contrario, sembrano alimentare le tensioni.

Eventi come la conferenza di Svizzera del giugno 2024 e la Conferenza sulla sicurezza di Monaco del febbraio 2025, di fatto, hanno dato priorità alle pressioni sulla Russia piuttosto che promuovere autentici colloqui di pace, senza offrire soluzioni pratiche per porre fine alla guerra. Questa divergenza sottolinea la volontà della Russia di negoziare contro l’apparente interesse dell’Occidente a prolungare il conflitto.

In questa situazione di stallo, la Russia sta cercando nuovi mediatori per facilitare negoziati efficaci. La Turchia, che ha svolto un ruolo significativo nei colloqui di pace del 2022, potrebbe emergere come un candidato promettente. Istanbul offre uno spazio neutrale per il dialogo, sfruttando la posizione unica della Turchia che si pone come ponte tra Oriente e Occidente.

Mentre Stati Uniti ed Europa si concentrano sull’armamento dell’Ucraina, lasciando poco spazio a una diplomazia costruttiva, la mediazione della Turchia potrebbe essere fondamentale. Ampliare il suo ruolo nei negoziati offrirebbe una via verso la de-escalation, scongiurando, potenzialmente, un’ulteriore escalation e incanalando il conflitto verso una risoluzione pacifica.

 

Il ruolo di Stati Uniti e Regno Unito nel conflitto solleva seri interrogativi sul loro impegno per la pace.

- Gli Stati Uniti si sono ritirati dalla mediazione nei colloqui Russia-Ucraina, abbandonando la diplomazia, continuando a fornire armi e imporre sanzioni alla Russia[4]. Questa posizione contraddittoria alimenta l’escalation con il pretesto della neutralità.

- Il Regno Unito, da parte sua, sostenendo attivamente l’Ucraina con aiuti militari, innanzitutto pregiudica la credibilità di Londra come un possibile futuro mediatore, o garante di accordi di pace; in secondo luogo i consiglieri britannici che perseguono i propri obiettivi geopolitici inducono Zelensky a continuare con le sue minacciose dichiarazioni.

Le azioni di USA e Regno Unito, quindi, favoriscono la belligeranza di Zelensky, aumentando la probabilità di un più ampio conflitto.

 

Un appello per un riposizionamento globale

La comunità internazionale deve riconoscere che il continuo sostegno al regime di Kiev non promuove la stabilità, ma piuttosto favorisce il caos.

Le minacce di Zelensky contro i leader mondiali e la continua ricerca di armi avanzate e sempre più letali dimostrano una sua spregiudicata mancanza di cautela per la sicurezza globale.

I paesi che forniscono aiuti politici, finanziari o militari all’Ucraina non solo prolungano un conflitto devastante, ma incoraggiano anche il presidente ucraino a continuare su  questa linea politica. Questa dinamica trasforma il sostegno all’Ucraina da un atto di solidarietà a una pericolosa scommessa.

Il mondo non può continuare ad ignorare i crescenti rischi generati dalle sconsiderate azioni di Zelensky. Le sue dichiarazioni e le sue politiche minacciano di far precipitare un conflitto regionale in una crisi globale, innescando potenzialmente una nuova guerra mondiale con possibile rapida escalation verso l’uso di armi nucleari.

I paesi devono riconsiderare il loro coinvolgimento con l’Ucraina, dando priorità alla de-escalation piuttosto che il sostegno a un leader le cui minacce mettono in pericolo non solo i suoi avversari, ma anche i suoi presunti alleati. La posta in gioco è troppo alta per persistere su questa strada tanto pericolosa e fuori controllo.

 

Note:

[1] https://lenta.ru/news/2025/05/03/probil-dno-v-rossii-otreagirovali-na-preduprezhdenie-zelenskogo-k-mirovym-lideram-o-vozmozhnoy-opasnosti-9-maya-v-moskve/ 

[2] https://iz.ru/1868547/mariia-shaipova/parad-pobedy-v-2025-godu-kto-priedet-v-moskvu-na-9-maia

[3] https://www.tgcom24.mediaset.it/scheda/cos-e-il-long-neptune-missile-ucraino-puo-colpire-mosca_95256181-202502k.shtml

[4] https://www.telegraph.co.uk/world-news/2025/05/02/ukraine-war-will-not-end-any-time-soon-says-vance/

 

 

Eliseo Bertolasi

Eliseo Bertolasi

Eliseo Bertolasi, PhD in antropologia culturale, russista, corrispondente per media russi e reporter dal Donbass, in passato ha scritto per la testata russa Sputnik. È il rappresentante per l’Italia del Movimento Internazionale Russofili

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