LA PRESENZA DELLA FRATELLANZA ALL’INTERNO DELLA MARCIA PER GAZA DIVIDE IL DIBATTITO NORDAFRICANO
di Michelangelo Severgnini
Sulla pagina del blogger libico Husam El Gomati, residente in Svezia, l’autore tocca senza giri di parole il punto della questione circa l’arresto forzato del Convoglio della Fermezza nella città di Sirte, ormai in corso da oltre una giornata, e più in generale circa l’atteggiamento che l’Egitto sta tenendo nei confronti dell’iniziativa “Global march to Gaza” in senso più ampio.
Il dibattito nel società nordafricane, come già riportato nei giorni scorsi (vedi link nei commenti), è spaccato. Ed è di questa spaccatura che sto cercando di raccontare.
Se qui in Europa è consentita solo l’opzione binaria (sei contro la marcia, quindi sei pro-Israele/sei a favore della marcia, quindi sei pro-Gaza), così come attestato da rinomati commentatori che hanno preso di mira questa pagina Facebook, nei Paesi arabi il discorso ha molte più sfumature.
E credo che vadano raccontate tutte, per comprendere cosa stia succedendo sul campo, quale sia la posta in gioco, per non finire a fare la figura dei siti occidentali che pensano di saperla tutta loro.
Il dibattito sulle società arabe si sta dividendo, non tanto sul supporto a Gaza, quanto sulla presenza della Fratellanza Musulmana all’interno della marcia.
Premetto che non sono d’accordo con il parere del blogger libico, al contrario condivido i timori di alcuni commenti da lui ricevuti che riporterò più sotto.
Credo che i cittadini di Paesi come Tunisia, Libia ed Egitto, abbiano perso la fiducia nelle rivoluzioni spontanee, dopo quel che è successo nel 2011. Non tutti. Qualcuno è disposto a correre il rischio.
<<Nella comunità intellettuale, le loro cose sono logiche: Nella moschea in cui abbiamo pregato c'era un gruppo dei Fratelli Musulmani che pregava, la preghiera è sospetta, è una cospirazione ed è sbagliato lasciare la moschea e non pregare.
L'ossessione “Ikhwan” della classe dirigente della Cirenaica è davvero oggetto di scherno.
Personalmente, non sono affatto d'accordo con la Fratellanza dal punto di vista intellettuale e politico, ma quello a cui stiamo assistendo oggi è l'uso eccessivo e volgare della “Fratellanza” da parte del gruppo di Haftar, fino a usarla per infangare qualsiasi movimento popolare o umanitario che non sia al servizio della loro agenda.
È normale che alcuni membri della Fratellanza partecipino a convogli, veglie o attività civiche, così come indipendenti, di sinistra, liberali, stranieri e volontari di diversa provenienza. Tuttavia, etichettare come “Fratellanza” un convoglio che comprende l'intero spettro della società maghrebina rivela la portata della bancarotta politica e del disorientamento di questa autorità, che non è più in grado di leggere l'umore popolare o i desideri dei libici e si è allineata ciecamente solo agli interessi di altri Paesi che dettano le sue posizioni.
Quello che sta accadendo non è una paura della Fratellanza, ma una paura del popolo stesso quando inizia a muoversi al di fuori del controllo dell'apparato, sotto la bandiera di una causa giusta come quella palestinese
E queste immagini dall'Egitto di ieri, dove i membri del convoglio Breaking the Siege sono stati picchiati e insultati, e come si può vedere in esse, Fratelli dall'Europa, dall'America e dall'Australia che si sono rasati i capelli>>.
Un primo commento:
<<Mi piace la frase della Fratellanza, anche se non siamo d'accordo con loro... ma mio caro, non paragonarti a un esercito, a un governo e a un parlamento, perché semplicemente non sei responsabile di niente e non sei responsabile di nessuno... Siete responsabili di una pagina Facebook, e il rischio più grande che potete correre è un commento inappropriato o un'accusa fuori luogo, ed è facile bandirla... Quando sarete responsabili di milioni di persone, di un milione di chilometri quadrati e di confini con diversi Paesi, allora vedremo come la vostra differenza con la Fratellanza vi farà gestire... Quando i vostri figli, la vostra famiglia e i vostri vicini saranno massacrati con le fatwa della Fratellanza e i suoi finanziamenti, allora vedremo come riuscirete a gestirvi, e quando i canali libici e stranieri della Fratellanza cercheranno oggi di minare la vostra sicurezza, allora vedremo come riuscirete a gestirvi>>.
Un secondo commento:
<<La Fratellanza ha diviso la Libia in frammenti e pezzi, anche all'interno della stessa famiglia. I timori per le caratteristiche dello Stato nella parte orientale del Paese sono giustificati. Per quanto riguarda la paura di cui parla, lasciateli muovere per mare o per aria, nessuno avrà paura di loro e arriveranno a destinazione senza documenti di riconoscimento!>>.
Riporto in conclusione i commento di un cittadino libico che ha pensato di farsi sentire dai lettori libici, lasciando questo commento sotto ad un’articolo inerente la marcia:
<<Dall'Egitto, vi diciamo chiaramente: Abbiamo bisogno dell'atteggiamento dei vostri eserciti, non dei vostri attivisti.
Se credete veramente nella giustizia della causa palestinese e nella liberazione di Gaza, il dovere non si riduce all'invio di convogli di attivisti, ma a un'azione reale ed efficace da parte delle vostre istituzioni ufficiali, soprattutto dei vostri eserciti.
L'Egitto non sarà un'arena per regolare i conti o un cuscinetto per coloro che fuggono dalle loro responsabilità, né sopporterà da solo le conseguenze di azioni non calcolate che potrebbero trascinarlo in scontri indesiderati.
Le posizioni serie nascono da decisioni sovrane e da persone che si muovono dietro i loro eserciti, non da iniziative individuali che vengono travestite da eroismo mentre i regimi si sottraggono al loro vero ruolo.
Perché i governanti di Tunisia, Algeria e Marocco non hanno partecipato al vertice arabo in Iraq, mentre l'Egitto ha partecipato al proprio vertice per discutere la questione?
Perché i vostri governanti non sono altro che esecutori degli ordini dell'America, proprio come voi, state eseguendo gli ordini per attuare il secondo piano per Israele dopo il fallimento del primo, che è quello di fare pressione sull'Egitto dal punto di vista economico e politico.
Ma Dio salvi l’Egitto>>.