La "Stanza 49", un noir che parla dell’Italia di oggi

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La "Stanza 49", un noir che parla dell’Italia di oggi

 

di Domenico Moro

 

Nel 2022 avevo recensito Gli immorali, il romanzo d’esordio di un nuovo autore del panorama noir italiano, Fabio Nobile. A distanza di tre anni Nobile ci regala il suo secondo romanzo, La stanza 49 (Edizioni Efesto, euro 15).

Si tratta di una conferma della capacità di questo autore di utilizzare questa forma letteraria, il noir, non solo per farci passare qualche ora piacevole immersi in una lettura avvincente, ma anche per descrivere in modo acuto la società italiana odierna. Infatti, come dicevamo già in riferimento a Gli immorali, si tratta di un romanzo generazionale, che parla di una generazione, quella che era giovane negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso, che oggi, nella maturità, si trova a fare i conti con una realtà molto diversa da quella che si aspettava.

Il protagonista della Stanza 49, come già in Gli immorali, è un “perdente”, Flavio Incerti, che fin dal nome rivela una fragilità nei confronti di una realtà che lo vede insoddisfatto e deluso. Incerti è un giornalista che sogna di fare quello scoop che lo porterebbe nell’olimpo del giornalismo, ma che è incastrato in lavoro banale di rimasticatura di notizie altrui. L’insoddisfazione professionale è accompagnata da quella negli affetti, in particolare dal rapporto con la moglie Marina, manager affermata e di successo, che lo giudica un fallito e un incapace.

Per sfuggire a questa realtà, Flavio si invaghisce di una donna incontrata occasionalmente ad una festa, Alice Diafani, intessendo con lei un rapporto virtuale fatto di messaggi via telefono, che diventa via via sempre più intimo. Quando Flavio decide di andare oltre la virtualità e dare concretezza alle sue fantasie, Alice sparisce improvvisamente, mentre suo fratello, poliziotto, viene assassinato. Da questa sparizione e da questo omicidio prende avvio la trama del romanzo, che vedrà Flavio improvvisarsi detective e scoprire l’esistenza di una insospettabile rete criminale.

Nel romanzo la realtà sociale italiana è vista in modo crudo, attraverso una prosa essenziale e capace in poche pennellate di restituire una atmosfera o definire un personaggio con realismo ma anche con ironia e compartecipazione emotiva. La trama de La stanza 49 è ben costruita e più articolata e complessa di quella del romanzo precedente. Lo sfondo, in cui è ambientata la storia e si muove il protagonista, è quello delle tre principali città d’arte italiane, Roma, Firenze e Venezia. Ma non è l’immagine da copertina turistica quella che ci viene restituita bensì quella di un paesaggio urbano popolato da vincenti e perdenti. Tra questi ultimi c’è una umanità dolente dove si trovano, tra gli altri, senza tetto, immigrati e vecchi, come la mamma di Alice malata di alzheimer, un personaggio descritto con grande delicatezza e sensibilità.

I “vincenti”, invece, hanno i “volti di una nuova borghesia rampante in ascesa” (pag.237), fatta di imprenditori che si sono “fatti da soli”, come vuole una certa retorica sociale, ma che in realtà devono la loro ascesa a legami inconfessabili con la criminalità e ad entrature con il mondo politico. In questo senso spicca, tra figure di professionisti e imprenditori dall’apparenza rispettabile, quella di Angelo Arcangeli, passato dagli appalti pubblici alla proprietà di quotidiani, tra cui quello dove Flavio lavora, la cui fisionomia ricalca abbastanza fedelmente quella di più di un imprenditore realmente esistente.

La politica, per l’appunto, è una presenza importante in questo nuovo romanzo di Nobile, come già lo era stata nel precedente. Una politica che, però, non è solo quella dei “forti” che favorisce la crescita di nuove fortune, ma è anche la politica vista come strumento di riscatto collettivo dei subalterni. Mentre Cesare Sensibili era stato un attivista politico, Flavio Incerti è invece, come molta parte della generazione del riflusso degli anni Ottanta, sempre stato fuori dalla politica.

Ne La stanza 49 la politica è impersonata dal padre di Flavio, un operaio e militante politico e sindacale, che fino alla fine rimarrà legato ai suoi ideali di riscatto e liberazione sociale. Col padre Flavio ha un rapporto conflittuale, proprio a causa della militanza che nell’infanzia lo aveva privato delle attenzioni paterne. La scena del funerale del padre, in cui si delinea una sorta di passaggio delle consegne dalla vecchia generazione di militanti a quella nuova, è una delle più azzeccate del romanzo. Mentre la scena della mobilitazione sindacale dei licenziati dal call center di proprietà di Arcangeli e in cui lavora un amico di Flavio è un esempio del realismo sociale che emerge nel romanzo, sin dal particolare della comunicazione del licenziamento attraverso un sms.

Ad ogni modo, proprio l’incertezza, la precarietà del controllo che riusciamo a esercitare sulla nostra vita è la filosofia che sottende a tutto il romanzo, come afferma l’io narrante di Flavio: “Scelte a volte apparentemente insignificanti, risultano incidere più di mille azioni ponderate a cui diamo un’importanza eccessiva” (p. 203) Tuttavia, la realtà che emerge dal romanzo non è tutta nera, ma è anche animata dalla consapevolezza che si può, nonostante tutto, rimanere fedeli a sé stessi, ed è illuminata dal sorriso che alla fine della storia si dipinge sul volto di Flavio, dopo aver scoperto tutti i misteri che stavano alla base della vicenda narrata.

In conclusione, possiamo dire che la nuova fatica di Fabio Nobile rappresenta una bella conferma di quanto si era visto già ne Gli immorali e che il mondo del noir italiano ha acquisito un nuovo e valido autore. 

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