Lettera aperta di Lula a Maduro: «Costruiamo un mondo senza fame e senza guerre»

Lettera aperta di Lula a Maduro: «Costruiamo un mondo senza fame e senza guerre»

L'ex presidente brasiliano invia una lettera aperta al presidente venezuelano Nicolás Maduro

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L’ex presidente brasiliano, Luiz Inácio Lula da Silva, ha inviato una lettera aperta al Presidente venezuelano, Nicolás Maduro, dove evidenzia i legami fraterni e di lotta tra i loro paesi dove al potere vi sono partiti dei lavoratori. Lula ha inoltre sottolineato che continueranno a rafforzarsi i legami di amicizia con il governo venezuelano per «costruire un mondo senza guerre, senza fame, e con più prosperità e giustizia per tutti». 

 

L’ex presidente brasiliano si dice «orgoglioso di essere riuscito, nonostante la complessità intrinseca alle grandi democrazie e ai problemi cronici del Brasile, a unire il mio paese intorno a un progetto di sviluppo economico con inclusione sociale che ci ha fatto compiere un vero e proprio balzo storico in riferimento alla crescita produttiva, alla creazione di posti di lavoro, alla distribuzione del reddito, ci ha permesso di combattere la povertà e ampliare le opportunità di istruzione». 

 

«Con mezzi pacifici e democratici - continua Lula - siamo stati capaci di portare il Brasile fuori dalla mappa della fame nel mondo elaborata dall’ONU, abbiamo liberato dalla miseria oltre 35 milioni di persone che vivevano in condizioni disumane, abbiamo elevato il reddito e la capacità di consumo di altre 40 milioni di persone, nel più grande processo di mobilità sociale della nostra storia». 

 

Nella lettera aperta, l’ex presidente brasiliano parla anche di Dilma Rousseff vittima di «un processo di impeachment del tutto arbitrario e incostituzionale». 

 

«Nel 2014 la Presidente Dilma è stata rieletta con 54 milioni di voti, sconfiggendo una potente coalizione di partiti, imprese e mezzi di comunicazione che predica una regressione storica per il paese attraverso la riduzione di importanti programmi di inclusione sociale, la soppressione di diritti basici della classe popolare e la vendita del patrimonio pubblico costruito con il sacrificio di innumerevoli generazioni di brasiliani». 

 

Lula ha anche parlato della coalizione avversaria «sconfitta nelle urne nel 2002, 2006, 2010 e 2014, che non ha accettato la sconfitta e sin dalla proclamazione del risultato ha cercato di impugnarlo attraverso tutti i mezzi legali, senza ottenere alcun esito». 

 

Dopo i mezzi legali, l’opposizione ha intrapreso la strada del sabotaggio e del golpe. «Dopo aver esaurito tutti i mezzi legali - denuncia Lula - piuttosto che rispettare la decisione sovrana degli elettori, tornando a svolgere il legittimo ruolo dell’opposizione, come ha sempre fatto il PT nelle elezioni perse, i partiti sconfitti e i grandi mezzi di comunicazione si sono ribellati alle regole del regime democratico, cominciando a sabotare il governo e a cospirare per prendere il potere con mezzi illegittimi». 

 

L’ex presidente spiega perché le accuse contro Dilma Rousseff, definita «donna integra la cui onestà viene riconosciuta anche dagli avversari più tenaci (…) mai accusata di nessun atto di corruzione», sono prive di fondamento. «Le procedure contabili utilizzate come pretesto per la destituzione della Presidente sono identiche a quelle adottate da tutti i precedenti governi dallo stesso vicepresidente Michel Temer nelle occasioni in cui ha sostituito la Presidente per motivi di viaggio. (…) Si tratta di un processo puramente politico, che viola apertamente la Costituzione e le regole del sistema presidenzialista, nel quale il popolo elegge direttamente il Capo dello Stato e di governo ogni quattro anni».    

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