L'indifferenza mediatica del genocidio palestinese
di Giuseppe Giannini
Qual è il ruolo dei media nella diffusione delle notizie riguardanti le guerre in corso? Soprattutto, sono in grado di garantire trasparenza e verità sui fatti? Certo, ci sono Paesi che non brillano, l'Italia arretra sempre di più nella libertà di informazione, segnale palese delle intromissioni politiche ed economiche, ma è in atto una sorta di ondata oscurantista globale che, su temi di dimensione internazionale (il Covid ed i conflitti in Ucraina e Palestina), sta mettendo in discussione i basilari principi democratici. Da qualche tempo abbiamo imparato a conoscere il vero volto delle potenze occidentali, che ancora si autodefiniscono liberali.
Già da un pò era percepibile come all'interno dei singoli Stati manovre e procedure (la decretazione d'urgenza) avessero preso la strada dell'inversione verso meccanismi non più solamente autoreferenziali, ma vere e proprie torsioni autoritarie che, servendosi di dispositivi e provvedimenti ad hoc (i Green Pass ed i Decreti Sicurezza), contraddicendo la gerarchia delle fonti del diritto (il rispetto dei Regolamenti comunitari ma anche i Trattati internazionali e le Costituzioni), hanno spinto chi detiene o gestisce il potere verso l'autocrazia (il controllo e la delegittimazione delle Corti supreme in USA ed Israele, o la riforma della Magistratura in Italia).
Sulla efficacia della volontà popolare risultante dalle elezioni è inutile tornarci, essendo un rituale meramente confermatorio con scarsa capacità di incidere, perchè nei rari casi in cui venga fuori una voce "antisistemica" essa viene prontamente "sorvolata" dalle forze organiche al sistema stesso. E' avvenuto all'indomani del referendum sull'acqua in Italia, ma anche nelle recenti propensioni elettorali in Francia o Romania. Ci si avvia sul terreno del ridimensionamento di autorità (ONU, OMS) per sostituirle con altre più adatte a consolidare il potere dei reggenti. Il paradosso è che manovre simili, a volte, avvengono con il silenzio-assenso di quei poteri terzi, che saranno sottoposti ad un futuro controllo (sempre la Magistratura), minandone credibilità ed imparzialità (salvo i successivi e tardivi rilievi di incostituzionalità).
Minacciati dal perdere il ruolo di garanti della giustizia, o più preoccupati di lasciare privilegi economici in parecchi preferiscono subire il condizionamento politico pur di rimanere al loro posto. Un servilismo che premia ed accelera le carriere. Ed è quanto avviene, soprattutto, nel mondo dell'informazione. Non esistono più i cani da guardia all'interno del giornalismo. I media indipendenti e liberi, che riescono a sopravvivere economicamente, sono sempre più rari. Il pluralismo dell'informazione è stato sostituito dall'allineamento verso un pensiero unico, che detta l'agenda e fa propaganda a seconda degli interessi in gioco. Esempi evidenti sono stati la gestione della pandemia ed il racconto a media unificati del conflitto creato in Ucraina. Insieme ad esso viene a mancare anche la professionalità, ed innanzitutto l'etica, che rende degno un lavoro di vigilanza nei confronti dei centri del potere. La vergogna non conosce limiti.
Tanto che assistiamo, impotenti, a crimini contro l'umanità nei Territori Palestinesi Occupati, coperti dai rappresentanti delle istituzioni e dai grossi media. La censura sui canali social è pronta a bloccare profili importanti qualora venissero fuori pronunce di condanna delle violenze sioniste. In questo caso, la capacità di Israele di influenzare gli altri Paesi è talmente evidente che è stato messo in campo un complesso apparato repressivo che fa invidia ai regimi dittatoriali. Le nazioni europee e gli USA sono così democratici da vietare manifestazioni e discussioni sul dramma che sta subendo la popolazione palestinese. Le stesse dichiarazioni dei governi o le misure adottate (il rifornimento di armi e tecnologie, le partnership commerciali) a sostegno dello Stato di Israele mirano a sminuire la portata di un trauma reiterato, che si chiama pulizia etnica, apartheid, genocidio. Ancora fino a poche settimane fa la parola era tabù. I tanti improvvisati esperti dicevano che non vi erano le condizioni per dichiararlo e tiravano puntualmente in ballo l'Olocausto.
Mettendo in discussione quanto affermato da esperti del diritto internazionale e dei diritti umani, intellettuali, storici (anche ebrei), e cosa prevede la Convenzione per la prevenzione del genocidio. Come se bastasse questo per non intervenire. I termini faranno anche la differenza, ma la deportazione e lo sterminio di massa non hanno nessuna giustificazione politico-militare. In base ai dati dei servizi segreti israeliani risulta che oltre l'80% delle persone uccise sono civili. In una situazione in cui non vi sono eserciti che si scontrano, gli interventi dei militari e dei coloni hanno come obiettivo primario l'eliminazione dei residenti, di chi scappa o cerca un rifugio od un pasto. Il numero dei giornalisti uccisi nella Striscia di Gaza supera quello di tutti i giornalisti uccisi nei precedenti conflitti mondiali. L'intento è di fare fuori i testimoni scomodi. Adesso, di fronte a questa vergognosa pagina della storia, che segnerà il futuro della civiltà palestinese ma anche le relazioni internazionali, chi aveva fatto finta di non capire cerca, attraverso esternazioni sconclusionate, di porre un freno agli abusi. Chiedendo una tregua, il cessate il fuoco (che proviene da una sola parte), il passaggio degli aiuti umanitari.
Il colonialismo da insediamento dei sionisti è stato, ed è appoggiato dall'inazione dei "democratici" d'Occidente. Il genocidio in corso, malgrado le opinioni dei vari lacchè (Mentana, Molinari, Sechi, Tajani & co.), vede corresponsabili tutti i Paesi che sono stati fermi. Un secolo dopo le tragedie novecentesche le moderne democrazie si ritrovano catapultate in scenari simili. In futuro, quando qualcuno chiederà come è stato possibile assistere a questi stermini nessuno potrà dire di non aver visto. L'occultamento dei fatti (le torture, gli stupri, le uccisioni deliberate dei civili palestinesi, il farli morire di fame) va di pari passo con la diffusione di fake (giornalisti e medici legati ad Hamas, "la carestia non esiste", "sono i membri dell'ONU a far marcire sotto il sole gli aiuti") o di notizie non verificate (gli stupri dei rapiti israeliani, i bambini arsi vivi o impiccati). La cosa più grave è che non siamo dinnanzi ad effetti collaterali conseguenti ad eserciti in guerra.
Da circa due anni ci sono soldati e coloni che uccidono, deportano e distruggono tutto. Netanyahu, malgrado il mandato di cattura della CPI, va avanti occupando Gaza, invitando le persone rimaste ad andarsene altrimenti saranno uccise. Gaza da radare al suolo e ricostruire secondo un orizzonte turistico per miliardari. Nonostante la censura il mondo guarda e sa. E per questo manifesta o prende iniziative che vanno contro le decisioni dei governi. Si attende solo che un esame di coscienza possa destare gli esecutori politici. La speranza però appartiene ai popoli, non ai governi.