L'Onu ha autorizzato il dispiegamento di una "brigata d'intervento" nella Repubblica Democratica del Congo
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato la creazione di una "brigata d'intervento" allo scopo di rafforzare la Monusco, la Missione di stabilizzazione delle Nazioni Unite nella Repubblica Democratica del Congo, Rdc.Sulla base della risoluzione, la brigata opererà “in modo deciso, altamente mobile e versatile”, “da sola o accanto alle Forze Armate congolesi, per bloccare tutti i gruppi armati, neutralizzarli e disarmarli”. Fino ad ora, la principale missione Monusco era stata la protezione dei civili.
Come ha osservato l'ambasciatore britannico all'Onu, Mark Lyall Grant, è la prima volta che le forze di pace avranno una reale capacità offensiva, accoppiata all'impiego di droni per controllare il confine tra la Rdc,il Ruanda e l'Uganda, accusati dagli esperti delle Nazioni Unite di sostenere il movimento ribelle M23, attivo nell'est della Rdc. Soddisfazione espressa anche da parte francese che ha giudicato la risoluzione "un'innovazione" che propone un approccio nuovo e completo per affrontare le cause profonde di instabilità nella parte orientale della Rdc.
Attualmente, il contingente Monusco è composto da 19.109 personale in uniforme sul terreno (16.996 soldati, 721 osservatori militari e 1.392 poliziotti), 965 civili internazionali, 2886 personale civile locale e 577 volontari ONU. Un totale di 23.537 persone per un bilancio di 1,1 miliardi di euro per il periodo dal 1 °luglio 2012 al 30 giugno 2013.
Nel novembre scorso, la facile presa di Goma da parte dei ribelli del M23 aveva messo in discussione sia l’efficacia dell’Esercito nazionale congolese che il mandato della Monusco. La Francia aveva chiesto una revisione del mandato della Missione, definito “assurdo" da Laurent Fabius. Il capo della Monusco, Roger Meece, e Didier Reynders, ministro degli Affari Esteri del Belgio, ex potenza coloniale in Congo, avevano invece sottolineano come il mandato della Monusco si sostanziasse nella protezione dei civili e che le Forze ONU non potevano sostituirsi all’Esercito nazionale. Philippe Hugon, direttore di ricerca dell’IRIS aveva offerto una letture diversa: la passività della Monusco era, secondo Hugon, “un’ ammissione dell’ impotenza delle Nazioni Unite che operano in presenza di un rapporto di forze sbilanciato a favore del M-23, notoriamente armato dal Ruanda e ben motivato”.