L'orwelliana guerra al passato dell'Occidente
: Il sociologo ungherese Frank Furedi nella sua opera "Ka guerra contro il passato" scandaglia il fenomeno anglosassone della Cancel Culture per arrivare alla conclusione che non si tratta di una moda passeggera, ma di un vero e proprio rischio identitario per la nostra società. Un fenomeno con il quale l'occidente dovrà fare i conti...o perire.
di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico
Uno dei fenomeni culturali peculiari germogliati nell'occidente decadente di questi anni è certamente quello della cosiddetto “Politicamente Corretto” e del suo corollario più pernicioso, quello della “Cancel Culture”.
Si tratta di fenomeni multiformi e spesso sfuggenti nel loro profondo significato sebbene siano posti in essere - da determinate frange militanti - in maniera plateale, quasi da rappresentare un monito per tutti coloro che contestano e non si adeguano.
Si tratta di fenomeni di matrice essenzialmente anglosassone, che come spesso capita, si espandono per contagio in tutto il mondo occidentale. L'ultimo plateale esempio di cancel culture, sebbene mascherato da decisione amministrativa, è quella di trasformare la vecchia biblioteca di Abergavenny (un comune del Galles) in una moschea. Una vicenda a mio modo di vedere estremamente importante perchè portatrice di una doppia valenza simbolica: da un lato quella che la cancel culture non è più mera azione violenta, manifestazione estemporanea di militanti woke fanatici, ma provvedimento amministrativo, norma cogente, da rispettare perchè presa con tutti i crismi della democrazia e del diritto e dall'altro lato, il fatto simbolico, che la trasformazione di una biblioteca in moschea, è l'abdicazione della nostra cultura, il suo suicidio, per lasciar spazio ad altro. Forse ad altro più vivo ma sempre ad altro, diverso da noi. Estraneo a noi.
Una vicenda che mi ha portato alla mente un'opera di Frank Furedi, sociologo ungherese ormai naturalizzato britannico. Si tratta del saggio “La guerra contro il passato – Cancel Culture e memoria storica” (Fazi Editore) che scandaglia il fenomeno arrivando alla conclusione che l'Occidente stia combattendo una guerra contro il proprio passato, riscrivendo la storia in chiave politicamente corretta, così come censurando opere del passato, fino ad arrivare all'abbattimento di statue e alla chiusura di biblioteche per far posto a delle moschee. Un fenomeno che il sociologo ungherese valuta nella sua gravità perchè tendente a minare la libertà intellettuale, l'identità collettiva e in definitiva rendendo possibile il fenomeno della cancellazione della propria identità. Una sorta di suicidio collettivo culturale ed identitario con il quale l'occidente dovrà fare i conti... o perire.
Fulminante anche una intuizione di Andrea Zhok nella sua prefazione: la cencel culture nella sua furia distruttrice e nichilista del passato occidentale implicitamente (ma in maniera molto razzista) continua a veicolare l'idea che l'occidente contemporaneo rappresenti l'apice della civiltà umana, talmente elevata da riuscire a criticare se stesso. Cortocircuiti, pericolosi.