Migranti, interviene Lavrov: «Chi ha distrutto Iraq e Libia ora invita a condividere le responsabilità»

Migranti, interviene Lavrov: «Chi ha distrutto Iraq e Libia ora invita a condividere le responsabilità»

Il ministro degli Esteri russo denuncia inoltre che gli stessi vogliono distruggere anche la Siria

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Riguardo la questione migranti, in questo caso bisognerebbe dire profughi per essere più precisi, sentiamo molto spesso proclami solenni, buone intenzioni e belle parole. Peccato che troppo spesso questi giungono da chi con le proprie politiche neo-coloniali e di conquista ha devastato l’area mediorientale e africana, contribuendo in maniera determinante a creare l’attuale situazione. 

 

In sostanza questo è quanto evidenziato dal ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, intervistato da Larry King per RT

 

«Chi ha distrutto l’Iraq, chi ha distrutto la Libia», denuncia il navigato diplomatico di Mosca «ora invita la comunità internazionale a condividere la responsabilità per la crisi dei migranti, gli stessi che non traggono conclusioni e vogliono far piombare la Siria nella stessa situazione». 

 

Sergey Lavrov invita a guardare «in retrospettiva alla regione: Saddam Hussein era un dittatore, Muammar Gheddafi era un dittatore. Ma se si confrontano le sofferenze del popolo dell'Iraq e della Libia, rispettivamente, sotto questi due dittatori e il presente dopo gli interventi statunitensi e NATO in Iraq e in Libia in violazione del diritto internazionale, io ritengo il numero di coloro che sono stati uccisi, che sono stati feriti, costretti a fuggire dalle loro case è probabilmente quantificabile in centinaia di migliaia in più rispetto a chi ha sofferto sotto quei regimi». 

 

La Russia condanna «qualsiasi violazione dei diritti umani, qualsiasi violazione del diritto umanitario internazionale, chiunque commetta queste violazioni: governi, opposizione, paesi stranieri che interferiscono, ma dobbiamo vedere l'intero quadro e dobbiamo pensare al prezzo dell'essere morali solo per il gusto di essere morali».  

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