Negoziati a Istanbul: aperture russe, ambiguità ucraine
Si è tenuto a Istanbul un nuovo round di colloqui tra le delegazioni di Russia e Ucraina. Vladimir Medinski, capo della delegazione russa, ha fatto il punto davanti alla stampa: Mosca ha restituito oltre 7.000 corpi di soldati ucraini caduti, ricevendone in cambio solo un numero esiguo dei propri. Ulteriori 3.000 corpi sarebbero pronti per la consegna, ma Kiev tarda a rispondere.
Mosca ha proposto l’istituzione di tre gruppi di lavoro online – politico, militare e umanitario – e l’attuazione di brevi tregue di 24-48 ore per permettere evacuazioni mediche e il recupero dei caduti. Tuttavia, come evidenzia Medinski, l’Ucraina ha violato accordi precedenti, trattenendo ancora 30 civili russi della regione di Kursk, nonostante fosse previsto il loro rimpatrio.
La delegazione russa, rimasta invariata, ha ribadito la disponibilità al dialogo, mentre Kiev ha ampliato la propria rappresentanza. Ma dietro il linguaggio diplomatico, emerge una crescente distanza: "Le posizioni sui memorandum sono ancora molto lontane", ha ammesso Medinski. Un eventuale incontro tra Putin e Zelensky resta lontano: “Un vertice ha senso solo per firmare un’intesa, non per discuterla”, ha dichiarato.
Ma la dirigenza ucraina continua a giocare su più tavoli, oscillando tra richieste militari all’Occidente e ambiguità ai negoziati. Dopo i colloqui del 16 maggio e del 2 giugno, anche questo terzo tentativo si scontra con l’irrisolutezza del regime di Kiev. Resta aperta la possibilità di una quarta tornata, ma la strada verso una soluzione politica appare ancora lunga e irta di ostacoli.
Tratto dalla newsletter quotidiana de l'AntiDiplomatico dedicata ai nostri abbonati