"Non ce ne andremo". Il popolo di Gaza che resiste e che ha qualcosa di dire al mondo

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"Non ce ne andremo". Il popolo di Gaza che resiste e che ha qualcosa di dire al mondo

 

Radio Gaza - cronache dalla Resistenza (Puntata 2)

Un programma di Michelangelo Severgnini e Rabi Bouallegue 

In contatto diretto con il popolo di Gaza che resiste e che ha qualcosa da dire al mondo...


TRASCRIZIONE COMPLETA:


La seconda puntata di Radio Gaza nasce sotto la spinta della polemica innescata dalla discrepanza tra ciò che è stato espresso da Palestinesi a Gaza nella prima puntata, e che noi abbiamo raccolto in fede e divulgato, e ciò che molti dei sostenitori dell’iniziativa Global Sumud Flotilla si aspettavano di sentire da loro.

La polemica è stata dunque indirizzata sugli autori di questo programma, rei a seconda, di aver divulgato un pensiero minoritario all’interno della Striscia, oppure addirittura di essere promotori di una campagna disfattista all’interno del movimento di sostegno a Gaza.

Siamo alquanto perplessi, ma non sorpresi, di fronte a queste critiche. Lo scontro di narrazioni, tra la nostra e la loro, tra noi Europei che stiamo di qui e loro i Palestinesi che stanno di là, è una conseguenza spesso inevitabile quando si tolgono i filtri e si consegna così com’è, tale e quale, la libertà di espressione ai nostri interlocutori.

Noi personalmente abbiamo deciso di non alimentare la polemica e soprassedere ai molti commenti dei disinformati. Il compito che sentiamo, come raccontato nella prima puntata del 28 agosto, è quello di raccogliere e divulgare le voci presenti all’interno del popolo di Gaza, senza filtri né censure.

Sarà compito dell’intelligenza di noi tutti che ascoltiamo, disporre questi messaggi all’interno di una narrazione che non debba includere la censura e la delegittimazione per stare in piedi.


RADIO GAZA - SECONDA PUNTATA 

<<Che la pace sia su di te amico mio Rabi, spero che stai bene. Per quanto riguarda la faccenda della Flotilla, è un rischio enorme. Sarà intercettata dalla Marina israeliana che ne arresterà l’equipaggio. Sarà un grande rischio per le organizzazioni dei diritti umani, mentre gli aiuti alimentari che trasporteranno saranno sequestrati dalle forze israeliane. Negli accampamenti in cui viviamo non arriva nulla se non tramite voi. Ve lo giuro, vivono grazie a voi. Mangiano solo quando inviate qualcosa. Rimangono per due/tre giorni, senza mangiare nulla. Attendono le vostre donazioni per organizzare una pentolata o una distribuzione di acqua. Gli accampamenti non hanno nulla, ci sono ammalati, vedove cui mariti sono stati uccisi in questa guerra, hanno bambini che non posso sfamare.

Se i donatori organizzassero una distribuzione quotidiana di pasti negli accampamenti in maniera organizzata, è molto meglio che inviare questa flottiglia che non arriverà mai nella Striscia di Gaza, perché la perderanno. E invece una splendida idea organizzare una distribuzione quotidiana di pasti per gli sfollati presenti negli accampamenti.

Devono subito fare marcia indietro su questa decisione. Tutto andrà sprecato amico mio, cerca di capirmi. Tutto andrà sprecato. Il cibo sarà gettato in mare.

Lo sai che con un milione di euro ci puoi sfamare più di dieci accampamenti per un periodo di almeno 8 mesi, o anche di più. In maniera continua. 

Comunque se ne pentiranno di questa azione, amico mio, loro sanno bene che la flottiglia non arriverà mai, è impossibile, ma non hanno visto quante flottiglie sono state attaccate dall'Occupazione sionista, senza che la nostra gente a Gaza ne abbia beneficiato? Vogliono far vedere ai Media e ai giornalisti che sono a favore (della causa), va bene, non ci sono dubbi che ci sostenete  ma le cose vanno fatte bene, e non male. La flottiglia non arriverà, non arriverà, non arriverà>>.

 

Siamo arrivati oggi al 77° giorno della campagna “Apocalisse Gaza”. I nuovi numeri dicono 78.027 euro fin qui ricevuti da 1.128 donazioni. Di questi, 77.686 euro sono già stati inviati a Gaza.

Tra queste numerose donazioni vogliamo citare alcune associazioni e gruppi che si sono mobilitati sul campo per organizzare in queste settimane iniziative di raccolta fondi. Tra questi "Tenda della pace” di Piombino, gruppo “Libertà Livorno” e i partecipanti all'incontro "Differenze tra Ebraismo e Sionismo”, Cena solidale di Scicli, gli abitanti dell’eco-villaggio Tempo di Vivere e il Coordinamento Modenese contro la Guerra, sperando di non aver involontariamente dimenticato qualcuno. Le prossime iniziative pubbliche, con preghiera che ci vengano segnalate, saranno ringraziate nel corso delle prossime puntate.

Una delle critiche ricevute in questi giorni, come si diceva, sostiene che le opinioni da noi divulgate rappresentino una minoranza tra il popolo di Gaza. Certo, un pugno di voci finora trasmesse nei confronti di quasi 2 milioni di abitanti. Questa critica è destinata secondo logica ad essere presa in gran considerazione.

Del resto era la stessa critica che ci veniva mossa quando trasmettevamo 7 anni fa i messaggi dei migranti-schiavi in Libia nel programma “Exodus”. Allora infatti molti dei migranti-schiavi che inviavano messaggi vocali dalla Libia sostenevano di voler tornare a casa. 

All’inizio la critica era la stessa: "non sono rappresentativi".

Poi i messaggi di questo tenore raccolti con il tempo divennero decine e infine centinaia. 

Allora la critica si fece più sottile: “beh, è normale che chiedano di tornare a casa, dopo tutto quello che hanno subito, ma la loro prima opzione era venire in Europa”.

Alla quale critica si rispondeva: “sì, è vero, ma tu sei in grado oggi di cambiare le cose? Perché altrimenti nel frattempo che tu trovi la soluzione, quei ragazzi stanno dicendo che preferirebbero tornare a casa anziché aspettare sotto i ferri della tortura”.

Ecco, non vorremmo che con i vocali di Gaza si arrivasse allo stesso punto.

In questi giorni siamo stati subissati di vocali e messaggi scritti di persone a Gaza deluse dell’iniziativa Global Sumud Flotilla. E continuiamo a riceverli. Noi manteniamo il dubbio teorico che siano tutte espressioni di un’opinione minoritaria. 

Ma nel frattempo suggeriamo di provare anche a capire il perché un Palestinese a Gaza si dichiari quanto meno deluso di fronte alla notizia di questa iniziativa.

 

<<La mia opinione è l'opinione dell'intero accampamento: la flottiglia non avrà successo e non riuscirà ad arrivare a noi, (gli aiuti) non basteranno per l'intero popolo (di Gaza) come loro credono, piuttosto c'è bisogno di pasti quotidiani perché ci sono bambini senza nulla da mangiare se non grazie a voi amico mio, e con il favore di Dio l'onnipotente. Questa è l'opinione della gente che vive nell'accampamento, e cioè che non è un bene per loro, non arriverà. Ci sarà un clamore mediatico attorno a questa flottiglia e in caso saranno intercettati dalla Marina militare israeliana, ci saranno gravi conseguenze amico mio.

Però amico mio, non ci sono dubbi che tenteranno il possibile di inviare questi aiuti a Gaza, attraverso la flottiglia, ma ciò non accadrà e non arriverà da noi. Lo giuro non arriverà. Fagli sapere che non arriveranno mai da noi.

Oggi gli accampamenti hanno bisogno di assistenza quotidiana, di cibo se iniziassimo a distribuire farina, cibo, i bimbi hanno bisogno di latte, medicine hanno bisogno di un sacco di forniture. Se questa somma fosse stata inviata ad un accampamento, gli sarebbe bastato per molto tempo amico mio.

Amico mio, non so come spiegartelo meglio di cosi, questa flottiglia è inadeguata, non serve a nulla. E' uno spreco, è uno spreco.

Gli Occidentali non hanno alcun diritto di parlare a nome del popolo di Gaza, non hanno diritto di parlare a nome nostro, e che non indirizzano le loro opinioni a nome nostro, qui a Gaza, perché non vivono a Gaza e non sanno le sofferenze che stiamo vivendo. Non hanno alcun diritto di parlare a nome nostro, e indirizzare cosi le loro opinioni. Non ne hanno diritto, amico mio. Che la pace sia su di te.

Queste parole ci fanno arrabbiare molto amico mio, e cioè che parlano a nome nostro senza conoscere la situazione che stiamo attraversando>>.

 

Stiamo lavorando e discutendo giornalmente con questi ragazzi da quasi 3 mesi. Attraverso di loro avviene la distribuzione dei beni acquistati con i soldi inviati dalla campagna, ma attraverso di loro raccogliamo anche tutto quel materiale che andiamo divulgando: dai 4 episodi del film in progress caricati sul canale YouTube dell’AntiDiplomatico e disponibili per proiezioni pubbliche, ai messaggi vocali di Radio Gaza.

Una di questi ragazzi ha deciso di prendere le nostre difese.

 

<<Che la pace sia su di te, per rispondere alle accuse mosse contro di te e il nostro amico Michelangelo, queste accuse sono ingiuste. Da quando abbiamo intrapreso la strada del bene e del sostegno, nell'invio di donazioni siamo sempre stati in contatto con voi per  informarvi delle donazioni che ci sono pervenute e, ad oggi, sono state realizzate molte iniziative grazie alle donazioni ricevute tramite i vostri conti PayPal. Dalle iniziative di approvvigionamento idrico e pacchi alimentari alle numerose necessità  dei bambini e degli anziani e molte altre richieste sono state soddisfatte con la fornitura di tende, cure mediche e altro ancora. Se esiste un vero modello di sostegno umanitario al popolo di Gaza, questo è proprio il percorso che le vostre donazioni seguono attraverso i conti PayPal. Tu, Michelangelo e tutti i donatori che seguono questa strada siete un vero modello di sostegno umanitario al popolo di Gaza e siete sempre in contatto con tutto ciò che viviamo e sperimentiamo in ogni momento nella Striscia di Gaza, nella nostra situazione umanitaria, economica e persino politica.

Noi, come famiglie di Gaza, benediciamo i vostri continui sforzi. voi e tutti coloro che seguono questa strada perché siete interessati ad aiutarci per davvero e a sostenerci nella Verità e nella Giustizia di questo percorso. Che Dio vi ricompensi e vi aiuti sempre. Se c'è una vera accusa, è quella di tradimento da parte di chi sostiene l'occupazione, i crimini e le gravi ingiustizie che vengono commessi contro il popolo di Gaza. I crimini e ingiustizie sono presenti anche nel modo in cui vengono consegnate queste donazioni e le flottiglie sono un esempio chiaro del tradimento, dell'ingiustizia e dell'oppressione che viviamo da parte di quei donatori e di coloro che sostengono queste flottiglie perché sanno che saranno intercettate dall'occupazione. Ci sono state minacce lanciate attraverso i media ebraici che le sequestreranno, sembra quasi che queste flotte fossero state inviare per aiutare l'occupazione e non noi e se mai queste flotte dovessero raggiungere Gaza ci sarebbero massacri, migliaia di martiri per mano della marina militare, i colpi di cannoni delle navi da guerra, i razzi degli aerei.

Il mio messaggio finale è rivolto a tutti i donatori, ad ogni persona che lavora seguendo principi di umanità nel sostegno al popolo di Gaza alla luce di questa oppressione, ingiustizia e delusione che subiamo dal mondo intero, dovete sempre ricercare la via giusta, una via in cui ci sia giustizia, una via in cui ci sia pace per far ricevere al popolo queste donazioni. Cercate un percorso in cui ci sia pace, una strada di giustizia per far arrivare queste donazioni. Gli esempi delle flottiglie e delle navi. Molte navi che tentarono di far arrivare aiuti nella Striscia di Gaza sono state precedentemente intercettate dall'occupazione e tutto il mondo vide cio con i propri occhi. Il Mondo deve toccare con mano la realtà di Gaza deve aprire gli occhi, deve guardare e sostenere veramente la striscia di Gaza.

Nella Striscia di Gaza, il popolo palestinese gazawi è vittima di questa guerra brutale, noi come popolo affrontiamo tutte le forme di Ingiustizia e di oppressione. Ci sono alcune opinioni e alcune posizioni che differiscono dalle opinioni e dalla prospettiva di alcune organizzazioni e canali, sia arabi che internazionali, quindi ci sono questioni cui la nostra opinione si differenzia da quella di questi canali o di queste organizzazioni come ad esempio il modello delle flottiglie nell'invio di aiuti nella Striscia di Gaza. Ci potranno anche essere tanti canali e organizzazioni arabe o internazionali che sostengono questo modello, e noi come popolo possiamo anche avere molte opinioni  sbagliate o diverse da quelle di questi canali. Ci possono essere persone contrarie a queste flottiglie, quello perché noi, come popolo della Striscia di Gaza, abbiamo visto ogni tipo di forma di spargimento di sangue e  il modo in cui gli aiuti raggiungono la Striscia di Gaza e i modelli di consegna di questi aiuti possono condurci alla nostra morte o alla nostra sopravvivenza e le flottiglie, tutti noi abbiamo visto navi e flottiglie. Quante navi e quante flottiglie hanno tentato in passato di portare aiuti nelle spiagge di Gaza, e purtroppo o è fallita o è stata sequestrata dall'occupazione, o ha provocato più caos, ingiustizia e spargimento di sangue. Può darsi che la mia posizione e la mia opinione siano sbagliate, ma la domanda è: queste organizzazioni e i canali che sostengono queste flottiglie e questo modello sono in grado di far arrivare le flottiglie cariche di aiuti alla popolazione in modo equo e pacifico per tutti? Sono in grado di farlo?

Noi come popolo nella Striscia di Gaza: i nostri anziani, i nostri bambini, ne abbiamo viste tante di massacri, abbiamo sperimentato molte forme di morte: durante lo sfollamento, la morte anche nella ricerca di aiuti, ci preoccupiamo della sicurezza e della giustizia nella distribuzione di aiuti. Non vogliamo che il nemico s'impossessi di questi aiuti, non vogliamo che il nemico acceda a questi aiuti, non vogliamo che il nemico versi il nostro sangue mentre ci dirigiamo verso queste flottiglie e queste navi>>.

 

In questi giorni nel nord della Striscia, nella città urbana di Gaza, è in corso l’avanzata dell’IDF, l’esercito israeliano, a lungo annunciata, ma che si è dovuta subito misurare con una serie di imboscate da parte delle brigate della Resistenza palestinese, di cui vi potete informare nei canali alternativi di tutto il mondo.

Come misura preliminare di questa annunciata avanzata, Israele ha chiesto ai civili di evacuare la città urbana di Gaza e di trasferirsi verso sud. Nel centro della Striscia, verso il mare, sta quel 25% di territorio ancora fuori dal controllo israeliano. Questa avanzata, che si pretende definitiva, dovrà fare i conti con un popolo stretto intorno alla sua resistenza. 

Tuttavia, migliaia di persone stanno lasciando il nord della Striscia e le aree urbane per dirigersi verso sud, per sottrarsi a quella che sarà la battaglia strada per strada di Gaza City.

 

<<Che la pace sia su di voi amico mio. Che Dio vi benedica, e che Dio benedica i cari donatori in Italia, e che Dio benedica gli amici Michelangelo e Rabi per l'aiuto economico per affrontare lo sfollamento verso Sud, per via di un ordine di evacuazione immediato, verso il Sud della Striscia di Gaza, impostoci dall'esercito di Occupazione in fase di avanzamento in questi giorni. 

Dio ci basta ed Egli è il miglior dispensatore>>.

 

In conclusione trasmettiamo un messaggio vocale che non solo fa parte di quella minoranza non minoritaria dei delusi della Global Sumud Flotilla, ma risponde anche alla critica di disfattismo. Ci pare infatti espresso un punto di vista lucido, pragmatico, realista e per questo tutt’altro che rassegnato, anzi del tutto aggrappato alla convinzione che Gaza resisterà. Che avrebbe resistito meglio se i 2 milioni e mezzo della Flotilla fossero stati inviati in altro modo, ma che comunque resisterà.

Anzi, non vorremmo che alla fine di questa storia, quando tutte e 40 le navi saranno confiscate, quando il diritto internazionale tacerà, ossia quando le cose andranno così come sono andate dall’inizio di questa storia, allora lì sì il peso dell’impotenza in Occidente sarà insopportabile.

Con questi messaggi, crediamo, i Palestinesi a Gaza ci stanno dicendo che quella del diritto e della rappresentazione è una guerra tutta interna all’Occidente, le cui lontane eco a stento raggiungono l’interno della Striscia, senza modificare nei fatti di una virgola la sostanza. E che l’unico modo per fronteggiare l’entità sionista è un confronto basato sui rapporti di forza e non sull’avventurismo alla ricerca di copertine sui giornali.

“Ma almeno il risultato mediatico e il cambio di opinione nella società italiana”, è l’ultima difesa.

Certo, saranno belle le prime pagine di Repubblica e del Corriere della Sera tutte colorate di bandiere palestinesi. Ma sono ininfluenti, auto-assolutorie, subdole e costano un prezzo che a Gaza non si possono permettere di sprecare.

 

<<Amico mio, questa è la situazione: noi ci troviamo nella Striscia di Gaza, qui, il problema principale delle persona è la ricerca di un pasto quotidiano. Per quanto riguarda la Flottiglia: a Gaza ci sono due milioni di esseri umani, la metà non sa che c'è una flottiglia che vuole rompere il blocco. L'altra metà non è interessata, alcuni ti diranno che questi sono soldi sprecati e noi non ne trarremo alcun beneficio. Per quanto riguarda Hamas: dato che comanda la striscia di Gaza. Per loro, qualsiasi azione che possa rompere l'assedio e fermare la guerra senza costringerli a rinunciare al controllo della Striscia di Gaza è un fatto positivo. 

Se segui i telegiornali, sai che Israele, e con loro gli Stati Uniti pongono come condizione essenziale per far finire la guerra la rinuncia di Hamas al potere.

Quindi loro appoggiano qualsiasi azione che possa infastidire Israele e Stati Uniti nei loro piani di allontanare Hamas dal governo.

Che beneficio posso trarre da una crociera che alla fine si dirigerà nel porto di Eilat, mentre io e la mia famiglia viviamo nella fame. Sto scrivendo questo messaggio mentre io e la mia famiglia non riusciamo nemmeno a trovare del pane avariato o rovinato.

State sprecando denaro. Mandate denaro alla gente della Striscia di Gaza, comunicate direttamente con le persone, consegnate loro denaro in modo che mangino e comprino medicine.

Questo è il mio discorso dall'interno della Striscia di Gaza, e dall'interno di Gaza City, dove ogni giorno ci vengono sganciate tonnellate di esplosivo, ma da cui non vogliamo uscire>>.

Michelangelo Severgnini

Michelangelo Severgnini

Regista indipendente, esperto di Medioriente e Nord Africa, musicista. Ha vissuto per un decennio a Istanbul. Il suo film “L'Urlo" è stato oggetto di una censura senza precedenti in Italia.

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