Non solo Trump: il nemico/strega interno nella storia USA

La prima puntata della lunga storia della repressione negli Stati Uniti

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Non solo Trump: il nemico/strega interno nella storia USA

 

Un lungo viaggio a puntate nella lunga storia della repressione negli Stati Uniti per rispondere a una lettura assolutoria che fa di personaggi come J. Edgar Hoover e l'attuale presidente Trump schegge impazzite che inquinano un corpo sociale e politico altrimenti caratterizzato da una normale dialettica democratica e di pieno rispetto dei diritti umani.

 

 

All'inizio del 2012 nelle sale cinematografiche italiane uscì il film "J. Edgar" di Clint Eastwood, opera a metà strada tra biografia e autobiografia di J. Edgar Hoover, ininterrottamente a capo del Federal Bureau of Investigations (FBI) per circa mezzo secolo, dalla presidenza di Coolidge (1923-29) a quella di Nixon (1969-1974), e figura tra le più controverse della storia contemporanea statunitense.

Questo lungo articolo (per comodità diviso in più “puntate”) non è certo una recensione del film, ma più prosaicamente da esso prende spunto per un viaggio nella storia moderna e contemporanea degli Usa. Questo perché la scelta narrativa del regista rischia di confinare Hoover nella categoria impolitica e astorica del persecutore "paranoico" che tradisce i valori americani in nome della lotta alla minaccia comunista, ribadendo, di conseguenza, la piena salute dell'esperimento politico sorto dalla rivoluzione del 1776. Ci troviamo di fronte ad una visione unidimensionale che non fa il minimo accenno alla lunga storia della repressione dei movimenti operai e radicali avvenuta negli Usa, lasciando, quindi, lo spettatore alla mercé di una voluta ricostruzione di "parte". Affidando il racconto alle memorie del protagonista, il regista non si pone certo su di un crinale apologetico, ma evita ogni accenno alla continuità in Hoover di un disegno repressivo già in atto da tempo e che vede in stretta alleanza autorità politiche, baroni dell'industria e grande stampa. Insomma in una narrazione impolitica e astorica, Hoover appare il malvagio che inquina un corpo sociale e politico altrimenti caratterizzato da una normale dialettica democratica e di pieno rispetto dei diritti umani. Una lettura distorta che arriva fino ai nostri giorni e che si riflette sulla persona dell'attuale presidente Trump, narrata come scheggia impazzita e foriera di una innaturale torsione autoritaria.

Facciamo un piccolo passo indietro pur restando in ambito artistico, prendendo spunto da un celebre drammaturgo statunitense. Arthur Miller ne "Il crogiuolo", dramma storico sulla famosa caccia alle streghe avvenuta a Salem nel 1692 e scritto in pieno maccartismo, così descrive una particolare fobia americana: "Negli Stati Uniti un cittadino che non si dimostri reazionario è esposto all'accusa di complicità con l'Inferno Rosso. Così si dà all'opposizione un aspetto disumano che poi serve a giustificare l'abrogazione di ogni costume normale nei rapporti civili. Si pretende che un atteggiamento politico equivalga al diritto morale, e ogni critica è una malignità diabolica. Quando si traduce in atto una simile equazione, la società diventa una congerie di complotti e controcomplotti [...]". Emerge il persistere di un complesso da assediati che accompagna la storia americana fin dalle sue origini, quando i primi coloni si vedevano circondati da una foresta vergine considerata come baluardo del diavolo. Non a caso alle popolazioni native veniva negata l'appartenenza al genere umano in quanto composte da bestie, diavoli e adoratori del demonio.

Il film di Eastwood come le parole di Miller delineano i temi - verrebbe da dire i topoi a stelle e strisce - del complotto ordito dall'estero e sostenuto da traditori interni, e quello, conseguente, della fedeltà ai valori americani. Temi che, in diverse fasi della storia statunitense, hanno fatto da mascheratura ideologia a violente spirali repressive e autoritarie.

L'ingresso degli Stati Uniti nel 1917 nella prima guerra mondiale a fianco dell'Intesa contro la Germania Guglielmina è battezzato come una crociata per la libertà e la democrazia. Principi che contrastano la torsione autoritaria che si verifica all'interno del paese: inizia, per dirla con le parole dello storico John L. Thomas, "una piramide repressiva" nella quale "la tradizionale distinzione americana fra pubblico e privato si dissolse in una confusione di organismi patriottici in competizione fra loro". Inizia una caccia alle streghe patriottica coordinata dal federale Commitee on Public Information, diretto dal giornalista George Creel, e messa in pratica anche da gruppi di vigilantes, fautori di vere e proprie azioni squadriste contro pacifisti e dissidenti. Il Comitato finanzia ben settanta cinquemila oratori che svolgono centocinquantamila discorsi in diverse città degli Stati Uniti. Nel Minnesota la Commissione di sicurezza pubblica procede alla chiusura di bar e sale cinematografiche, promuove la circolazione di prodotti favorevoli alla guerra e invita i "patrioti ad unirsi allo sradicamento delle attività e delle opinioni sediziose". Interviene attivamente anche il New York Times con un editoriale nel quale si ricorda che è "dovere di ogni buon cittadino comunicare alle autorità preposte ogni manifestazione di slealtà di cui potrebbe venire a conoscenza". All'impressionante campagna propagandistica e all'invito all'autocensura, si accompagnano drastiche misure legislative come l'Espionage Act (1917) e il Sedition Act (1918).

Il primo prevede salate multe e vent'anni di prigione per chi causa ammutinamento, tradimento o insubordinazione propagando false notizie o affermazioni; il secondo, più severo e completo, colpisce chiunque pronuncia, scrive e diffonde "qualsiasi forma di linguaggio infedele, profano, scurrile od offensivo circa la forma di governo degli Stati Uniti".

Ma chi sono le nuove streghe? Sono sindacalisti e militanti della sinistra pacifista che subiscono l'arresto e la chiusura dei loro giornali: la caccia al traditore e al disfattista permette alle autorità di ridurre al silenzio, grazie anche a irruzioni armate in tutto il paese e processi di massa, l'IWW (Industrial Workers of the World), il combattivo sindacato di ispirazione marxista e internazionalista, e di colpire il partito socialista con il suo segretario Eugene Debs condannato a dieci anni di carcere per la sua attività pacifista. Non mancano anche le violenze nei confronti dei lavoratori impegnati in scioperi e nell'organizzazione sindacale e quindi passibili di essere tacciati di disfattismo. Nell'aprile del 1917 a Tulsa (Oklahoma) diciassette operai sono rapiti, legati agli alberi e frustati, mentre a luglio in Arizona duemila scioperanti sono presi in ostaggio da cittadini armati e deportati con carri bestiame nel deserto. Ma soprattutto, le nuove "streghe" sono gli immigrati di origine tedesca, i "german americans", indicati come la quinta colonna del nemico. Giornali come l'Atlantic Monthly invitano caldamente la censura sulla stampa in lingua tedesca perché "è il pensiero tedesco il principale aggressore", mentre sul "Chicago Tribune" si spera che il governo "la smetta di cincischiare con questi cosiddetti german-americani e che li metta in campi di concentramento fino alla fine della guerra". Una speranza che trova riscontro nella realtà dei fatti perché molti sono, infatti, i tedeschi che, in quanto "enemy aliens", finiscono in campi di concentramento; sono musicisti, banchieri, esponenti di famiglie economicamente influenti ai quali vengono sequestrate le proprietà.

(Continua...)

Diego Angelo Bertozzi

 

INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE

 

- Storia del movimento operaio negli Stati Uniti (1861-1955), R. O. Boyer e H. M. Morais, De Donato, Bari 1974;

- Not Without Honor: A History of American AntiCommunism, Powers, Richard Gid, Free Press, 1997;

- Storia del popolo americano, Howard Zinn, Il Saggiatore, 2005

- Storia degli Stati Uniti, Maldwyn A. Jones, Bompiani, Milano 1997;

- La nascita di una potenza mondiale, John L. Thomas, il Mulino, Bologna 1999;

- Il maiale e il grattacielo, di Marco D'Eramo, Feltrinelli, Milano 1999;

- Gli Stati Uniti contemporanei, Bruno Cartosio, Giunti, Firenze 2002;

- Le XX siècle americain, Howard Zinn, Agone, Marsiglia 2003;

- Il crogiuolo, Arthur Miller, Einaudi, Torino 2004;

- La creazione dell'America, Francis Jennings, Einaudi, Torino 2003.

- Storia universale, Accademia delle Scienze dell'Urss, vol. 9 - Teti Editore, Milano, 1975.

Diego Bertozzi

Diego Bertozzi

Laureato in Scienze Politiche all'Università degli Studi di Milano e in Filosofia e Scienze filosofiche all'Università degli Studi di Verona, si occupa da tempo di storia del movimento operaio e di Cina. Ha pubblicato per Diarkos  "La nuova via della seta. Il mondo che cambia e il ruolo dell'Italia nella Belt and Road Initiative" (2019)
 
 
 

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