Pakistan: bagno di sangue contro gli sciiti. 120 morti

Il governo di Zardari accusato di complicità da diversi attivisti per i diritti umani

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Pakistan: bagno di sangue contro gli sciiti. 120 morti

Il segretario generale Onu Ban Ki-moon ha condannato con forza gli attacchi multipli e il perdurante clima di violenza in Pakistan, dove giovedì sono morte 120 persone e 250 sono rimasti feriti in una serie di attentati. Il Balochistan osserverà tre giorni di lutto, per commemorare le vittime della serie di attentati che hanno investito Quetta, capoluogo della provincia sud-occidentale pakistana, confinante con l'Afghanistan. Il maggior numero di vittime causato da una doppia esplosione in una sala da biliardo in un'area di Quetta abitata in maggioranza da sciiti ed è stato rivendicato dal gruppo estremista sunnita Lashkar-e-Jhangvi. In precedenza, una bomba è esplosa all'interno di un mercato uccidendo 11 persone e ferendone altre 27. Sempre ieri a Mingora, nella Swat Valley, nel nord-ovest del Paese, sono morte 21 persone (80 i feriti) nello scoppio di un potente ordigno.
Attentati di matrice confessionale, con obiettivo la comunità sciita. E' questa l'indicazione che forniscono tutti i principali esperti di politica pakistana. Attivisti e gruppi per i diritti umani accusano il governo diAsif Ali Zardari , "complice" delle stragi perché "incapace" di garantire la sicurezza e "proteggere la popolazione" dalle violenze dei gruppi militanti sunniti. Il Balochistan è una provincia caratterizzata tanto dalla lotta separatista interna, quanto da violenze confessionali tra sunniti e sciiti. Nei pressi del confine afghano vi è anche una nutrita presenza di gruppi talebani, anch'essi autori di stragi e attacchi. Un alto funzionario del governo di Islamabad, dietro anonimato, ha spiegato alla Bbc che gli attentati sono "la reazione" a due episodi di cronaca avvenuti il 9 gennaio: l'uccisione di un leader religioso sunnita e il sequestro di armi e munizioni in un bunker usato - con molta probabilità - dai militanti di Lashkar-e-Jhangvi.

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