Pakistan: l'arresto di Musharraf

Tornato per partecipare alle prossime elezioni, l'ex dittatore finisce agli arresti domiciliari

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Pakistan: l'arresto di Musharraf

Un tribunale pakistano ha messo venerdì agli arresti domiciliari l'ex dittatore Pervez Musharraf. Secondo la ricostruzione fornita da Reuters ed Afp, l'ex generale si è volontariamente presentato davanti al tribunale dopo che la Corte suprema pakistana aveva ordinato ieri il suo arresto. Dopo la sentenza Musharraf ha però chiesto di poter rimanere agli arresti domiciliari piuttosto che in carcere, mentre i suoi avvocati hanno già fatto ricorso alla Corte costituzionale.
Si tratta di un cambiamento epocale per un paese soggetto alla dittuatura militare per 66 anni e dove l'esercito è sempre stato giudicato il garante della sicurezza del paese. L'accusa contro l'ex generale protagonista del colpo di stato del 1999 e che ha governato fino al 2008 prima di imporsi un esilio volontario a Dubai è di alto tradimento in relazione al licenziamento di alcuni giudici costituzionali e la dichiarazione dello stato d'emergenza nel 2007. Il Parlamento aveva chiesto che l'ex generale fosse processato in nome dell'articolo 6 della legge sull'alto tradimento del 1973. Il Giudice Jawad Khawaja aveva dichiarato essere un “compito ed un obbligo dello Stato” prendere misure contro Musharraf e tutti coloro che hanno sovvertito la costituzione.
Tornato lo scorso mese per partecipare alle elezioni nazionali dell'11 maggio, Musharraf aveva ottenuto la possibilità di concorrere solamente nel seggio di Chitral, cittadina nel nord del paese. Ad inizio settimana, tuttavia, prima della decisione della Corte suprema, un tribunale del Pakistan lo aveva dichiarato non elegibile. Nonostante la battaglia legale di Musharraf abbia creato molto scalpore e dibattito all'interno del paese, gli analisti sottolineano come l'ex dittatore non potesse influire sull'esito di elezioni in cui l'ex primo ministro Nawaz Sharif sembra nettamente favorito. La vicenda di Musharraf,  accusato anche in processi pendenti in relazione all'assassinio di Benazir Bhutto nel 2007 e la morte di un leader separatista di Baluchistan, segna uno spostamento importante nel bilanciamento dei poteri all'interno del paese.

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