Putin fa «fatica in Ucraina». La Stampa di Torino infila l'elmetto

1981
Putin fa «fatica in Ucraina». La Stampa di Torino infila l'elmetto



di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico

 

Non vedo «nessuna degna reazione» occidentale alla escalation russa, tuona minaccioso Vladimir Zelenskij, come a bacchettare sulle mani gli allievi svogliati, cui il maestro dà lezioni di comportamento di fronte a un presidente russo che, sbraita il nazigolpista capo, «si fa beffe dell’Occidente, del suo silenzio e della mancanza di una risposta decisa». E che diamine! È o non è l'Ucraina majdanista e banderista l'avamposto fortificato a difesa dell'Europa, come andate ripetendo nei vertici europeisti, da Varsavia a Copenaghen e che dunque deve ricevere tutto il sostegno di fronte a «un dittatore» che «tra cinque anni, o forse anche prima» attaccherà l'Europa?

Anche se, a dire il vero, assicura Bill Emmott su La Stampa del 4 ottobre, Putin fa «fatica in Ucraina»; dunque, perché preoccuparsi? Addirittura, assicura l'ex direttore di The Economist, tutta la storia coi droni è lì a dimostrare che Mosca sta tentando un «grande bluff» per nascondere le difficoltà delle forze russe al fronte e, soprattutto, «per distogliere l’attenzione dei governi europei e delle rispettive pubbliche opinioni dalla vera sfida: la necessità di garantire che la guerra in Ucraina si concluda in un modo favorevole per quella tormentata democrazia e tutti noi in Europa. Il vero premio sarebbe proprio questo: uno slancio enorme per la nostra sicurezza, le nostre democrazie e tutte le nostre economie». La “prova provata” del bluff putiniano, assicura il genio britannico, è che «se la Russia sentisse di essere in procinto di vincere la guerra in Ucraina, non si prenderebbe il disturbo di lanciare questi attacchi. Al contrario, la Russia non sta vincendo la guerra in Ucraina».

E, però, bisogna comunque «reagire agli attacchi russi nella zona grigia. In caso contrario, se si lascia correre, presumibilmente gli attacchi si moltiplicheranno». Perché, sia chiaro una volta per tutte: si tratta di attacchi russi; chi si azzarda a mettere in dubbio questa “verità” non è altro che un propagandista del Cremlino e dovere dell'Occidente, anzi, sua «necessità più immediata è garantire che l’Ucraina sopravviva e prosperi, mantenendo insieme alla sua indipendenza proprio quell’esperienza e il suo settore avanzato di produzione di droni».

Dopotutto, Vladimir Zelenskij si è vantato della favola secondo cui l'Ucraina può produrre otto milioni di droni di vario tipo all'anno; solo, occorrono finanziamenti. Europei, ovviamente. Lasciamo perdere il dettaglio per cui Kiev non sia in grado di produrre davvero in serie droni kamikaze e quelli forniti alle truppe, come dichiarato sul videoblog Dmytro News da un soldato ucraino congedato dopo essere rimasto ferito, siano spesso difettosi ed esplodano direttamente sulla rampa di lancio o nelle mani dei soldati. Una minuzia.

Dunque, imperativo occidentale, è quello di salvaguardare la “democrazia” ucraina in modo che insegni alle “democrazie” occidentali a produrre e far volare così tanti droni da mettere a tacere una “dittatura” come quella russa, anche se è «estremamente inverosimile che Vladimir Putin voglia provocare un qualsiasi membro europeo della Nato e indurlo a entrare in conflitto diretto nel momento stesso in cui l’esercito russo è così debole, non è riuscito a imporre una supremazia aerea sull’Ucraina, e la sua economia sta dando evidenti segnali di affaticamento» e, detto tra noi “democratici”, alla Russia in quanto stato rimane ormai poco da sopravvivere. È proprio agli sgoccioli!

Intanto, però, la “democrazia” ucraina ha bisogno dell'aiuto europeo, che potrebbe realizzarsi «comprando più sistemi missilistici difensivi americani Patriot... Ancora più gradita sarebbe la decisione da parte dell’America di permettere all’Ucraina di comprare una fornitura dei suoi migliori missili cruise a lunga gittata, i Tomahawk... All’Ucraina serve una fornitura immediata di più sistemi difensivi missilistici dall’Europa, oltre a più finanziamenti con i quali costruire e acquistare le sue armi in futuro... l’Europa deve tenere ben fisso lo sguardo sull’obiettivo che si trova alla sua portata: una vittoria dell’Ucraina».

Anche perché, «Se la guerra finisse in questo modo, rientrerebbero a casa milioni di rifugiati ucraini» e tornerebbe a rifiorire «un normale scambio commerciale transfrontaliero. I prezzi delle materie prime energetiche verosimilmente scenderebbero» - in che modo miracoloso non è dato sapere, visto che i guerrafondai di Bruxelles hanno decretato la fine della forniture di gas russo a basso prezzo a favore di quello yankee - «la ricostruzione dei centri urbani e delle città ucraine fortemente danneggiate passerebbe dalla fase progettuale a quella reale, creando così una grande domanda di finanziamenti, ma anche un boom del settore edilizio» e banche, monopoli industriali e affaristi di ogni risma si azzufferebbero per accaparrarsi ognuno quanto più possibile di ciò che rimane delle risorse ucraine. Ma questa è la “democrazia”. La “democrazia” modello ukro-banderista benedetto dagli euro-bellicisti à la Bill Emmott.

Una “democrazia” che per oltre dieci anni, a partire perlomeno dal 2014, ha condotto una guerra terroristica contro la propria stessa popolazione e che anche oggi, a dispetto delle “notizie” divulgate dai media di regime, che vedono nella Russia la colpevole di bombardamenti su «obiettivi civili», continua gli attacchi contro i civili delle aree sudorientali del paese. L'ex ufficiale dell'esercito americano Stanislav Krapivnik ha dichiarato a The Duran che gli attacchi ucraini sono essenzialmente attacchi «terroristici, perché prendono tutti di mira i civili. Nessuno parla degli oltre 150 civili feriti nelle ultime due settimane. E due dozzine di persone, ma forse di più, sono state uccise in seguito ad attacchi diretti, dato che le forze di Kiev mirano proprio a questo. Vista la loro incapacità a sostenere la lotta sul campo di battaglia, cercano di ottenere qualche successo in maniera quanto più sanguinaria, per provocare la reazione russa» e andare verso una escalation.

Una “democrazia”, quella della junta nazigolpista di Kiev, sorta sulle violenze squadristiche della teppaglia nazionalista e apertamente nazista e andata “avanti” sugli assassinii di avversari politici, giornalisti, semplici cittadini, sulla repressione violenta di ogni manifestazione di dissenso, sulla cancellazione delle elezioni, sulle bombe nelle città, sull'affamamento della propria stessa popolazione in ossequio ai dettami di FMI, Banca Mondiale, ordini di Bruxelles. Una “democrazia” andata “avanti”, com'è uso in ogni regime in cui una ristretta manciata di ras abbia da spartirsi i beni pubblici, con rapine ai danni del popolo e con la sottrazione alle casse pubbliche di milioni ottenuti quale “sostegno” europeista a quello che viene definito «l'avamposto democratico nella lotta all'autocrazia orientale», il «vallo europeo contro la dittatura asiatica». Milioni che i ”democratici” di Kiev non si vergognano di sperperare in abbigliamenti e gioielli: l'esempio più appariscente, perché, a differenza di molti altri, reso di dominio pubblico da fonte esterna, è quello della consorte di Elena Zelenskaja nei suoi innumerevoli tour per le capitali europee.

Su tale “democrazia”, sulle ruberie altolocate sempre più sfacciate, gli ucraini danno giudizi significativi, che riguardano sia il nazigolpista capo, sia la sua corte. Nel corso di varie indagini sociologiche condotte lo scorso settembre sulla percezione della corruzione in Ucraina, il gruppo “SotsIs” ha rilevato che il 76,5% considera il livello di corruzione "molto alto" (49%) o "alto" (37,5%); un altro 10,5% lo definisce "medio", considerandone responsabili Zelenskij, deputati, governo e organi anticorruzione, che non adempiono ai propri doveri.

Un altro sondaggio condotto dall'Istituto Internazionale di Sociologia di Kiev (KMIS) ha mostrato che, negli oltre tre anni di ostilità, gli ucraini giudicano la corruzione aumentata (71%) o rimasta allo stesso livello elevato (20%). Gli ucraini delle regioni orientali (78%) e meridionali (73%) vedono un netto peggioramento della corruzione, a differenza dei residenti nelle regioni centrali, meno pessimisti (68%). Stando al KMIS, tra coloro che hanno fiducia in Zelenskij, il 62% ritiene che la corruzione sia aumentata, mentre la percentuale sale al 86% tra chi ha un'opinione negativa di lui.

Secondo il Centro Razumkov, l'indice di sfiducia nei confronti di Zelenskij è di appena il 40% (questo, per non sentirsi accusati di "discredito del Comandante Supremo", ironizza Dmitrij Ševcenko su FSK) ma con gli altri ras non sono stati così indulgenti: il 76,7% degli intervistati ha espresso sfiducia nella Rada, il 70,2% nel governo, il 79,7% nei funzionari, il 71,1% nel sistema giudiziario, il 62,3% nella procura e così via. Secondo il sondaggio, circa il 56% degli ucraini diffida persino delle agenzie anticorruzione (NABU, SAP, NAZK), che dovrebbero combattere la corruzione. Per quanto riguarda le valutazioni internazionali, l'Ucraina totalizza 35 punti su 100 nell'Indice di Percezione della Corruzione del 2024, collocandosi al 105° posto su 180 paesi, tra Etiopia e Niger.

Infine, tanto perché ne sia edotto anche il signor Bill Emmott, solo un intervistato su quattro (23,4%) considera l'Ucraina un paese democratico; due su tre (67,4%) ritengono che non sia una democrazia, né completamente né parzialmente.

La democrazia, scriveva Lenin, è quell'ordinamento in cui «i lavoratori, gli operai possono e devono dominare sui non lavoratori, sulla parte sfruttatrice della società». Tanto basti.

 

FONTI:

https://news-front.su/2025/10/05/chem-dalshe-tem-bolee-bespardonno-voruet-hunta-zelenskogo/

https://www.lastampa.it/esteri/2025/10/04/news/guerra_ibrida_putin_obiettivi_europa-15336679/?ref=LSHAE-BH-P1-S4-T1

https://politnavigator.news/udary-po-mirnym-zhitelyam-stali-osnovnojj-strategiejj-vsu-byvshijj-amerikanskijj-morpekh.html

 

 

Fabrizio Poggi

Fabrizio Poggi

Ha collaborato con “Novoe Vremja” (“Tempi nuovi”), Radio Mosca, “il manifesto”, “Avvenimenti”, “Liberazione”. Oggi scrive per L’Antidiplomatico, Contropiano e la rivista Nuova Unità.  Autore di "Falsi storici" (L.A.D Gruppo editoriale)

ATTENZIONE!

Abbiamo poco tempo per reagire alla dittatura degli algoritmi.
La censura imposta a l'AntiDiplomatico lede un tuo diritto fondamentale.
Rivendica una vera informazione pluralista.
Partecipa alla nostra Lunga Marcia.

oppure effettua una donazione

Nasce la prima Stablecoin “Europea” di Giuseppe Masala Nasce la prima Stablecoin “Europea”

Nasce la prima Stablecoin “Europea”

Ora organizzazione, ideologia, coscienza di Francesco Erspamer  Ora organizzazione, ideologia, coscienza

Ora organizzazione, ideologia, coscienza

Giorgia Meloni e il "weekend lungo" di Paolo Desogus Giorgia Meloni e il "weekend lungo"

Giorgia Meloni e il "weekend lungo"

La rivoluzione bolivariana e la Freedom Flottiglia di Geraldina Colotti La rivoluzione bolivariana e la Freedom Flottiglia

La rivoluzione bolivariana e la Freedom Flottiglia

Situazione grave (ma non seria) a quota 8000 di Alessandro Mariani Situazione grave (ma non seria) a quota 8000

Situazione grave (ma non seria) a quota 8000

La scuola sulla pelle dei precari di Marco Bonsanto La scuola sulla pelle dei precari

La scuola sulla pelle dei precari

Il complotto della democrazia di Giuseppe Giannini Il complotto della democrazia

Il complotto della democrazia

Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente di Gilberto Trombetta Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente

Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente

L’ignoranza ci rende più poveri. di Michele Blanco L’ignoranza ci rende più poveri.

L’ignoranza ci rende più poveri.

Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino di Paolo Pioppi Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino

Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti