Shäuble commenta la vittoria di Macron: ora si può creare un ministro delle Finanze unico aggirando i Trattati europei

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Piccole Note

Wolfgang Shäuble, potente ministro delle Finanze tedesco, ha commentato sulla Repubblica del 12 maggio, intervistato da Tonia Mastrobuoni, la vittoria di Emmanuel Macron. Nell’intervista, interpellato sulla sua vecchia idea circa la necessità che l’Europa si doti di un ministro delle Finanze comune, ha confermato, spiegando che «il presidente Macron e io la pensiamo esattamente allo stesso modo […] Però bisognerebbe cambiare i Trattati europei».
 
Da questa considerazione discende quanto spiega di seguito: «Il trasferimento di pezzi di sovranità nazionali all’Europa non è mai fallito per colpa della Germania o dell’Italia, ma piuttosto della Francia».
 
«Macron e io siamo totalmente d’accordo su questo: ci sono due modi di rafforzare l’eurozona: cambiare i Trattati oppure farlo con pragmatismo attraverso il metodo intergovernativo. Modifiche dei Trattati richiedono l’unanimità e la ratifica nei Parlamenti nazionali o in alcuni Paesi addirittura il referendum. Siccome al momento non è realistico, dobbiamo provare ad andare avanti con gli strumenti esistenti, dunque attraverso lo sviluppo del trattato che regola il fondo salva-Stati Esm».
 
In sostanza Shäuble, e l’élite cultural-finanziaria che rappresenta, grazie alla vittoria di Macron sperano, con certa ragione, di portare a compimento la trasformazione dell’Unione europea da tempo agognata.
 
Si tratta di una Unione nei quali gli organi di rappresentanza dei singoli Stati, ovvero i Parlamenti, hanno margini di manovra più che limitati, stante che devono cedere all’Unione parte delle loro attuali prerogative.
 
Insomma, i governi dei Paesi membri dell’Unione saranno governi «senza portafoglio», per usare una terminologia nota alla politica italiana. A gestire il portafoglio sarà un ministro delle Finanze unico, non eletto da nessuno, ma cooptato dalla Casta che governa l’Europa secondo meccanismi iniziatici.
 
Shäuble e suoi propongono di portare a compimento tale progetto eludendo i Trattati, attraverso quel che lui definisce un meccanismo pragmatico e realista, e che altri, invece, potrebbero a ben ragione definire eversivo.
 
Peraltro, quel che si propone non è la cessione virtuosa di parte della sovranità dagli Stati membri all’Europa, ma di una sottrazione della stessa da parte degli organismi europei e della Casta cultural-finanziaria di cui sono espressione.
 
Nelle elezioni francesi Marine Le Pen è stata inseguita dall’accusa di voler distruggere l’Europa. Si veda come tale conseguenza sia resa più probabile dalla vittoria del suo avversario.
 
L’Unione europea, infatti, sembra destinata a trasformarsi in un luogo politico-geografico nel quale gli organi di rappresentanza, dei singoli membri e comunitari, sono svuotati di ogni potere, simulacri di una sovranità ormai sottratta alla comunità formata dai cittadini del Vecchio continente per essere consegnata a una casta cultural-finanziaria che non ha alcuna legittimità democratica.

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