Solo marketing dietro l'ultima fake news sulla figura di Greta?

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Solo marketing dietro l'ultima fake news sulla figura di Greta?

 

Che parlino pure male di noi, l’importante è che parlino di noi” affermava Lenin, genio della Politica e della Comunicazione. Lezione, purtroppo, inutile per i tanti creduloni che, soprattutto su Internet, finiscono per fare il gioco del “nemico”. Basti vedere, ad esempio, le circa 8.000 condivisioni e 12.000 commenti sotto il post Facebook di Potere al Popolo che condanna senza pietà la X-Site Energy Services; una multinazionale petrolifera canadese che avrebbe distribuito, per i caschetti dei propri dipendenti, un pornografico adesivo raffigurante, di spalle, una adolescente nuda, con il nome “Greta” tatuato sulla schiena e con le trecce afferrate da qualcuno dietro di lei.


Uno “scandalo” divulgato, ambiguamente, per prima da un articolo del Huffpost-Canada che, già dal titolo avrebbe dovuto consigliare cautela, ma che, invece, dopo un tweet di Greta Tumberg ha scatenato una isterica e oceanica risposta dei suoi seguaci on line.


Si, ma perché mai una multinazionale petrolifera, avrebbe dovuto distribuire ai propri dipendenti adesivi pornografici raffiguranti Greta Tumberg? In realtà, a leggere con attenzione l’articolo dell’Huffpost-Canada si capisce che l’azienda non ha distribuito assolutamente nulla. E che il famoso, ed unico, adesivo di cui si ha notizia è pervenuto da una anonima persona, a tale Michelle Narang. Questa, “una ambientalista che lavora nel campo delle estrazioni di petrolio”, lo ha subito pubblicato su Facebook prima di chiamare il direttore generale di X-Site Energy Services, Doug Sparrow, per chiedergli se sapeva dell'adesivo che sembrava rappresentare lo stupro di un minore. Sentendosi rispondere, a detta della Narang, "Non è una bambina, ha 17 anni".


Da questo “scandalo” una mobilitazione planetaria. Condita da incomprensibili insulti alla polizia canadese, (che non ha ravveduto reati di pornografia infantile), e rafforzata dalla repentina cancellazione, non solo dei profili Facebook e Twitter ma, addirittura, del sito web della X-Site Energy Services (che, comunque, si direbbe non aggiornato dal 30 agosto 2019). Decisione che ha lasciato intendere che si volessero seppellire chissà quali tenebrose prove; un sospetto rinforzato da uno sfacciatamente ambiguo comunicato stampa della X-Site Energy Services.


Una scaltra campagna di pubbliche relazioni dietro questa fake dell’adesivo di Greta? Si direbbe di sì, considerando che, in questi giorni, sono schizzati alle stelle le azioni delle consociate della X-Site Energy Services, azienda fino a ieri sconosciuta ai più. Certo, questa azienda (al pari di attorucoli e attricette che fanno pubblicare le loro malefatte sui rotocalchi) ora è conosciuta per questo scandalo dell’adesivo di Greta, ma è CONOSCIUTA da milioni di persone. E state pur certi che questa (per ora sinistra) fama se seguita da un adeguato maquillage mediatico garantirà all’azienda una immagine mondiale di primordine (che, con altri sistemi, sarebbe costata una barca di soldi).


Ancora una volta, ha ragione Lenin. Peccato che delle sue lezioni se ne servano oggi solo le multinazionali.

 

Francesco Santoianni

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