Stefania Maurizi - L'Italia parteciperà alla guerra dei droni. Superata la posizione inizialmente contraria del Movimento 5 Stelle
L’Italia alla guerra dei droni. Dalla pubblicazione inglese Defense News, come riferisce la giornalista investigativa Stefania Maurizi, emerge che anche Roma ha deciso di armare i droni statunitensi Reaper che possiede. Una decisione che arriva dopo che il Movimento 5 Stelle ha ritardato la partecipazione alla guerra dei droni da parte dell’Italia, secondo quanto evidenzia la giornalista su Twitter.
2. l'articolo di #DefenseNews sottolinea che l'Italia ha ritardato la sua partecipazione alla guerra dei #droni per via dei #5Stelle, inizialmente contrari
— Stefania Maurizi (@SMaurizi) October 6, 2021
4. il telefono della persona da uccidere viene individuato dai suoi metadati telefonici e internet attraverso una serie di fattori, tra cui algoritmi che ricostruiscono la rete dei suoi contatti sociali. A questo servono i metadati
— Stefania Maurizi (@SMaurizi) October 6, 2021
6. il messaggio viene direttamente da quello che io ho chiamato il Potere Segreto e su cui ho scritto un intero libro pic.twitter.com/J3Atkd2g4O
— Stefania Maurizi (@SMaurizi) October 6, 2021
8. NON troverete un grande dibattito di questo tema, proprio perché la nostra politica viene essenzialmente decisa da questo
— Stefania Maurizi (@SMaurizi) October 6, 2021
da Defense News
L'Italia ha annunciato l'intenzione di armare i suoi droni Reaper, sei anni dopo aver ricevuto per la prima volta il permesso dagli Stati Uniti per farlo.
Roma ha dettagliato la spesa prevista di 59 milioni di euro (69 milioni di dollari USA) per il progetto nei prossimi sette anni nel suo budget 2021, aggiungendo che l'esborso totale salirebbe fino a 168 milioni di euro.
I finanziamenti partiranno lentamente con 2 milioni di euro liberati nel 2021 e nel 2022 ciascuno, seguiti da 5 milioni di euro nel 2023, 45 milioni di euro all'anno dal 2024 al 2026 e 5 milioni di euro nel 2027.
“La nostra visione è dotare gli MQ-9 di un carico utile. Sarebbe un'evoluzione normale considerando le minacce attuali", ha detto a Defense News una fonte dell’aviazione militare, che ha parlato in condizione di anonimato delle deliberazioni interne.
L'Italia gestisce sia droni Predator A disarmati e potenziati che Reaper, e li ha schierati in Iraq, Afghanistan, nei Balcani e in Africa, in particolare in Libia durante le operazioni aeree della NATO del 2011 nel paese nordafricano.
Dopo aver fatto pressioni sugli Stati Uniti per ottenere il permesso di armarli nel 2011, l'Italia ha finalmente ottenuto il via libera nel 2015 dal Dipartimento di Stato, diventando così il secondo paese dopo il Regno Unito ad ottenere l'approvazione.
All'epoca era stato offerto all'Italia un accordo da 129,6 milioni di dollari, con General Atomics in qualità di primo contraente, per 156 missili AGM-114-R2 Hellfire II, 20 bombe a guida laser GBU-12, 30 munizioni per attacco diretto congiunto GBU-38 e altri armamenti.
Alla domanda su quali munizioni starebbe cercando l'Italia, la fonte dell'Aeronautica militare ha detto: "Probabilmente le munizioni standard".
La decisione di non accettare l'offerta degli Stati Uniti nel 2015 è probabilmente legata alla sensibilità politica in Italia riguardo alle missioni armate di droni, in particolare a seguito dell'ingresso al governo nel 2018 del Movimento 5 Stelle, che si oppone a determinati acquisti di armi.
Da allora il partito ha modificato la sua posizione mentre la spesa per la difesa italiana è aumentata e poiché i recenti conflitti in Libia e Nagorno-Karabakh hanno visto l'uso diffuso di droni armati da parte di attori regionali come la Turchia e gli Emirati Arabi Uniti.
Sebbene i piani di finanziamento siano comparsi nel bilancio del ministero della Difesa, il progetto deve ora ottenere l'approvazione del parlamento italiano. La fonte ha affermato di non essere a conoscenza di quando i legislatori voteranno sulla proposta, affermando: "Non possiamo prevederlo, ma speriamo presto".