Torna il terrorismo in India

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Dopo le esplosioni di Hyderabad, il governo di Nuova Delhi dirama uno stato di massima allerta per tutte le principali città

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Per la prima volta dal 2001, l'India giovedì è tornata teatro di attacchi terroristi. 15 persone sono state uccise e oltre 100 ferite nelle due esplosioni di giovedì nel quartiere indù della città a maggioranza musulmana di Hyderabad. Mentre visitava il luogo delle esplosioni, il ministro degli interni indiano, Sushil Kumar Shinde, ha dichiarato come le agenzie di intelligence avessero raccolto informazioni di possibili, ma non specificati, attacchi terroristi. Il primo ministro Manmohan Singh, che si è impegnato a garantire la punizione di coloro che saranno giudicati responsabili per "l'ignobile atto", ha diramato uno stato di massima allerta per tutte le principali città del paese.
La polizia locale, coadiuvata da ufficiali dell'Agenzia di Investigazione Nazionale nelle investigazioni, ha dichiarato di non aver ancora determinato le cause delle esplosioni, anche se suoi ufficiali confermano la pista della "rete terrorista" delineata dal governo. Molti analisti hanno indicato come la causa dell'attacco debba essere ricondotta alla recente esecuzione del leader separatista del Kashmir, Mohammed Afzal Guru, avvenuta in segreto la scorsa settimana per il suo coinvolgimento all'attacco al Parlamento indiano nel 2001, costato la vita a nove agenti di polizia. Molti abitanti nella zona del Kashmir indiano - dove sono in costante crescita anche le tensioni con il Pakistan - ritengono che Guru non abbia ricevuto un processo equo, alimentando così un sentimento ant-indù già molto presente nella regione a maggioranza musulmana. 
Il governo di Nuova Delhi è molto criticato per non esser riuscito a prevenire l'attacco e non aver ancora individuato i colpevoli. Il presidente del principale partito d'opposizione Bharatiya Janata, Rajnath Singh, ha chiesto l'apertura di una commissione d'inchiesta e ha invocato uno sciopero generale nello stato per venerdì.

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