Trionfo del peronismo a Buenos Aires. Milei annientato

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Trionfo del peronismo a Buenos Aires. Milei annientato

 

Buenos Aires, 8 Settembre – Un verdetto chiaro, netto e senza appello. La provincia di Buenos Aires, il distretto più importante dell’Argentina, ha parlato e ha inflitto un colpo durissimo al progetto ultraliberista e ferocemente antipopolare del presidente Javier Milei. I risultati preliminari delle legislative di domenica 7 settembre segnano non una semplice sconfitta, ma una schiacciante batosta per La Libertad Avanza (LLA) e un trionfo per il peronismo riunito nella coalizione Fuerza Patria, guidata dal governatore Axel Kicillof.

I numeri dello spoglio provvisorio della Commissione elettorale sono impietosi per la Casa Rosada: Fuerza Patria stravince con il 46,97% dei voti. L'alleanza di destra tra LLA e il PRO, nonostante l'enorme esposizione mediatica del governo, si ferma al 33,85%, un distacco abissale di oltre 13 punti. Un terremoto politico che confina ai margini le altre forze e che il ministro bonaerense Carlos “Carli” Bianco ha sintetizzato: «Stiamo vincendo in 99 dei 135 comuni. I risultati sono stati davvero schiaccianti».


 

Il termometro nazionale: un voto contro l’austerity

Con i suoi 14,3 milioni di elettori (oltre il 37% dell'elettorato nazionale), Buenos Aires è il termometro cruciale della politica argentina. Il responso delle urne è inequivocabile: un netto rifiuto delle politiche di smantellamento dello Stato, di austerity brutale e di taglio selvaggio alle prestazioni sociali portate avanti dall’esecutivo Milei dal dicembre 2023.

Come sottolineato dall'analista internazionale Javier Romero, Milei «non ha migliorato la vita degli argentini. Il governo ha operato un taglio brutale a tutte le prestazioni sociali, ha triplicato i prezzi dei servizi pubblici e il reddito medio è diminuito di un terzo». Questo voto è la risposta popolare a una crisi economica scaricata sui settori più vulnerabili.

Oltre a rappresentare un plebiscito contro il governo nazionale, il risultato consolida enormemente la figura del governatore Axel Kicillof, proiettandolo da ora come un protagonista assoluto in vista delle presidenziali del 2027. La vittoria arriva in un clima già surriscaldato dallo scandalo di corruzione che sta travolgendo la segretaria generale della presidenza (e sorella del presidente) Karina Milei, accusata di tangenti nell'Agenzia Nazionale per la Disabilità.

Dalla residenza dove sconta una pena di sei anni di arresti domiciliari, frutto di una persecuzione giudiziaria dell'estrema destra per evitare una sua nuova candidatura, l'ex presidente Cristina Fernández de Kirchner ha celebrato la vittoria. In un audio trasmesso dalla sede di Fuerza Patria, ha dichiarato: «Con grande responsabilità democratica, hanno deciso di porre un limite a un presidente che non sembra capire che deve governare per tutti». E sul suo profilo X ha lanciato un duro j’accuse a Milei per la sua comunicazione violenta e sovversiva: «Banalizzare e vandalizzare il ‘Mai più’... non è privo di conseguenze. Ridere della morte e del dolore dei propri avversari non lo è».

I mercati in allerta: scenari di tempesta finanziaria

La sconfitta di Milei non è passata inosservata nei palazzi finanziari. Il Rischio Paese, l'indicatore di JP Morgan che misura la fiducia dei “mercati”, aveva già chiuso sopra i 900 punti base prima del voto, il livello più alto in cinque mesi. La stessa banca d'affari USA aveva definito "cruciale" l'esito, ipotizzando due scenari.

Proprio lo scenario più temuto, quello che si attiva in caso di una vittoria peronista superiore ai 5 punti, si è ora materializzato. Ciò potrebbe innescare una fuga verso il dollaro, spingendolo fino al tetto massimo della banda di cambio con il FMI (1.460 pesos), e provocare profonde convulsioni economiche che potrebbero costringere Milei a un rimpasto di governo.

La provincia di Buenos Aires ha tracciato una linea rossa. Il progetto egemonico di Milei è in frantumi e la resistenza popolare, da oggi, ha un numero e un nome: 46,97%.

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