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"Un fatto della vita": Così il Pentagono giustifica l'uccisione di civili in Siria e Iraq
Il Dipartimento della Difesa statunitense, il Pentagono, ha giustificato che le vittime civili nei suoi attacchi in Siria e in Iraq, sono "un fatto della vita."
"Abbiamo già superato la tattica per spingerli (i terroristi) da una posizione all'altra in Siria e Iraq per la tattica di annichilimento, in base alla quale noi li circondiamo," ha dichiarato il capo del Pentagono, James Mattis, in un'intervista rilasciata ieri ad una trasmissione televisiva sulla rete statunitense 'CBS'.
Alla domanda sulle vittime civili, Mattis, soprannominato "Cane pazzo", ha risposto che non sono altro "un fatto della vita in questo tipo di situazione".
Mattis ha affermato che per l'esercito degli Stati Uniti ha la priorità di uccidere gli estremisti stranieri, affinché non possano tornare nei loro paesi di origine.
Le "giustificazioni" di Mattis giungono in una situazione orribile, dal momento che sono aumentate significativamente le morti di civili, tra cui donne e bambini, negli attacchi aerei degli Stati Uniti in Siria e Iraq.
Gli Stati Uniti, a capo della cosiddetta coalizione anti-ISIS (Daesh, in arabo), hanno iniziato una campagna di attacchi aerei in Iraq ad agosto 2014, e un mese dopo li hanno estesi alla Siria, senza il consenso delle autorità di questo paese.
Il governo di Damasco ha condannato gli attacchi, mettendo in discussione più volte la loro efficacia, criticando, inoltre, i danni collaterali che provocano, sia per il numero di vittime civili che i danni alle infrastrutture nazionali.
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