Una rivoluzione arancione negli Stati Uniti?

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Una rivoluzione arancione negli Stati Uniti?

 

Stanno preparando una rivoluzione arancione anche negli USA?

A prima vista, parrebbe di sì, considerando che è già cominciato il gioco di specchi da parte dei media che (anche per lo scrollarsi di dosso l’accusa di essere servi di Killary Clinton) amplificando a dismisura la portata delle, finora sparute, manifestazioni contro Trump, le stanno facendo crescere; e già si paventa una oceanica manifestazione a Washington.

Per chiedere cosa, ancora non è chiaro, considerando che il cambio di casacca dei Grandi Elettori che dovrebbero incoronare Presidente Donald Trump scatenerebbe, a breve, la secessione di stati come il Texas o l’Arizona.

La fine dell’Impero americano? Una prospettiva troppo bella per essere vera; anche perché, al momento, non c’è nessuno “stato canaglia” da abbattere.

Questo non esclude, comunque che la situazione - senza aver bisogno di nessuna “regia occulta” da parte dell’immancabile Soros – possa evolversi, autonomamente, verso il cupio dissolvi.

Ci sarebbe, quindi, l’urgenza – negli USA come nel resto del mondo - di definire un programma politico per potere incidere in questa assolutamente inedita situazione. Ma chi dovrebbe farlo? I neo girotondini che, negli USA come in Italia, si stanno trastullando con le litanie su Trump “maschilista” e “razzista”?
 

Francesco Santoianni

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