Venezuela, un grande Forum per il Diritto all'Abitare

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di Geraldina Colotti
 

Per il suo ottavo anniversario, la Gran Misión Vivienda Venezuela (GMVV ), diretta dal Ministro Ildemaro Villarroe, ha organizzato – dal 29 al 2 di maggio, all'Hotel Alba Caracas – il II Foro Internazionale dal titolo “Venezuela leader mondiale nel diritto alla casa”. Un titolo quanto mai appropriato data l'estensione e la filosofia della GMVV, un gigantesco piano di costruzioni di case popolari, ideato da Chávez tra il 2010 e il 2011, con l'obiettivo di “garantire la formazione di una unità ecosocialista e inclusiva”.


Da allora, il governo bolivariano ha costruito e consegnato 2.599.678 alloggi ammobiliati e recuperato 1.144.090 case attraverso un altro progetto sociale, la gran Misión Barrio Nuevo  Barrio Tricolor. Costruire case popolari, in Venezuela, non è però soltanto edificare mura e assumere un diritto basilare, ma costruire posti di lavoro e progettare nuova socialità. “Una casa – ha detto il ministro Villaroe – genera da 15 a 21 posti di lavoro, al secondo posto dopo il settore turistico”.


Quando – come ci ha raccontato il costituente Ricardo Molina - Chávez riunì i suoi esperti per metter mano all'emergenza abitativa, principalmente dovuta alle conseguenze dell'alluvione di Vargas, convocò le solite imprese costruttrici. Si rese, però, subito conto che non avevano alcuna intenzione di adeguarsi alla nuova visione del proceso bolivariano: giacché “costruivano per chi aveva denaro e non per chi aveva bisogno”.


Decise perciò di coinvolgere il popolo organizzato e di convocare imprese nazionali e internazionali sulla base di “un concetto ampio di partecipazione”. Questo – ci ha spiegato ancora Molina nel libro Después de Chávez. Cómo nacen las banderas - “ha prodotto un cambiamento di prospettiva. Si è dovuto procedere a un riordinamento del sistema industriale, controllare la produzione e distribuzione del cemento e quella dell'acciaio affinché giungessero alla loro vera destinazione. E il risultato è evidente: il popolo venezuelano vive oggi molto meglio che nella IV Repubblica, perché partecipa sia alla pianificazione che alla costruzione del posto in cui vive. Questo consente di acquisire una qualità e una visione straordinaria”.


Mai nella storia del Venezuela si sono destinate tante risorse per costruire alloggi popolari. Risorse del popolo di cui la borghesia non ha potuto impadronirsi, e per questo sta facendo fuoco e fiamme. Non per niente, una delle prime leggi che ha votato il Parlamento a maggioranza di opposizione, nel 2015, prevedeva di riconsegnare le case popolari nelle mani delle grandi società immobiliari: come avviene nei paesi capitalisti, dove l'intreccio tra potere politico, banche e speculazione edilizia è molto evidente.


Quella legge è stata bocciata in quanto anticostituzionale dal Tribunal Supremo de Justicia. L'articolo 82 della Carta Magna bolivariana recita infatti: “Ogni persona ha diritto a una casa adeguata, sicura, comoda, igienica, con servizi basici essenziali che includano un habitat que umanizzi le relazioni famigliari, del vicinato e comunitarie. La soddisfazione progressiva di questo diritto è un obbligo condiviso tra i cittadini e lo Stato in tutti i suoi ambiti”.


Un articolo richiamato con ragione nel documento introduttivo del II Forum, che si propone di far conoscere le conquiste e le sfide della GMVV, particolarmente ardue in questo momento di attacco internazionale alla sovranità del paese. Un attacco di portata globale a un modello di società partecipato e inclusivo, indubbiamente superiore e più efficace di quello capitalista, che per risolvere la sua crisi sistemica deve distruggere e devastare con le guerre di aggressione, per poi ricostruire: sempre a vantaggio di quelle 60 famiglie che possiedono la ricchezza di tutto il pianeta.


Le politiche di austerity imposte dall'Unione Europea tagliano i diritti ma proteggono le banche, le grandi imprese per la sicurezza e quelle belliche. Il socialismo bolivariano, al contrario, ha messo in atto un cambio di paradigma, illustrato nei giorni del Foro da ministri e ministre dei settori interessati dalla GMVV, in quanto progetto integrale che attraversa economia, politica, educazione e costruzione del nuovo stato comunale. Un progetto al servizio della pace con giustizia sociale, fortemente difesa dal socialismo bolivariano in tutti gli organismi internazionali dov'è forte l'offensiva imperialista per cancellare la nuova integrazione sud-sud.


L'imperialismo attacca con sanzioni e menzogne, il socialismo bolivariano reagisce con l'inclusione. In questo quadro, il governo di Nicolas Maduro progetta di estendere la GMVV anche al ponte La Tiendita, alla frontiera con la Colombia, nello stato del Tachira. La zona in cui, il 23 febbraio, l'imperialismo USA e i suoi vassalli, hanno cercato di invadere il Venezuela con l'invio di presunti “aiuti umanitari”, che il popolo organizzato nell'unione civico-militare ha respinto con maturità e decisione.


Per questa ragione, uno degli obiettivi del II Foro è quello di “ottenere il riconoscimento dei piani, programmi e progetti politici del governo bolivariano in materia di Habitat e Case popolari da parte del Programma delle Nazioni Unite ONU-Habitat, mostrando i progressi compiuti nel raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (ODS)”.


Una delle principali finalità dell'incontro è quella di far conoscere la GMVV anche nel mondo capitalista, dove i diritti basici vengono subordinati al profitto. Per questo sono stati invitati molti relatori internazionali, dall'America Latina e dai Caraibi, ma anche dall'Europa. L'obiettivo è quello di “consolidare la costituzione di una Rete delle Reti di Cooperazione e Integrazione solidale in materia di Abitare e di Sviluppo Sostenibile”.


Un obiettivo prospettico e una trincea di resistenza comune per i settori popolari di quei paesi dove se non puoi pagare l'affitto o il mutuo finisci per strada, e se cerchi di occupare una delle tante case vuote che servono alla speculazione immobiliare, ti mettono in galera: dove vige quella “democrazia” dei poteri forti, che si vorrebbe imporre al Venezuela.

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