Zelensky e "il drone russo": una risposta ad Open

Zelensky e "il drone russo": una risposta ad Open

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Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato un articolo di Enrico Tomaselli, Art Direcrtor del festival cinematografico Magmart e consulente al Tribunale di Napoli per procedimenti inerenti falsi video e foto. Il pezzo di Tomaselli riguardava un'immagine che ritraeva il presidente ucraino Zelensky e quello che doveva passare come un drone russo abbattuto nella propaganda filo Kiev e filo Nato.

L'articolo è stato oggetto di attacco da parte di Open, autoproclamato gestore del vero e censore assoluto dei social made in Usa.


Riceviamo la risposta di Tomaselli al Guaidò del web e, vista anche la conoscenza e la preparazione in materia, ve la proponiamo.


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di Enrico Tomaselli

Qualche giorno fa, su l’AntiDiplomatico, ho pubblicato un articolo sulle possibilità di disinformazione date dalle nuove tecnologie digitali, con particolare riferimento al conflitto in Ucraina. In quest'articolo, tra le altre cose, si presentava una foto notturna di Zelensky vicino ad un drone russo abbattuto (o più probabilmente caduto, visto che non sembra riportare segni di esplosione), foto diffusa dallo stesso governo ucraino. Insieme a questa, veniva presentata la medesima foto con i commenti grafici di parte russa, secondo i quali si trattava di un fake, in quanto le asserite dimensioni del drone, rapportate a quelle di Zelensky, dimostravano trattarsi di un fotomontaggio. Nell’articolo, aggiungevo che a mio avviso ciò era riscontrabile anche da incongruenza nelle luci ed ombre.

I solerti fact-checker di Open, che svolgono tale funzione anche per conto di Facebook, hanno però a loro volta pubblicato un articolo che, a loro dire, dovrebbe dimostrare che la foto è invece autentica. Nell’articolo di Open, tra l’altro, si cita esplicitamente l’articolo de l’AntiDiplomatico, definita la “testata filorussa L’Antidiplomatico (già noto a Open Fact-checking)”, citandone anche un passaggio. Nella sua disamina del presunto fake, Open tralascia completamente le osservazioni sulle luci ed ombre, e si concentra sulla questione delle proporzioni tra la figura di Zelensky ed il drone. La tesi di Open è che non si tratta di uno Shahed-136, come sostenuto dai russi, che effettivamente misura 3.5 metri di lunghezza, ma di uno Shahed-131, che ne misura 2.6.

Per dimostrare questa tesi, però, Open produce molto fumo e pochissimo arrosto. L’unico argomento che prova ad essere oggettivo, infatti, è relativo al motore del drone, di cui nella foto incriminata si vede soltanto la parte che fuoriesce posteriormente dalla fusoliera. La testata online quindi produce due foto dei motori delle due versioni di Shahed, uno dei quali (quello presuntamente dello Shahed-136) chiaramente danneggiato, e completamente al di fuori del corpo del drone, ed un altro (quello del 131) ancora alloggiato nello scafo. Quest’ultimo appare effettivamente uguale a quello visibile nella foto presuntamente fake, resta però il fatto che il primo motore - per come si vede nella foto - è privo della parte che le altre due hanno in comune, e quindi - di fatto - non costituisce prova definitiva. Per il resto, il ragionamento fatto dai fact-checker è un po’ come il rovesciamento dell’onere della prova: infatti - dando per acclarato che la foto sia vera - e stante che l’altezza di Zelensky è certamente di 1.70, e quindi il drone lì accanto non può avere una lunghezza di 3.50, ne consegue che deve trattarsi dello Shahed-131, più corto di 90cm. Per quanto mi riguarda, a parte quella che a mio avviso è una contestazione affetta da una certa fragilità, non mi sento in grado di affermare che si tratti dell’uno o dell’altro modello di drone. Cosa che, peraltro, mi sembra poco rilevante. Sollecitato infatti dall’articolo di Open, ho effettuato uno studio più approfondito sulle immagini. Tra l’altro, avendo appreso dall’articolo citato che c’era anche un video ufficiale, sono andato a recuperarlo, riscontrandovi altre stranezze ed inconguenze. Fondamentalmente, le cose che risultano strane sono di tre ordini diversi, ed afferiscono a: luci ed ombre, postura e posizione. Per quanto riguarda la prima delle questioni, facciamo innanzi tutto riferimento all’immagine seguente.




Nella foto, sono indicate e numerate le ombre proiettate sia da Zelensky che dal drone, evidenziandone anche la relativa direzione della sorgente di luce che le ha prodotte. Riassumendo, abbiamo - oltre una qualche luce ambientale diffusa:  una sorgente luminosa posta in alto a destra del drone (1) due riflessi sulla fusoliera e sull’ala, che indicano una sorgente luminosa in alto a sinistra (2 e 3) una sovrapposizione di ombre sotto il drone, prodotte dall’incrocio delle sorgenti luminose predette (4) luci ed ombre sul viso (e sul corpo) che indicano una sorgente luminosa da sinistra (5) l’ombra delle gambe, che si incrociano alle spalle di Zelensky, e che indicano la presenza di due sorgenti luminose, una orientata verso destra ed una orientata verso sinistra, entrambe frontali rispetto alla figura (7) un ombra proiettata frontalmente dalla figura, e perpendicolare a questa, che indica una sorgente luminosa posta alle spalle (8) la totale assenza di un’ombra, proiettata dall’ala del drone, coerente con quest’ultima sorgente di luce.

Per rendere più evidente questa incoerenza, è stata creata la grafica seguente:




La vista dall’alto rende più chiara la questione: mentre la figura di Zelensky risulta illuminata da almeno tre diverse direzioni, il drone presenta ombre compatibili solo con altre due, diverse, fonti di luce. Più in generale, già solo quanto visto sinora ci dice che siamo di fronte ad un set costruito, non ad una ripresa dal vivo. Il drone, recuperato da qualche altro luogo, è deposto dinanzi al palazzo presidenziale, suggerendo sia l’idea che fosse quello l’obiettivo, sia che Zelensky sia appena uscito da lì per registrare il suo messaggio. L’ampio e complesso parco luci utilizzato, inoltre, anche al di là delle incongruenze rilevate, conferma l’accurata preparazione.

Per quanto riguarda la postura di Zelensky, colpisce la sua pressoché totale immobilità; osservando il video, infatti, si nota che né la testa, né le braccia, né le mani, né qualsiasi altra parte del corpo fanno movimenti significativi. La figura resta in una posizione frontale statica, abbastanza innaturale ma tipica delle riprese col bluescreen, che richiedono appunto la massima immobilità della figura. Basta fare una piccola ricerca su YouTube per vedere che, diversamente, il presidente ucraino è solito muovere visibilmente il capo, le braccia e le mani quando parla - cosa del resto abbastanza naturale per tutti. Anche se ovviamente ciò non costituisce una prova, è certamente un indizio significativo del fatto che Zelensky è stato ripreso in studio su bluescreen, e quindi montato in post-produzione sul video girato dinanzi al palazzo presidenziale. Cosa che, tra l’altro, spiegherebbe anche le incongruenze di luci ed ombre.

Infine, c’è un ulteriore inconguenza nella posizione di Zelensky sulla scena, come si evince dalle immagini seguenti, e che - ancora una volta - trovano spiegazione possibile proprio nel fatto che si tratti di un montaggio video. Nella prima immagine, vediamo il presidente ucraino vicino al drone; sullo sfondo, si distingue una scritta tridimensionale su cui riflettono alcune luci.




Nell’immagine seguente, è stata grossolanamente tracciata la sagome del drone, e tirata una linea che collega due punti: l’angolo destro della scritta ed il punto in cui l’ala sinistra del drone si congiunge alla fusoliera.

Nella terza immagine, abbiamo un altro frame del video (come si evince dalla scritta in sovrimpressione); l’immagine è stata ridimensionata affinché la figura di Zelensky fosse delle identiche dimensioni di quella delle due immagini precedenti. Osservando attentamente, si potrà notare che la figura è leggermente ruotata verso la sua sinistra rispetto alle precedenti, segno che o si è lievemente spostato lui (ma nel video non c’è traccia di questo spostamento), oppure la camera si è leggermente spostata verso la sua destra.




La quarta immagine, come già fatto con la seconda, mostra la precedente con la sagoma del drone e la linea che collega i medesimi punti.




La quinta della serie, infine, mostra entrambe le sagome e le linee, sovrapposte alla prima immagine.




Ciò che ne risulta, con assoluta evidenza, è che -ferma restando la dimensione della figura umana, appena leggermente ruotata, la dimensione del drone è macroscopicamente diversa, ed ancor più chiaramente che la posizione della camera è mutata non di poco. Se, quindi, ci limitiamo a considerare soltanto il drone e lo spazio circostante, ne possiamo dedurre che ciò che è avvenuto tra questi due momenti è stato un movimento di camera verso la destra dell’operatore, accompagnato da un po’ di zoom out, tale da cambiare considerevolmente la posizione della scitta tridemensionale rispetto all’inquadratura. In tutto ciò, però, la figura di Zelensky ruota appena percettibilmente, e soprattutto non mostra l’effetto della zoommata.

In conclusione, si può affermare con un buon margine di certezza che l’ipotesi più probabile è la seguente: è stato realizzato un set d’ambientazione, all’esterno del palazzo presidenziale, mentre il discorso di Zelensky è stato registrato in studio con la tecnica del bluescreen (detta anche chroma key, è una tecnica che viene utilizzata per sostituire lo sfondo di un video), e poi successivamente montato in sovrapposizione a quello del drone. Ovviamente, era pressoché impossibile eseguire i medesimi movimenti di camera e di zoom, con i medesimi tempi, tra le riprese in studio e quelle in esterno, per cui - oltre a quelle dovute alle luci - ci sono delle piccole discrasie tra le due. Lo zoom che si osserva all’inizio del video, che dal primo piano di Zelensky si allarga via via all’intera scena è stato naturalmente effettuato in post-produzione, così come il montaggio dei due video. Esattamente la tecnica che, nell’articolo originario, si ipotizzava potesse essere utilizzata per operazioni di propaganda e psy-ops.

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