«Zelensky parla di Crimea per mascherare la distruzione in corso in Ucraina»
Il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky è tornato ad alzare la voce sulla Crimea. L’occasione si è data in un incontro in Polonia dove il presidente ucraino ha incontrato i leader di Varsavia e degli Stati baltici. L’ex attore comico che attualmente siede a Palazzo Mariinskij a Kiev ha ringraziato i colleghi polacchi e baltici per rifiutare di riconoscere la Crimea come russa. Zelensky ha inoltre definito il ritorno della Crimea alla Russia, tramite un referendum nel 2014, come un atto di “guerra in Europa”.
Come mai il presidente ucraino oltre al Donbass spinge molto anche su quest’altro fronte aperto con la Russia? Secondo il senatore della Crimea Sergey Tsekov - intervistato dal quotidiano Komsomolskaya Pravda - così facendo Zelensky cerca di nascondere lo sfascio totale in cui versa l’Ucraina.
A 30 anni dall’indipendenza dall’Unione Sovietica «la repubblica di maggior successo dell'URSS all'inizio degli anni '90 oggi è quasi la più arretrata sotto molti aspetti», evidenzia il senatore.
Quindi Zelensky ha bisogno di «spostare l’attenzione, ad esempio sulla Crimea o sul Donbass. Zelenskyj, d'altra parte, non può dire che l'industria ucraina sia stata distrutta in 30 anni. Ha perso oltre 10 milioni di lavoratori. Ha perso le terre che l'Unione Sovietica aveva assegnato loro. Hanno portato la repubblica a un conflitto tra l'Ucraina di lingua russa e altre parti della repubblica. Il Paese, infatti, versa in uno stato di completo declino».
E intanto l’occidente cosa dice? «Possono parlare di libertà di parola, di democrazia, di adesione ai valori europei. Ma l'attenzione principale a Kiev continuerà a essere rivolta al fatto che l'Ucraina è un paese belligerante, che sta cercando di restituire i "territori sottratti”. E sfrutteranno costantemente questo argomento. Non è conveniente per loro rispondere a spiacevoli domande sulla condizione in cui è stata portata l'Ucraina».
Infine, sulla Crimea, il senatore Tsekov afferma: « La penisola è la terra di chi ci vive e lavora. Determiniamo il nostro destino. Abbiamo lasciato l'Ucraina, che poteva solo distruggere ciò che era rimasto dopo l'Unione Sovietica. Vogliono deridere la lingua russa, la cultura russa, deridere il nostro patrimonio storico. Abbiamo lasciato questo tipo di Ucraina. E siamo tornati in patria».